PROGETTO EUROPEO PAROL
SCRITTURA, HAIKU E ARTI NELLE CARCERI
- oltre i confini, oltre le mura -
paesi promotori: BELGIO, ITALIA, GRECIA, POLONIA, SERBIA
PROGETTO ITALIANO PAROL NELLE CARCERI DI TORINO E SALUZZO
Cascina Macondo, Associazione di Promozione Sociale di Riva Presso Chieri (TO),
partner co-organizzatore del Progetto Europeo PAROL.
Il progetto “Parol – Scrittura e Arti nelle Carceri – oltre i confini, oltre le mura”, è stato approvato dalla Commissione Europea il 28 febbraio 2013 con un punteggio di 94/100, rubricato con il numero 536495. Avrà la durata di tre anni.
Circa duecento detenuti di tredici penitenziari e case circondariali di cinque paesi europei saranno coinvolti in percorsi di formazione di alta qualità condotti da artisti, poeti, attori, fotografi, scrittori, artigiani, con lo scopo di attivare, attraverso la produzione di opere e la frequentazione dei laboratori, un processo di trans-nazionalità e di cittadinanza europea.
Una molteplicità di interventi e iniziative messe in campo da Parol mirano a tessere relazioni, riflessioni, partecipazione, scambi e confronti tra i detenuti, tra gli artisti, tra gli artisti e i detenuti, tra il personale del carcere, le famiglie dei detenuti e quelle delle vittime, le istituzioni cittadine, tra il mondo prigioniero e il mondo libero, per conoscere e far conoscere.
I laboratori di arti plastiche e visive prevedono la produzione di manufatti che resteranno come testimonianza al detenuto, alla sua famiglia, al carcere e alla municipalità con l’invito a collocarli permanentemente in un luogo aperto al pubblico. Un ultimo manufatto sarà prodotto per essere inviato, come scambio e dono, a una delle altre prigioni europee che provvederanno a collocarlo in uno spazio dedicato.
È prevista la costruzione di un monumento collettivo da collocarsi in una piazza di Dendermonde, cittadina del Belgio.
Sono previste mostre nazionali in ognuno dei cinque paesi (Cascina Macondo contatterà il Circolo dei Lettori e la Bottega degli Antichi Mestieri della Città di Torino) e una mostra collettiva in Belgio delle opere più significative prodotte dai detenuti.
Saranno pubblicati libri e antologie con traduzione nelle diverse lingue, contenenti gli haiku e i testi letterari prodotti dai detenuti, e gli stessi saranno stampati su migliaia di segnalibri, bustine di zucchero, tovagliette di carta da distribuirsi nei bar, nelle mense, nelle biblioteche e in altri luoghi pubblici dei cinque paesi coinvolti.
Sono previsti spettacoli teatrali aperti al pubblico, letture ad alta voce, scambi, momenti di aggregazione, e partecipazione anche della disabilità, e molte, molte altre iniziative oltre i confini, oltre le mura.
I HAVE A DREAM (Ho un sogno)
È la frase con cui viene identificato il discorso tenuto da Martin Luther King il 28 agosto del 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington al termine di una marcia di protesta per i diritti civili. I padri fondatori dell’Unione Europea: Konrad Adenauer, Sir Winston Churchill, Alcide de Gasperi, Walter Hallstein, Jean Monnet, Robert Schuman, Carlo Sforza, Paul-Henri Spaak, Altiero Spinelli….. negli anni dal 1940 in poi they had a dream (ebbero un sogno). L’Europa Unita è dunque una creatura recente, davvero giovane. Lunga è ancora la strada che deve percorrere. L’hanno pensata gli uomini politici, gli intellettuali, gli economisti che avevano un sogno. Il progetto PAROL vuole dare l’opportunità ai detenuti delle carceri di cinque paesi dell’Unione Europea di essere parte attiva di questo sogno. Un’opportunità di sentirsi partecipi e fautori di un’Europa Unita attraverso un progetto che li vede protagonisti. Attraverso la loro arte, la loro formazione, la trans-nazionalità, attraverso la loro parola, attraverso le relazioni che il progetto PAROL vuole tessere, poter sostenere che un popolo prigioniero e sofferente può dare uno stimolo emotivamente forte per continuare ad avere un sogno.
Pietro Tartamella
Alcune associazioni culturali di cinque paesi europei si sono riunite in un progetto comune rivolto ai detenuti. Cascina Macondo, che rappresenta l’Italia come paese partner co-organizzatore, ha elaborato un ricco programma di percorsi laboratoriali per un totale di circa 300 ore: lettura ad alta voce, scrittura creativa, poetica haiku, haibun, renka, danza, teatro, ceramica, Raku, Good Morning Poesia ore 8, Per un Barattolo di Storie… dedicati a un gruppo di detenuti della Casa Circondariale “Lorusso-Cutugno” di Torino e a un gruppo di detenuti della Casa Circondariale “Rodolfo Morandi” di Saluzzo (CN).
I detenuti delle carceri piemontesi coinvolti nel progetto sono soltanto un piccolo gruppo rispetto ai sessantacinquemila che vivono nelle carceri italiane. Sono una bolla di sapone leggera e invisibile rispetto ai circa duecentocinquantamila detenuti che vivono nelle carceri dei cinque paesi europei promotori. Ma il nostro pensiero è comunque rivolto a tutti loro, e alle loro famiglie. Il progetto PAROL vuole essere simbolo e metafora.
In Italia sono circa 65.000 i detenuti ospiti delle nostre patrie galere sovraffollate. Un soffio costante e invisibile li sospinge continuamente da un carcere all’altro. Le condizioni materiali e psicologiche incerte, gli angusti spazi in cui vivono, i pregiudizi della società civile, non costituiscono certo le condizioni migliori entro cui attivare quella “rieducazione” pur prevista dalle leggi e dalla costituzione.
“PAROL!” – PROGETTO EUROPEO
SCRITTURA CREATIVA E ARTI NELLE CARCERI
stesura documento da parte del Belgio,
paese capofila del Progetto Parol
Il progetto
“Parol!” è un progetto di cooperazione culturale presentato all’Unione Europea nell’ambito del Programma Cultura (2007-2013). Il paese proponente e coordinatore è il Belgio. I paesi partner del progetto sono: Italia (Cascina Macondo), Polonia (Fundacja Slawek), Grecia (Amaka) e Serbia (ApsArt).
Mission e valori al centro del progetto
“Parol!” mira a costruire connessioni creative tra le arti e la cultura, e tra il sistema penitenziario e la società, promuovendo i valori della consapevolezza interculturale, dell’inclusione e della cittadinanza (diritti fondamentali europei), oltre al reinserimento dei detenuti a livello europeo. Questa duplice direzione della responsabilità sociale, ossia dai detenuti alla società e dalla società ai detenuti, è il tema al centro del progetto.
Obiettivi
Attraverso il progetto si intendono realizzare i tre obiettivi principali del Programma Cultura. In primo luogo, la promozione della mobilità degli artisti e delle persone che lavorano nel settore della cultura, attraverso le visite dei conduttori dei laboratori ai paesi partner per tenere a loro volta laboratori e organizzare attività. La mobilità degli artisti verrà realizzata anche attraverso la formazione dei conduttori e attraverso un incontro di valutazione sull’andamento di “Parol!” all’estero.
