Casa de Lava

Creato il 16 marzo 2012 da Eraserhead
Ho avuto questa idea - che è stata un’idea stupida – di fare il remake di un film chiamato I Walked with a Zombie di Jacques Tourneur, che girò molti film qui come Cat People, Anne of the Indies, Way of A Gaucho, era un grande artigiano. Ho deciso di fare qualcosa che è rimasto nella mia memoria di quel film; un film che ha zombi, vulcani, fantasmi, donne pazze, cani, strane notti, molta confusione e mistero. Vedrete che non è del tutto uguale a I Walked with a Zombie; è qualcos’altro.
È qualcos’altro. Casa de Lava (1994) non possiede divergenza soltanto verso il film di questo Tourneur che francamente non so chi sia, ma essendo un’opera di Pedro Costa la distinzione nei confronti del “solito” cinema è immediata perché ancora una volta dobbiamo rapportarci con un lungometraggio dal fortissimo carattere autoriale, arricchito da uno stile che è sì minimale ma che al contempo viene esteso e impreziosito da tematiche ardenti (come il magma del vulcano Fogo) sotto l’immobilismo registico.
Vieppiù che preso singolarmente Down to Earth (titolo inglese) possiede elementi di differenziazione anche nei confronti delle due pellicole successive: Ossos (1997) e In Vanda’s Room (2000). Gli scarti, sebbene minimi, non sono da rintracciare tanto nel sottotesto perché ancora una volta il cinema del portoghese si concentra sui reietti e la loro vita durissima (qui sintetizzata nell’ellissi di un salto nel vuoto), quanto nell’atmosfera e in parte anche nell’intreccio tramico.
L’aria è inevitabilmente più solare (ma attenzione alle scene di buio!) perché il sole di Capo Verde dona un tocco esotico alla vicenda, questo non so se depotenzi troppo il fine drammaturgico, ma quel che si avverte è una sorta di allontanamento della morsa realistica in favore di slanci simil-magici con personaggi che sembrano usciti dalla penna di qualche romanziere latino.
In riferimento alla sceneggiatura è vero che Costa ama affidarsi al non detto e in linea di massima lo fa anche qua, tuttavia si sente una certa sofisticazione della tessitura che un po’ a sorpresa annovera una figura assolutamente positiva come Mariana, vero esempio di caritas, e dei rivoli sentimentali che proprio non ci aspettavamo (non solo tra l’infermiera e il figlio della creola, ma tra la creola stessa e Leão).
Tenuto conto di questi aspetti, da una parte la pellicola contiene tutta l’affascinante complessità tipica del portoghese, ma dall’altra presenta più d’uno sfilacciamento che la rende difettosa di compattezza se confrontata alle opere successive, va comunque detto che la materia cinema viene esposta come di consueto alla grande, e ciò allieta non poco.

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