La Direzione Investigativa Antimafia di Napoli ha eseguito il decreto di confisca beni, emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di Nicola Verolla, un affiliato alla fazione Bidognetti del clan dei Casalesi.
Tra i beni confiscati, per un valore complessivo di circa 13 milioni di euro, quote e patrimoni della Verolla Srl, con sede legale in Lusciano; un terreno a Trentola Ducenta (Caserta) in località Marco Cecato di proprietà di Rosa Di Marino; diversi immobili intestati a Maria Cecilia Verolla, Luciana Verolla e Tiziana Verolla a Lusciano; quattro immobili in Campania a Giugliano e Marenola, intestati a Nicola Verolla e alla moglie Rosa Di Marino; due locali commerciali a Lusciano, sempre nel Casertano, intestati alla moglie; una moto Mbk e un Audi A3.
Il legame tra Verolla e gli altri affiliati oltre ad emergere dalle vicende giudiziarie di alcuni componenti del clan dove forte è la sua partecipazione, è confermata anche da alcune intercettazioni telefoniche.
Da queste emerge, ad esempio, come un negozio di autoricambi a Lusciano, di cui Verolla era titolare, veniva utilizzato, come un base operativa del gruppo, luogo di riunione degli affiliati, ricovero dei componenti del sodalizio feriti da colpi di arma da fuoco oltre a fungere da segreta dove imporre l’estorsione agli imprenditori “sotto scacco” dei Casalesi.
Numerose e significative conversazioni confermerebbero poi la frequentazione di Verolla con altri affiliati al clan Bidognetti. Chiacchere e non solo quelle dove Verolla era direttamente o indirettamente chiamato da Francesco Borrata, Alessandro Cirillo, Francesco Di Maio, Giovanni Russo,Giuseppe Setola, Mario Cavaliere, Massimiliano Miele, Giosuè Fioretto.
Verolla, stando alle indagini, non è estraneo a episodi criminali uno fra tutti, il tentato omicidio di Raffaele Zippo, dove, proprio nel suo negozio di autoricambi Marmitta avvenne l’incontro tra il latitante Aniello Bidognetti, Giuseppe Setola e un imprenditore sottoposto a estorsione.Proprio per questo, il 65enne di Lusciano (CE), in carcere dal gennaio 2008, sconta reati di concorso in estorsione, con Raffaele Bidognetti, Michele Zagaria ed altri, in danno dell’imprenditore edile Francesco Saverio Emini, titolare della Emini Costruzioni, costretto a versare somme di danaro per alcuni lavori edili effettuati a Lusciano e a San Marcellino.
Ma non basta.
L’affiliazione camorissistica di Verolla si conservata nella sentenza della Corte di Appello di Napoli la stessa che ha condannato Giovanni Russo (indagato in questo procedimento per una serie di reati fine commessi in concorso con altri affiliati), per estorsione aggravata nei confronti di Antonio Bianco.
Bianco era costretto ad acquistare periodicamente interi blocchetti di biglietti della finta lotteria organizzata dalla stessa organizzazione camorrista. Per gli acquirenti, in palio c’erano una Renault Scenic, uno Scooter 50 Mbk e un telefonino Nokia 3310, esposti presso l’autoricambi Verolla. Uno specchietto per le allodole perché nessun premio, come riveleranno in seguito gli investigatori, era, infatti, effettivamente previsto.
Così, ottantaquattro di questi falsi quanto fruttuosi blocchetti, venivano trovati a Verolla dalla polizia giudiziaria durante una perquisizione e i mancanti, come i ritardatari numeri al lotto, contrassegnati dai numeri 17-19-34-37-72-73, venivano sequestrati il 5 gennaio 2001 a Giovanni Ruzzo.
Marina Angelo