In secondo luogo, la promozione dello scambio di collezioni d’arte e prodotti artistici. Questa verrà realizzata per mezzo dello scambio dei “pacchetti creativi” tra le carceri, la traduzione di quanto prodotto durante i laboratori di scrittura creativa e forme correlate e l’installazione, negli istituti di pena dei paesi partecipanti e nei luoghi pubblici della città in cui sono collocati, delle opere e delle produzioni artistiche perché diventino patrimonio culturale. Infine, la promozione del dialogo interculturale, realizzata attraverso la creazione di un forum europeo promosso da “Parol!” che comprenda lo scambio tra detenuti, artisti, poeti, scrittori, traduttori, personale e direzione dei penitenziari, in uno spirito di dialogo interculturale e nel rispetto reciproco delle diversità.
Attività
L’attività principale del progetto “Parol!” è quella di riunire i detenuti dei 5 paesi partecipanti in un lavoro e in un’azione comune. Si intende lavorare sul tema dell’arte con i detenuti perché l’arte è una sfera nel cui ambito i “moralmente/fisicamente esclusi dalla società” (in via momentanea) non sono tenuti ad avere lo stesso ruolo degli artisti per essere accettati e come tali essi sono liberi da giudizi parziali. “Parol!” è un passo della società, dei cittadini (artisti, poeti, scrittori, attori) verso i detenuti e del carcere verso le persone e la società. La convinzione è che “Parol!” possa rafforzare l’autostima, inserirsi nell’ambito dell’apprendimento permanente e affinare il senso di responsabilità nel cammino dei detenuti verso la cittadinanza e il reinserimento. In questo senso “Parol!” è legato al 2013, anno europeo della Cittadinanza. Nelle carceri europee saranno organizzati laboratori di scrittura creativa (poesie brevi (haiku e forme connesse) e racconti brevi (Haibun, Renga, narrazioni). La “parola” verrà poi convertita in “immagine” (e se possibile anche in musica/voce) attraverso laboratori artistici (fotografia, film, mailart, ceramica, poesia grafica, poesia slam, sound design, disegno e pittura, lavori con la cera, tecnica mista) tenuti da artisti professionisti. A questo scopo i “pacchetti creativi” (con i primi tentativi di scrittura, fotografia, illustrazioni, oggetti, suoni) saranno scambiati tra le carceri partecipanti come stimoli per la scrittura e il lavoro creativo (arti tattili e visive). Inoltre le famiglie, e persino le vittime dei reati – con un focus sul ripristino della giustizia – potranno essere coinvolte. In Belgio parteciperanno al progetto 4 carceri: Dendermonde, Oudenaarde, Hoogstraten e Tilburg (divisione della Wortel) nei Paesi Bassi.
Partner associati
Per i laboratori, sono previste collaborazioni con accademie di musica, parola e danza (Dendermonde SAMWD per la creazione letteraria), ma anche di arti visive (Accademia di Belle Arti di Turnhout per mailart e la Oudenaarde Royal Academy of Arts) in vista della sostenibilità del progetto. “Parol!” collabora anche con “Creatief schrijven onlus” per un seminario di formazione per conduttori dei laboratori e con il Dipartimento IPSOC dell’università di KATHO a Kortrijk per proporre “Parol!” come progetto di ricerca per studenti laureandi. Nell’ambito del tema “vittima e ripristino della giustizia” è anche prevista un’attività con l’associazione “Within-Without-Walls” e i suoi partner.
Patrimonio culturale
L’impegno per la produzione di un patrimonio culturale materiale è una priorità per “Parol!”. Le opere d’arte saranno collocate stabilmente nelle carceri, in luoghi come le biblioteche, i cortili o i parlatori. In questo modo negli istituti verranno realizzate opere d’arte in cui “parola” e “immagine” (e suono) sono integrati visivamente. L’obiettivo finale è quello di creare un patrimonio culturale materiale che nasca da una collaborazione tra i detenuti e i poeti-scrittori-artisti. I lavori saranno di livello altamente professionale a dimostrazione della capacità dei detenuti di raggiungere una buona qualità artistica. Inoltre, il detenuto potrà donare un’opera d’arte alla propria famiglia. Per costruire un ponte tra il carcere e la società, una o più opere d’arte potranno essere donate alla comunità locale, al paese o alla città in cui si trova l’istituto di pena. Le opere d’arte troveranno anche una destinazione nello spazio pubblico: municipi, tribunali, centri culturali, musei, scuole, università. In questo modo potranno nascere una serie di gemellaggi tra “Parol!” e città europee in cui le opere d’arte potranno essere collocate in spazi pubblici al di fuori delle carceri. Inoltre alcuni artisti belgi intendono lavorare con forme d’arte più raffinate come la calligrafia, l’ intaglio e il mosaico, a coronamento di un lavoro di alta qualità.
Visibilità
Le opere realizzate saranno esposte in ogni paese partner. In Belgio sarà allestita una mostra che presenterà l’intero progetto e includerà i lavori di tutti i paesi partecipanti. Verranno mostrate fotografie, potranno essere girati film o video sia sotto forma di documentario che di narrazione. Attraverso Internet, potranno essere mostrate le immagini delle opere d’arte collocate nelle città dei paesi partecipanti a “Parol!”. La mostra potrà essere allestita presentando una selezione dei migliori lavori realizzati.
Sostenibilità
La sostenibilità di “Parol!” sarà concepita a livello transfrontaliero europeo. La priorità del progetto sarà anche la sostenibilità delle attività. Ci sarà spazio per uno spettacolo teatrale o un momento di lettura delle poesie o dei racconti brevi per dare forma al carattere di festa del progetto. Una volta terminate le attività non si tratterà più della sostenibilità e dunque sarà necessario produrre CD o video che assolvano la funzione di patrimonio culturale permanente e completino le produzioni artistiche che sono state realizzate.
Agenda
25 maggio 2012: riunione a Bruxelles del “Parol!” Belgio con i direttori delle carceri, gli artisti, poeti e scrittori che partecipano al progetto.
01 giugno 2012: ha avuto luogo una prima visita introduttiva alla prigione di Tilburg (dipartimento di Wortel). Il progetto è stato proposto alla direzione. Nel pomeriggio i visitatori hanno preso parte ad una visita guidata del carcere.
11 giugno 2012: visita al PSC Hoogstraten
14 giugno 2012: visita al carcere di Oudenaarde
21 giugno 2012: visita alla prigione di stato di Dendermonde
19/26 luglio 2012: riunione europea in Italia (a Torino-Cascina Macondo) per mettere a punto gli ultimi dettagli del progetto Parol.
