casa dolce casa...

Creato il 01 maggio 2011 da Omar
Straordinario archetipo del genere «case infestate», Gli invasati è un capolavoro assoluto della cinematografia di tutti i tempi, perfettamente in grado (ancora oggi) di raccontare attraverso elegantissimi virtuosismi della mdp l'inquietudine e la morbosità di ciò che nel linguaggio esoterico viene definito Homigon: l'insieme di energie eteriche, cioè, che scaturiscono dall'incontro tra la casa/entità e coloro che la occupano.Realizzato nel 1963 da un Robert Wise in formissima (è anche il regista di molte perle della Hollywood migliore, tra cui, per dire, West Side Story) il film è la riduzione del caposaldo della narrativa gotica The Haunting of Hill House (1959), pubblicato in italia come La casa degli invasati (Siad 1979; Mondadori 1989, 1993 e '98) e L’incubo di Hill House (Adelphi, 2004). Ne era autrice l'immensa Sherley Jackson, scomparsa un biennio dipoi dall'uscita della pellicola a soli quarantotto anni dopo aver dato un decisivo contributo alla letteratura a stelle e strisce, divenendo popolare con ritratti di vita familiare ma soprattutto con una serie di racconti e romanzi sottilmente fantastici, sempre inquietanti, sul filo di un «gotico americano moderno» che spiazza il lettore giocando sull’apparenza e sul velo della percezione. La leggenda racconta che Wise lesse sul Time Magazine la recensione della novella in questione, e ne rimase colpito al punto di fiondarsi dalla scrittrice per chiederle i diritti. Le domandò anche se avesse mai pensato ad un titolo alternativo, perché il titolo così com'era non poteva funzionare sul Grande Schermo. La Jackson gli rivelò allora che aveva preso in considerazione anche «The Haunting», e così Wise decise di usarlo per la sua pellicola (è infatti questo il titolo originale) che fu un successo.La storia s'impernia sulle vicende di un antropologo che affitta un'antichissima magione - sulla quale circolano voci di possessione - nei paraggi di Boston per poter effettuare una serie d'esperimenti in campo extrasensoriale. Accompagnato dal giovane nipote della proprietaria e da due sensitive vedrà tramutare, nell'arco di alcune notti, l'iniziale scetticismo blasé in puro e semplice terrore. Grazie ad uno splendido cast - ma soprattutto ad una location reale, la casa maledetta, che non fu ricostruita su un set ma esiste veramente - il cineasta costruisce un'opera horror sofisticata da cui traspare tutta l'eccellenza della sua arte, una summa di esperienza e talento in grado di scandire il ritmo a ondate irregolari di percezioni terrificanti ma senza mai mostrare spudoratamente l'orrore, lasciandolo piuttosto intuire attraverso la paura di chi quell'orrore se lo porta dentro e saturando lo schermo di immagini perturbanti, magistralmente dispiegate in un b/n straniante. E a tutto questo aggiungendovi un sonoro da brividi, davvero efficace, mai ridondante ma azzeccato. Pur con la legnosità di alcuni dialoghi (sono pur sempre gli anni '60!) la pellicola ancora oggi regala un'atmosfera sinceramente inquietante, che lascia di stucco per la sua potenza. Bravi gli interpreti, soprattutto la dark-lady in odore di deviazione saffica Claire Bloom, una decina di anni più tardi musa sublime (anche in negativo, dopo la separazione) di quell'altro mito che è Philip Roth. Chapeau!

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