1-2 settembre 2012: tutti i partner partecipanti a “Parol!” si incontrano a Wilrijk (Belgio)
3 ottobre 2012: presentazione del progetto alla Commissione Europea
28 febbraio 2013: approvazione del progetto Parol da parte della Commissione Europea
Per una descrizione dettagliata del progetto “Parol!” si prega di contattare:
Creatief Schrijven vzw
Waalsekaai 15
B-2000 ANTWERPEN
Director: An Leenders (Belgio)
E-mail [email protected]
Tel. 00 32 3 229 09 90
I PERCORSI LABORATORIALI DI CASCINA MACONDO
NELLE CARCERI “LORUSSO CUTUGNO” (Torino) e
“RODOLFO MORANDI” (Saluzzo)
LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVA
Con l’apprendimento e l’applicazione di numerose tecniche di scrittura, con lo svelamento, si stimola il bisogno di raccontare. Si forniscono strumenti creativi e liberatori sottoforma di gioco per concretizzare questo bisogno. Si indaga sulla lingua e sulle sue possibilità. Si legge ad alta voce ciò che si è scritto socializzando i pensieri. Si riconduce la scrittura al suo primitivo valore: strumento di comunicazione, luogo di creatività, sperimentazione, gioco, testimonianza, esperienza.
Si citano le opinioni di alcuni autori come Dante, Pascal, Kundera, Barthes, Kerouac e molti altri, con l’intento di suscitare interessi, curiosità, riflessioni e voglia di approfondimento. Stimolare la curiosità intellettuale, la conoscenza, l’autodisciplina, l’osservazione del dettaglio, il contenimento, la consapevolezza. Selezionare le cose importanti, scegliere l’essenzialità e la semplicità. Stimolare l’interesse per ciò che gli altri scrivono e quindi entrare in relazione e accettare il confronto.
LABORATORIO DI POETICA HAIKU
L’Haiku è un brevissimo componimento poetico di soli tre versi. Il primo verso contiene 5 sillabe, il secondo 7 sillabe, il terzo 5 sillabe. È nato in Giappone nel diciassettesimo secolo. Fin dalle origini è stata la poesia tradizionale dei giapponesi, ma è assurta a letteratura grazie al grande poeta Matsuo Basho che lo ha fatto uscire dai circoli letterari esclusivi rompendo la natura elitaria di questa forma d’arte. La poesia haiku e le sue forme correlate sono particolarmente adatte agli artisti detenuti. Nei licei americani si insegnano le tecniche per scrivere Haiku. Anche in Marocco, in Senegal e in molti altri paesi lo si insegna nelle scuole. In Giappone più di dieci milioni di persone si dilettano a scrivere Haiku. La poesia Haiku gode oggi di buona attenzione da parte dei mass-media e si diffonde sempre più in Europa grazie anche alla pubblicazione di una raccolta haiku del Presidente del Consiglio Europeo Mr. Herman Van Rompuy. Altresì è aumentata l’attenzione da parte dell’Unione Europea verso il talento (parole e immagini) che gli artisti detenuti possono esprimere (grazie anche ai 6 paesi dell’Unione Europea che con il progetto PAROL mirano a mettere in rilievo il talento dei detenuti). L’interazione e lo scambio sono presi molto in considerazione dalla cultura letteraria europea attenta al fenomeno e alla diffusione della poesia haiku, alla sua storia e al suo sviluppo in Europa. Ma anche la Letteratura con la “L” maiuscola è attenta al fenomeno dell’Haiku come genere poetico iniziato a diffondersi in occidente circa 30 anni fa.
Cimentarsi con gli Haiku significa osservare il mondo con occhio attento. Costringe a liberarsi delle sovrastrutture, delle parole inutili e superflue. Ci spinge a “guardare” e soprattutto a “cogliere” l’essenza di un accadimento di cui siamo testimoni, la sostanza di una esperienza, il centro di una emozione. Poesia di semplicità, contenimento, profondità, concentrazione, essenzialità, bellezza. Una grande scuola di vita e di riflessione.
Un percorso particolarmente adatto e significativo per i detenuti.
Gli Haiku composti durante il laboratorio potranno anche essere inviati al Concorso Internazionale di Poesia Haiku in Lingua Italiana che Cascina Macondo organizza ogni anno.
11 BUONI MOTIVI PER PROPORRE
LA POETICA HAIKU NELLE CARCERI
- valenze didattiche, educative, e di relazione -
(di Pietro Tartamella)
1) l’arte nell’imperfezione - l’ascolto
Nell’arte dell’haiku i detenuti possono essere davvero nostri maestri. Presupponendo che la popolazione carceraria ha una cultura medio-bassa e una elementare scolarizzazione, è supponibile incontrare nella “scrittura” dei detenuti piccole imperfezioni linguistiche e grammaticali in grado però di produrre ribaltamenti semantici di straordinaria bellezza e semplicità che mostrano appunto come l’imperfezione può essere trasformata in arte e come essa può a volte svelare immagini poetiche potenti. Avere consapevolezza dell’imperfezione può aiutare i detenuti a non desiderare di coltivare l’immortalità o l’onnipotenza. La stessa consapevolezza può stimolarli ad aspirare a un “miglioramento” e ad una “appropriazione più disinvolta ” dello strumento “parola”, conservando (considerandoli buoni valori): la spontaneità, la freschezza, la semplicità, l’immediatezza. La pratica dell’haiku, che stimola l’ascolto e la riflessione, è un buon allenamento a “vedere” quali immagini si formano nella mente ascoltando una sequenza di “parole”, e a cogliere la trasformazione di quell’immagine mentale quando si cambiano, o semplicemente si spostano, piccole parti grammaticali (per esempio un semplice articolo o una semplice congiunzione).
2) assenza di giudizio – assenza di pre-giudizio
La pratica dell’haiku ci fa scoprire quanto è importante porsi di fronte ad un evento o ad una esperienza con la mente “completamente vuota”, pronta a cogliere e ad accogliere (senza giudizio e senza pre-giudizio) ciò che ci troviamo davanti; ci fa capire e accettare l’evento per quello che veramente è. La pratica dell’haiku ci allena ad andare verso il “centro dell’esperienza” attraversando i molteplici trabocchetti della mente che tendono a velare, nascondere, confondere la realtà.
3) bellezza
L’haiku è una forma di poesia e letteratura che ci aiuta a riconoscere e a cogliere nelle cose semplici e quotidiane, nell’imperfezione, nell’essenzialità, un senso di bellezza e di arte, e a provarne piacere. Capire come un autore ha saputo risolvere un problema di forma, come ha disposto le sue parole all’interno dei tre versi (che così pochi vengono percepiti all’inizio come una gabbia) al fine di ottenere un risultato espressivo e artistico, rende consapevoli della sfida che l’haiku ci lancia. Si esplora e si comprende come una libertà creativa ed espressiva possa esistere e manifestarsi pur all’interno di regole formali salde e precise. Si scopre come le cose piccole e apparentemente insignificanti possono essere degne di essere raccontate e di assurgere a Poesia.
4) capacità di abbandonarsi – collaborazione
L’haiku, nel tentativo di svuotare la mente da ogni pensiero, di cogliere solo le cose che osserviamo e la loro relazione reciproca (reale, virtuale, potenziale), attiva uno sforzo mentale, intellettuale, sensitivo, attraverso il quale si raggiunge la capacità di farsi permeare dal ricordo di un evento, dall’osservazione profonda e osmotica della realtà. Restando vigili in questa osservazione si può percepire il momento in cui potrebbe prendere forma e farsi strada un “pre-giudizio”. Come in un gioco l’haiku e le sue forme correlate possono essere create in gruppo. Entrare allora in sintonia con i compagni, riconoscere l’aiuto e la “visione” che gli altri hanno apportato, rende consapevoli del valore della solidarietà e della collaborazione. Quando abbiamo percezione che un haiku è “ben riuscito”, comprendiamo che l’haiku è più importante dell’autore.
5) compassione – distacco – familiarità – consapevolezza – rinuncia
Nella grande congerie di fatti ed esperienze della nostra vita l’haiku ci insegna a “fotografare” l’attimo significativo che si staglia da un quotidiano diventato immancabilmente routine, dietro cui però può celarsi una bellezza e una profondità originaria rimasta invisibile alla nostra coscienza. L’arte dell’haiku ci riporta a questa “presenza”, all’attenzione necessaria che consente di cogliere il trascorrere del tempo fatto di mille “avvenimenti”, piccoli e grandi. La consapevolezza di questo tempo che scorre, dell’alternarsi delle stagioni, del nostro essere immersi in questo fluire cosmico e ineluttabile, ci riconsegna il sentimento della compassione.
Non è facile per nessuno affrontare un distacco. Ma è sorprendente notare come in breve tempo, guidati dalle regole precise dell’haiku, distratti e attratti dal desiderio di applicarle, distratti e attratti dal piacere e dalla sfida del gioco matematico delle sillabe, tutti coloro che si avvicinano all’haiku (adulti, bambini, adolescenti, disabili, detenuti) affrontano infine il distacco con coraggio, consapevolezza, maturità insospettata. Spesso l’haiku ci costringe (dovendo rispettare la sua scansione formale di 5-7-5 sillabe) a rinunciare a parole che ritenevamo importanti (famiglia, padre, madre, figlio, amore, libertà). Ci costringe a ripensare all’evento che ci ha colpito e che vogliamo raccontare con questa forma poetica, ci spinge a rispondere con più precisione alle domande: che cosa davvero mi ha emozionato? Che cosa davvero voglio raccontare? Che cosa esattamente di quell’attimo vorrei trasferire sulla carta? Alla fine si scopre che accettiamo di rinunciare ad alcune parole che pur ritenevamo importanti, consapevoli che se vogliamo scrivere un haiku, dobbiamo farlo. La rinuncia è diversa dal distacco. Il distacco ha maggiori connotazioni emotive ed affettive. La rinuncia è un allenamento al non possesso, un fine lavoro di cesello. Chi si cimenta con l’haiku impara a scalpellare il marmo del proprio desiderio di conservare tutto e ad esercitare la rinuncia ogni volta che deve scegliere le parole, tra le molte a disposizione, più funzionali, più semplici, più adatte a far diventare “poesia” il proprio componimento. Un lavoro importante che libera dalla prigionia delle sovrastrutture mentali e allena all’essenzialità.
6) esplorazione della diversità – interculturalità – io e l’altro
In un gruppo di lavoro ci sono normalmente anche stranieri o comunque provenienze regionali che sottintendono culture e retaggi diversi. Ciascun allievo viene invitato in una prima fase a raccontare ai compagni la propria esperienza o il proprio ricordo che si desidera trasformare in haiku. In questo modo l’esperienza viene narrata e condivisa, viene socializzata, resa “pubblica”. Dovendo raccontare un “attimo della propria vita” si assiste a una carrellata di “attimi” narrati da ciascuno. Si scopre con sorpresa quante cose ciascuno ha in comune con gli altri, pur se hanno lingua, cultura, pelle diversa. Ci si rende conto di come spesso sono simili gli “attimi” che ci hanno colpito. Le storie vengono poi, con la collaborazione di tutti, trasformate in haiku, ridotte all’essenziale, cercando di capire quali sono le parole importanti che bisogna lasciare, e quali quelle a cui si può e si deve rinunciare. L’haiku, di origine giapponese, mette in risalto un’altra parte del mondo, un paese orientale diverso e lontano. Lavorando con un gruppo composto di differenti personalità e differenti provenienze linguistiche, geografiche, culturali, l’haiku funziona da cuscinetto, da elemento di raccordo. Ciascuno è spinto a rivedere il proprio punto di vista sui compagni che provengono da altri paesi. Le diverse ricchezze e differenze culturali vengono rivisitate, messe in risalto, esplicitate, socializzate, condivise. Con la pratica dell’haiku si cambia l’atteggiamento mentale. Ci si allena ad osservare gli altri con occhio nuovo. L’haiku ci invita a non giudicare, ci fa comprendere la verità parziale posseduta da ogni essere umano e ci fa comprendere come il “ punto di vista” di ciascuno è davvero una concreta ricchezza.
7) lettura ad alta voce
Leggere gli haiku in modo rituale significa riconoscere che l’haiku è concentrazione, contemplazione, silenzio e, nel contempo, significa restituire alla parola il suo valore di sacralità. Significa ribadire l’importanza dell’ascolto e del punto di vista degli altri esseri umani. La lettura “Zikan” è una particolare modalità di leggere gli haiku che riassume i valori suddetti (ogni haiku viene letto tre volte: modalità Sizuka Na (senza rumore-silenzio), modalità Tanzi Suru (esporre le sillabe), modalità Wabi Sabi (intonazioni vocali che legano il tutto).
8) lettura – pluralità dei percorsi – assunzione di responsabilità
Leggendo haiku di altri autori, compresi quelli scritti dai propri compagni, il detenuto esplora diverse libertà di lettura, ponendo autonomamente pause, silenzi, intonazioni che nell’haiku non sono indicate. La bellezza di un haiku, e la sua comprensione, richiedono un’assunzione di responsabilità. Alcuni haiku sembrano brutti a prima vista: la loro bellezza si svela se si scopre la modalità e il respiro giusto con cui leggerli.
9) percezione del confine – suo riconoscimento – sua accettazione
Proprio perché l’haiku ha tante regole esso potrebbe essere percepito all’inizio come una specie di “gabbia troppo stretta”. Ma utilizzando tecnicamente il conteggio delle sillabe e le possibilità della metrica si scopre come quella gabbia sia solo apparente e si impara a esprimersi con poco, mettendo alla prova la propria percezione, la propria logica, la propria matematica, la propria creatività.
nota
“Gabbia” è un termine che usiamo solo perché lo usano alcuni intellettuali detrattori dell’haiku i quali con il termine “gabbia” intendono dire “prigione”, “contenitore” entro cui loro si trovano a disagio. Ad essi ci rivolgiamo quando sosteniamo che il termine “gabbia” ha una connotazione negativa e non è propriamente adatto in questo contesto. Il termine giusto sarebbe “confine” a indicare che l’haiku è un “territorio”, un “universo” entro cui ci si può muovere, ma sino a quei confini. L’idea del “confine” è percepita con molta chiarezza per esempio dal bambino che, praticandola, si allena alla concretezza della realtà, all’accettazione e al rispetto delle regole, al rifiuto della prevaricazione.
10) punto di vista – qui e ora - riconoscimento del pre-giudizio
L’haiku richiede uno sforzo. Non è facile scrivere haiku, non è facile leggerli, non è facile ascoltarli. Richiede sempre uno sforzo, un’attenzione, una concentrazione, una sincera disponibilità all’ascolto, un azzeramento dei pre-giudizi. Richiede di disporsi con umiltà all’ascolto profondo di un punto di vista di un altro essere umano. Un punto di vista molto particolare, trattandosi di “un attimo” della sua esistenza fermato sulla carta. La pratica del comporre haiku ci fa capire che l’abbandono, la mente vuota, la contemplazione, il silenzio, l’ascolto profondo, ci fanno essere “qui e ora” aprendoci all’esperienza di sentirsi parte del mondo, goccia dell’universo.
Nell’haiku non bisogna giudicare, ma solo osservare ciò che accade. E’ difficile resistere alla pulsione del giudicare. Spesso giudichiamo senza che ce ne accorgiamo. Analizzando un haiku lungo il processo delle sue diverse stesure possiamo individuare quelle particelle grammaticali, anche minime, che denunciano un giudizio. Ci si rende conto allora di quando un “pre-giudizio” ha steso un velo sull’oggetto o sulla esperienza che stiamo osservando e, di conseguenza, non riusciamo a coglierne la sua autonoma e originaria essenza.
11) tradizione e modernità – umanesimo - umiltà
Chi si cimenta nella composizione di haiku si trova di fronte al concetto di tradizione e modernità. Impara ad accettare, riconoscere, rispettare la tradizione, lasciando però uno spazio mentale “libero” per poter creare altra tradizione incidendo sulle origini, ma riconoscendone i valori importanti che conviene salvaguardare. Con l’haiku il poeta si trova sempre ad affrontare il concetto di “responsabilità”. Egli può comprendere il pensiero profondo di Matsuo Basho (1644/1694): “Non seguire le orme degli antichi, ma quello che essi cercarono”. La pratica dell’haiku mantiene costantemente presente una concezione della vita permeata di spiritualità e umanesimo, dove l’uomo e la natura mirano ad essere in sintonia con semplicità e umiltà. Con la ricerca della semplicità, dell’essenzialità, della profondità, con l’osservazione della natura, con la disciplina delle regole sillabiche, con lo sforzo di non giudicare, di guardare le cose per quello che realmente sono, con la ricerca della bellezza che alberga nelle piccole cose, l’haiku educa ad una dignitosa umiltà che diventa ricchezza e consapevolezza dell’esistere.
PERCORSO DI HAIBUN E RENGA/RENKU
Questo percorso è l’ideale prosecuzione dell’apprendimento della poetica haiku, utilizzando e integrando in questo sia il corpo (un haibun presuppone un “movimento” anche fisico) sia il gruppo (il renku/renga presuppone la partecipazione di altri e l’armonizzazione dei diversi pensieri e sentimenti). Anche la differente cultura, dato che la partecipazione a questo progetto è europea, può essere compresa e integrata in una storia corale personale (i diversi haibun) e collettiva (i renku/renga). Il percorso vuole offrire ai detenuti l’opportunità di vivere e fare propria un’esperienza di integrazione di spunti fisici, cognitivi, emozionali, culturali, sociali attraverso la parola poetica e offrire inoltre alcuni strumenti per meglio portare alla luce le somiglianze e i punti di contatto con altre culture e la possibilità di potersi confrontare con gli altri detenuti europei sulle esperienze fatte.
LECTIO MAGISTRALIS
I detenuti incontrano per due ore alcuni scrittori italiani, personaggi importanti della poesia Haiku contemporanea: il Prof. Fabrizio Virgili di Roma e la Prof.sa Fabia Binci di Genova. Entrambi, in giorni diversi, terranno una “lectio magistralis” con lo scopo di mostrare come la poesia haiku ha prodotto in tutto il mondo scrittori appassionati di haiku (Haijjn) e fornire ai detenuti ulteriori stimoli al suo avvicinamento e alla sua pratica. Verrà mostrata una panoramica storica e approfondimenti sull’origine dell’haiku, sulla sua diffusione in Occidente e in Europa e in Italia, sulla sua pratica sempre più diffusa tra i giovani, nelle scuole, tra i disabili e gli adulti di ogni estrazione sociale.
OCCORRENTE: un’aula, una lavagna, penna e quaderno
LETTURA CREATIVA AD ALTA VOCE
La lettura ad alta voce regala il suo grande potere ricreativo, il potere variopinto della sua parola e del suo gesto, regala la sua disciplina e la sua libertà, regala la scoperta di un infinito mondo di relazioni con lo spazio, con gli altri, con il tempo. Regala il piacere dell’ascolto, il piacere del confronto, il piacere di mettersi alla prova. Regala l’attesa, regala l’azione, regala semplicemente il suo essere educativo. Fa riscoprire l’antico rituale del cerchio e del racconto orale stimolando l’immaginazione e la condivisione. Attraverso l’uso della voce riscoprire la bellezza della lettura come rito collettivo, strumento di comunicazione e socializzazione. La parola scritta prende corpo e vita con la voce, sollecita la partecipazione al rito stimolando l’immaginazione, educa e migliora la capacità di ascoltare, esplora le possibilità della lingua. Leggere, leggere, leggere racconti, poesie, fiabe, haiku, con passione, per riappropriarsi di una capacità perduta e, chissà, forse di un talento che giace addormentato.
GOOD MORNING POESIA ORE 8.00
L’ iniziativa vuole fornire ai detenuti delle carceri europee coinvolti nel progetto PAROL l’opportunità di continuare a praticare la Lettura ad Alta Voce e un’occasione di crescita e confronto.
PROGETTO
- Ogni mattina (o pomeriggio, o altro orario più opportuno per gli Istituti Penitenziari) andrà “in onda” una poesia, un pensiero, un aforisma, un testo che i detenuti, formatisi con i laboratori di lettura ad alta voce del progetto PAROL, leggeranno a viva voce. Una poesia che essi stessi avranno scelto e selezionato.
- Una poesia ogni giorno, per tutto l’anno (o solo per alcuni mesi) con la quale si augura una buona giornata a tutti i residenti nell’istituto, seminando spunti emotivi e riflessioni.
- L’obiettivo è far diventare Good Morning Poesia ore 8.00 una consuetudine, un rituale, una “tradizione” dell’Istituto Penitenziario gestita in maniera autonoma e responsabile dai detenuti.
- Pietro Tartamella in una serie di riunioni parlerà con gli ospiti, il Direttore, il personale del carcere, affinché possano far propria l’iniziativa e, dopo averli seguiti per breve tempo, li lascerà con la speranza che i detenuti possano gestire autonomamente (con una figura referente scelta tra il personale del carcere) l’organizzazione di tutti i successivi appuntamenti. I detenuti che inizieranno questa tradizione, nella previsione che essi possano essere trasferiti in altre sedi o che possano abbandonare il carcere, avranno anche il compito di “tramandare” ad altri detenuti la ritualità di leggere a voce alta ogni giorno una poesia. Una sorta di “passaggio del testimone” affinché la “tradizione” possa continuare.
FINALITÀ
1) Prima fra tutte l’opportunità per i detenuti di continuare ad esercitarsi concretamente con la Lettura ad Alta Voce di fronte ad un pubblico formato dalla popolazione carceraria di quell’Istituto.
2) Responsabilizzare i detenuti nella gestione autonoma di una iniziativa che durerà tutto l’anno, o parte dell’anno, il cui impegno è minimo, ma dove le soddisfazioni potrebbero essere molto incentivanti e il “confronto” un momento di crescita personale, emotiva e intellettuale.
3) Ogni giorno con l’ascolto di poesie diverse si forniscono stimoli culturali in modo piacevole. Il coinvolgimento affettivo e intellettuale farà apprezzare autori nuovi, antichi e moderni, stili diversi, che possono suscitare interessi, approfondimenti, riflessioni. Rendere familiare la poesia e, attraverso l’ascolto, umanizzare le diversità.
4) Ottenere con la ritualità e l’appuntamento quotidiano un’ attenzione al tempo che passa, mettendo in risalto la magìa, la bellezza, l’importanza della parola essenziale, della parola viva, del pensiero, dell’emozione, della sensibilità. Ottenere altresì, con la frequentazione quotidiana della poesia, una familiarità con “il punto di vista altro”.
5) Fornire a tutti quei detenuti che scrivono poesie un’opportunità di “raccontarsi” affidando i loro testi al gruppo che si sarà preparato per la lettura pubblica al microfono. Ma anche di “raccontarsi” attraverso un interposto autore i cui testi i detenuti potrebbero suggerire e desiderare di ascoltare e far conoscere.
6) Attivare un interscambio di testi fra tutti i detenuti di tutte le carceri europee coinvolte nel progetto Parol al fine di mantenere viva l’idea di transnazionalità e di “comunità che è in relazione” e che collabora per il raggiungimento dello stesso fine.
7) Poiché la stessa iniziativa “Good Morning Poesia ore 8” è in fase di attuazione presso un Liceo di Torino in Italia (e in altre scuole superiori), gli studenti e i detenuti possono entrare in “relazione” scambiandosi i testi e leggendo ad alta voce le loro poesie nei rispettivi contesti: a scuola e nelle carceri. La consapevolezza di questa “rete” può suscitare nei detenuti un sentimento “positivo” e la percezione di “contatto solidale” con il mondo esterno.
8) Il progetto PAROL si attiverà per dare la massima visibilità all’iniziativa attraverso la stampa, i mass-media, i siti web specializzati, le scuole, le biblioteche…
OCCORRENTE
- un buon impianto di casse acustiche, un microfono, un leggio, un mixer
PERCORSO DI TEATRO DANZA
La proposta di un laboratorio teatrale in carcere nasce dalla convinzione che l’arte teatrale si presti alla riattivazione del l’individuo nelle comunità isolate. Al recluso la pratica teatrale può offrire un doppio sostegno: aiuta a ricordare percezioni e sentimenti offuscati dall’alienazione carceraria, facendone anche scoprire di nuovi, e spinge ad attivare forme essenziali di interazione e solidarietà, essendo un’attività collettiva.
L’immaginazione gioca un ruolo importante contro l’emarginazione.
L’immaginazione è elemento fondamentale del gioco teatrale, meccanismo di interazione sociale che porta a scoprirsi scoprendo gli altri. Nella condizione di reclusione, in cui il comportamento coatto è fondato su obblighi e rimozioni che inducono a introiettare lo stato di emarginazione, l’opportunità di liberare l’immaginazione e di darle forma attraverso l’azione teatrale rappresenta una possibilità di arricchimento affettivo e artistico sia personale sia comunitario. Il teatro è metafora vivente di una casa collettiva fondata sul bisogno di espressione personale e corale. Il mezzo teatrale, di fatto, spinge il detenuto a riscattare temporaneamente il suo istinto a mimetizzarsi.
La piccola realtà del teatro può aiutare dunque a superare la sfiducia nelle proprie forze e il senso di sproporzione che l’individuo prova rapportandosi alla società. Puòcostituire un fattore di disalienazione, aiutare a riabilitare l’individuo ad un sentire personale e complesso, rappresentare un mezzo di autocoscienza espressiva.
Obiettivo del laboratorio sarà costruire una performance prendendo spunto dagli haiku e dai testi che i partecipanti avranno composto nel laboratorio di scrittura creativa.
Il punto di partenza per il processo di creazione sarà il corpo. Il corpo inteso come strumento. L’attore e il danzatore decidono di farsi essi stessi strumenti di senso. L’espressione della propria umanità non è veicolata da strumenti altri da sé ( come avviene per il musicista o per il pittore) bensì dal proprio corpo-mente. Acquisire consapevolezza del proprio corpo, stare nella relazione con sé, con l’altro, con lo spazio saranno elementi fondamentali per affinare le potenzialità espressive di ciascuno in modo da rendere il proprio corpo capace di raccontare una storia, di trasmettere emozioni.
OCCORRENTE
uno spazio abbastanza grande, o palestra, o cortile
BOB & BETH – SPETTACOLO DI TEATRO DANZA
DELLA COMPAGNIA “RACINES DE POCHE”
di e con: Nagi Tartamella e Florian Lasne
Testi: Florian Lasne, Nagi Tartamella, Pietro Tartamella
Linguaggi prevalenti: teatro-danza
Durata: 55 min circa
Spettacolo tout public
ingresso: da definirsi
Bob e Beth si incontrano per caso al mercatino del quartiere. È un colpo di fulmine vero e proprio. Almeno per lui. Beth accetta di sposarlo. In qualche modo lo ama persino. A modo suo. Beth è una creatura sospesa. Tra pensiero ed azione, tra passato e presente, tra desideri e realtà, tra cielo e terra. Ciò la rende ancor più desiderabile. Ma Bob non sa mai che cosa lo attende quando rientra a casa. Beth non riesce proprio a rimanere con i piedi per terra. Il suo essere inadeguata, le sue reazioni inaspettate, le sue domande, il suo bisogno di evasione, offrono a Bob la possibilità di vedere il mondo con uno sguardo diverso da quello a cui è abituato,
uno sguardo a cui aveva rinunciato.
Ironico e poetico, divertente ed amaro, lo spettacolo pone l’attenzione sull’ importanza di coltivare un atteggiamento critico nei confronti della realtà.
I due personaggi esasperano pensieri, attitudini e sentimenti sino a sfiorare il limite della follia. O semplicemente esprimono la difficoltà di comprendere un mondo che cambia troppo velocemente, un mondo che abbaglia offrendo apparenti infinite possibilità di scegliere, un mondo che impone miriadi di informazioni da decifrare, input a cui reagire e modelli da seguire. Bob e Beth custodiscono sogni, dubbi, emozioni, ricordi di bambini. Sono diventati grandi, ma a molte domande non sono ancora riusciti a dare risposta…
lo spettacolo “Bob e Beth” può essere rappresentato anche in lingua francese, spagnolo, inglese
LABORATORIO DI MANIPOLAZIONE
- L’ARGILLA, LA CERAMICA, IL RAKU, IL RAKUHAIKU -
L’argilla materiale naturale, plastico, vivo, capace di suscitare emozioni e stimolare il processo creativo, da sempre accompagna l’esperienza evolutiva dell’uomo. Diventa materia privilegiata attraverso cui si raggiungono conoscenze e si scoprono relazioni. Sabbia, borotalco, vetro, rame, carta: materiali di supporto e completamento dell’esperienza creativa e manipolativa. Il percorso vuole dare agli utenti la possibilità di conoscersi, esprimersi, confrontarsi attraverso l’apprendimento di tecniche e il vissuto di situazioni creative che appartengono alla storia dell’uomo e alla sua evoluzione. Esercizi di osservazione, sensomotori e percettivi, esperimenti e sperimentazioni dei materiali, nelle forme libere e guidate, per scoprire rapporti estetici e raccontare la propria storia emotiva e creativa, conoscere e accettare quella degli altri. Il percorso interagisce con saperi paralleli di storia, educazione artistica, scienze, geografia, permettendo agli allievi di conoscere e sperimentare vissuti manuali e creativi dell’uomo e delle società in cui ha agito. Progettazione, manipolazione, rifinitura e cottura dei prodotti di argilla. Relazioni e possibilità di assemblaggio con altri materiali di recupero completano il percorso: dall’approccio alla conoscenza, alla sperimentazione della materia, per arrivare alla capacità di raccontarsi attraverso il prodotto finito che ha trasformato gli haiku o altri testi prodotti nel laboratorio di Scrittura Creativa. Anche l’argilla-ceramica fa sperimentare un “passaggio” e una “trasformazione”.
NOTE TECNICHE
Aula con banchi o tavoli, e possibilità di accedere a lavandini vicini
PER UN BARATTOLO DI STORIE
incontri di differenti realtà per un piccolo scambio di storie
- in carcere una messa in scena teatrale dei detenuti
- lo spettacolo LO STRILLONE della compagnia VIAGGI FUORI DAI PARAGGI (disabilità & normalità)
- lo spettacolo BOB E BETH della compagnia RACINES DE POCHES
Un”ponte” che mette in contatto il mondo interno della prigione con il mondo esterno della società civile. A rappresentare la società civile una compagnia di ragazzi disabili che, come fascia di persone “deboli” sono comunque in grado, con la loro passione per la danza e il teatro, di suscitare nel detenuto un sentimento di accoglienza e protezione, un sentimento di fiducia e stima. Un altro incontro prevede uno spettacolo della compagnia Racines de Poches costituita dagli stessi docenti che hanno seguito i detenuti nella messa in scena della loro performance insegnando loro tecniche e strategie teatrali. Un momento di condivisione e scambio tra realtà differenti che aprono una via alla comprensione e alla conoscenza reciproca. Infine uno spettacolo messo in scena dai detenuti che hanno seguito il laboratorio.
LO STRILLONE – COMPAGNIA INTEGRATA “VIAGGI FUORI DAI PARAGGI”
Lo strillone vende le ultime notizie, un popolo variegato di personaggi acquista il quotidiano, lo legge, lo commenta, lo condivide, lo usa e lo trasforma…
BOB & BETH – COMPAGNIA “RACINE DE POCHES”
Bob e Beth s’incontrano al mercatino del quartiere. E’ subito amore ed ha un buon odore. Tempo presente. Attimi eterni. O quasi. Il tempo è danaro, e chi perde tempo perde danaro. Bob conta il tempo. Beth non capisce. Bob corre senza sapere perché. Il cielo è blu. Ma spuntano nuvole scure e pesanti. Inquietudini e ripensamenti. Piccola folle vita quotidiana. Le sue abitudini. Così rassicuranti. Così soffocanti.
lo spettacolo “Bob e Beth” può essere rappresentato anche in lingua francese, spagnolo, inglese
NOTE TECNICHE
Gli spettacoli, aperti al pubblico, si svolgeranno all’interno del carcere in date e orari da concordare.
OCCORRENTE
un teatro, un cortile, uno spazio ampio adibito a teatro all’interno del carcere.
DOCENTI-ARTISTI CONDUTTORI DEI LABORATORI
curriculum docente ANNAMARIA VERRASTRO Fondatrice, presidente, responsabile dei percorsi didattici dell’associazione Cascina Macondo. Insegnante, ceramista, esperta di pedagogia, psicologia e tecniche psicomotorie. Per molti anni ha sperimentato come insegnante le tecniche di manipolazione dell’argilla nelle Scuole Elementari con ragazzi a rischio e portatori di handicap acquisendo una solida esperienza del recupero anche con tecniche psicomotorie. Ha operato all’interno di commissioni di ricerca per l’inserimento nella scuola dell’obbligo di ragazzi portatori di handicap. Perseguendo il sogno di una scuola “attiva e interattiva” ha elaborato percorsi specifici di “didattica dell’argilla e manipolazione ” rivelatisi importanti strumenti di creatività, contenimento e supporto alle materie curriculari.
curriculum docente CLELIA VAUDANO Ha incontrato per caso la ceràmica a Cascina Macondo nel 1994 con un primo corso finalizzato all’insegnamento delle tècniche di manipolazione nelle scuòle. Conduce con Annamarìa Verrastro il laboratòrio “Manipolando” del progètto “Motore di Ricerca” della Città di Torino vòlto all’integrazione della disabilità&normalità. Ha partecipato alle rassegne “Contemporary Art” e “Arte Plurale” e con Cascina Macondo a varie mostre e installazioni: “Rakuhauku Giòia di Luce”, “Cut-Up e Tèrra”, “Quotidiano e Straordinario”, “La Tèrra: sedimenti e suggestioni”, “Tèrrecòtte e Raku”, “Together” (Chambery), “Handi Scène” (Les Mureaux-Parigi).
curriculum docente PIETRO TARTAMELLA fondatore e direttore artìstico dell’associazione culturale di Promozione Sociale “Cascina Macondo. Maestro affabulatore, poeta, scrittore, haijin, raccontastòrie, voce narrante di audiovisivi e documentari. Lavora da molti anni con i bambini delle scuole materne, elementari, medie, con gli adolescenti e i giovani dei licei, con la disabilità e l’handicap. È docente in molti percorsi di aggiornamento (affabulazione, dizione della lingua italiana, scrittura creativa, poetica Haikù) rivolti agli insegnanti. Ha già lavorato nell’anno 2004/2005 presso la casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino con un percorso di lettura creativa ad alta voce.
curriculum docente FABRIZIO VIRGILI è stato insegnante di educazione fisica e ha scritto molti libri sull’argomento. In gioventù ottimo corridore, qualità che gli ha consentito il raggiungimento di diverse maglie azzurre nella corsa dei 110 metri a ostacoli. Appassionato di haiku ha visitato il Giappone, tiene seminari di poesia haiku nelle scuole di ogni ordine e grado e presso vari centri e istituzioni culturali. E’ titolare della rubrica quindicinale di poesia haiku “5-7-5” pubblicata sulla newsletter Frecciolenews di Cascina Macondo. Dal 2003 fa parte della giuria del Concorso Internazionale Haiku di Cascina Macondo.
curriculum docente FABIA BINCI ha insegnato Letteratura Italiana e Storia per oltre trent’anni, sempre in Scuole Medie Superiori, a Torino e a Genova, dove ha curato in modo particolare la didattica della scrittura, attraverso il Giornale d’Istituto, il Laboratorio di Scrittura e l’uso delle nuove tecnologie informatiche. Ha frequentato seminari e corsi di scrittura creativa diretti da Stefano Benni, in Umbria e a Genova. Ha tenuto corsi di aggiornamento sulla didattica della scrittura in numerose scuole medie superiori della città di Genova e in varie regioni italiane, nonché presso Enti Privati e associazioni di innovazione didattica. Dal 1992 coordina il Laboratorio di Scrittura Creativa dell’Unitre di Arenzano e Cogoleto.
curriculum docente GRAZIA ISOARDI formatrice teatrale, autrice e regista, ha fondato nel 2000 l’Associazione Voci Erranti a Racconigi, all’interno dell’ex ospedale psichiatrico, come luogo di incontro e confronto tra realtà e pensieri sociali diversi. Ha lavorato con Claudio Montagna, Jean Mening, Mamadou Dioumè e Claudio Misculin in ambiti sociali di emarginazione e di malattia. Coordina il Centro di formazione teatrale Milanollo di Savigliano e gestisce il laboratorio permanente per i detenuti del carcere di Saluzzo.
curriculum docente NAGI TARTAMELLA Nel 2005 si laurea in Scienze dell’Educazione con indirizzo interculturale (Università di Torino- Italia).
- Dal 2004 è docente del progetto Mus-e Torino – Arte nella Scuola
- Dal 2005 dirige il progetto di teatro sociale “Viaggi fuori dai Paraggi” in collaborazione con l’APS Cascina Macondo.
- Nel 2011 fonda, con Florian Lasne, la compagnia Racines de Poche (Parigi).
- Ha collaborato con diverse compagnie e associazioni per la creazione di performances, spettacoli, letture, e conducendo corsi e stages di teatro e danza: Voci Erranti Onlus (Savigliano), il 6B – Nuovo Centro di Creazione e Diffusione – ( Francia), Vincent Harisdo (Francia), Compagnia di danza Catanduva (Brasile), APS Cascina Macondo ( Italia).
TEATRO: Corso biennale di Formazione Teatrale presso Teatranzartedrama, Moncalieri (To), Scuola biennale presso il Centro di Formazione Teatrale Sorelle Milanollo, Savigliano (To), Atelier teatro fisico di Philip Radice, Torino (Italia), Scuola Sperimentale dell’Attore di Claudia Contin e Ferruccio Merisi (Pordenone), Teatro delle Radici di Cristina Castrillo, Lugano (Svizzera).
laboratori internazionali DANZA: Centre d’Etudes Artistique 6eme Parallele, Bordeaux (Francia), Formazione biennale in danza Afrocontemporanea diretta da Vincent Harisdo. Danza contemporanea e teatro-danza con vari coreografi tra i quali: Michela lucenti e Balletto Civile, Pierre Doussaint, Raffaella Giordano, Giorgio Rossi, Roberto Castello, Doriana Crema, Claude Coldy, Nina Dipla, Frey Faust, Nicole Ponzio, Isabelle Cheveau, Martin Kravitz, Daniela Paci, Lola Keraly.
curriculum docente FLORIAN LASNE Attore bilingue francese-italiano.
2004: diplomato in Arte dello spettacolo all’università di Paris VIII.
2006: diplomato della scuola professionale biennale Teatranzartedrama (Torino).
2006-2011: lavora con diverse compagnie in Italia: teatro contemporaneo, burlesco, classico, per ragazzi, danza contemporanea, letture.
2008-2010: fa parte della compagnia di danza contemporanea L’Artimista diretta da Daniela Paci (vincitrice di Mantovadanza 2008, selezionata dalla regione Piemonte per il festival OFF di Avignon 2008)
2011: co-fonda con Nagi Tartamella la compagnia Racines de Poche creando lo spettacolo “Bob e Beth” (rappresentato in Italia, Francia, Brasile, Togo).
Attualmente lavora e collabora con:
- Jean-Claude Penchenat (letture)- Parigi
- la compagnia Mangano-Massip (ex Autour de mime)- Parigi
- la Compagnia del Butor diretta da Jean-Luc Gesquière (teatro di strada)- Parigi
- l’associazione Cascina Macondo per varie attività (laboratori, letture, spettacoli, scrittura, handicap…) – Torino
curriculum docente ANTONELLA FILIPPI fa parte dell’Associazione Cascina Macondo e tiene corsi di scrittura creativa e di poetica haiku. Ha pubblicato articoli e haiku in Giappone, USA, Svezia, Germania. Appassionata di letteratura e scienza, lavora anche come consulente editoriale e scientifico per diverse società e insegna in una scuola di medicina complementare.
DITTE, ENTI E PRIVATI
SPONSOR E SOSTENITORI DEL PROGETTO PAROL
elenco in via di formazione…
LINK
ADOTTA UNA BOLLA DI SAPONE (con equipe europea, enti, associazioni, prigioni coinvolte):
http://www.cascinamacondo.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1175:adotta-una-bolla-di-sapone&catid=102:news&Itemid=90
PERCORSI LABORATORIALI DI CASCINA MACONDO NELLE CARCERI:
http://www.cascinamacondo.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1176:parol-scrittura-e-arti-nelle-carceri-oltre-i-confini-oltre-le-mura-progetto-europeo&catid=102:news&Itemid=90
COMMISSIONE EUROPEA – APPROVAZIONE PROGETTO PAROL N° 536495:
http://eacea.ec.europa.eu/culture/funding/2012/selection/documents/strand_1-2-1/1-list-of-selected-projects.pdf
SITO BELGA (PROVVISORIO) DEL PROGETTO PAROL:
https://sites.google.com/site/haikuinprison/the-team
ADOTTA UNA BOLLA DI SAPONE
http://www.cascinamacondo.com
DATI DI CASCINA MACONDO PER BONIFICI BANCARI
conto corrente N° 1000 / 13268 – Istiuto Bancario “BANCA PROSSIMA”
filiale 05000 di Milano, Via Manzoni ang. Via Verdi – codice postale 20121
IBAN: IT13C0335901600100000013268 per versamenti italiani
BIC: BCITITMX codice per versamenti internazionali
ricordiamo che ai sensi della legge 266/91 le donazioni effettuate nei confronti delle APS (Associazioni di Promozione Sociale) possono essere detraibili/deducibili dalla dichiarazione dei redditi al pari delle donazioni elargite ad organismi di volontariato (art. 15, comma 1, lett. i-quater, D.P.R. 917/86). Scrivi, come causale del versamento: CONTRIBUTO ALLE ATTIVITÀ ISTITUZIONALI DI CASCINA MACONDO – ADOTTA UNA BOLLA DI SAPONE