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Case - 4 -

Creato il 22 febbraio 2011 da Valepi

3. Dalle stelle alle stalleAnche dalla casa di Lucifero alla fine siamo andate vie. Troppi ricordi, troppa voglia di iniziare una nuova vita. Troppo freddo, fondamentalmente.
Il passo successivo fu il trasloco in via Macchiavelli, ancora un’ascesa: quarto piano senza ascensore, la canna fumaria della pizzeria di sotto affianco alla finestra (se il problema era il freddo, almeno quello l’avevamo risolto), le padrone di casa psicopatiche… ancora una volta non ci facevamo mancare nulla!
L’appartamento era proprio carino, a parte i quattro piani di scale da fare con l’acqua e la spesa ed il caldo infernale d’estate, quando la pizzeria lavorava a pieno ritmo, era proprio bello. Peccato che il “clima familiare” non ci permettesse quasi di uscire dalla nostra stanza. Le due proprietarie sembravano ossessionate dalla possibilità che qualcuna delle inquiline potesse anche minimamente scalfire un qualsiasi angolo della loro brillante e spettacolare casetta. A me ricordavano un po’ la strega di Hansel e Gretel, mi sono convinta che nella fiaba originale le streghe fossero due gemelle e fossero identiche a loro. L’appartamento brillava costantemente di pulizia (nessuna di noi si sarebbe mai sognata di saltare anche un solo turno di pulizie) ed era seminato di post-it colorati a forma di cuoricino, stellina, hallo kitty e quant’altro, ricoperti di commenti e memorandum che sottintendevano minacce di morte. Non dimenticate di segnare gli scatti del telefono. Non dimenticate di pulire dopo la doccia schiuma ed eventuali perdite pilifere. Non dimenticate che la cucina ha il piano d’acciaio e va pulita con l’apposito panno di seta pura per non graffiarlo. Non dimenticate di pulirvi i piedi prima di entrare in casa. L’ultima che rientra metta il passante alla porta (e come facevo a sapere se ero l’ultima? Svegliavo tutte facendo l’appello??). A me sembrava che un po' di semplice buon senso ci avrebbe fatto fare le stesse cose, ma in quella forma, e con l’espressione delle sorelle in mente, a me i post-it colorati facevano un po’ l’effetto della scritta Arbeit macht frei (mi si perdoni il paragone!!).
Ma, che dire? Vivevo una sorta di perpetua primavera e poco di questo mi toccava.
Almeno fino a quando la primavera non si troasformò direttamente in autunno. L’estate la saltai a piè pari, fu una delle più brutte della mia vita, non so nemmeno come riuscii a superarla, né come o quando mi accorsi che le cose con Lui stavano cambiando. So solo che, in un modo o nell’altro, mi ritrovai una sera sotto casa a dire al suo migliore amico “Guarda che lo so che ormai ho i giorni contati con Lui”.
Le cose mi stavano cambiando intorno ed io non avevo modo di fermare questa sorta di deriva. Ero certa (!) che il cambiamento non stesse andando a mio favore e non so perché, avvicinarmi a Lui, sulla nave, di rientro da quello splendido concerto, trovarlo a chiacchierare con un’altra dal fascino e dalla personalità se non altro discutibili e lasciarlo lì dopo dieci minuti senza che lui si fosse minimamente accorto che io c’ero, non mi diceva nulla di buono.
Volevo fare qualcosa per fermare il cambiamento ma ero come paralizzata dal panico e questo sicuramente non favorì la deriva della primavera.
E allora per scuotermi cambiammo ancora casa e tornai con i piedi per terra.
In via Alagon.
Mamma mia che brutta via Alagon.
Questo bellissimo gioco
Condizione naturale di partenzasarebbe mettersi alla prova

e constatare che è soltanto un’apparenza

questo tuo essere distante

che puntualmente ti fa andare via

e puntualmente io rimango tua

senza capire che scappare è un modo per ricominciare

e invece voglio continuare

continuare continuare tuttoÈ poco

è poco

non può bastarmi questo bellissimo gioco

l’impossibile certezza

di trovarti quando torno

di volare stando fermi

e avere tutto il mondo

tutto intornoè pocoè poco

ma non ti gridoè stato quel che è stato

c’è ancora spazio per sperare e solo per ricominciare

ancora tempo per sbagliare

la soluzione da inventare fra di noi

questo bellissimo giocofra di noi

La soluzione materiale non esiste

ad un’inguaribile stanchezza

mi piacerebbe immaginare che resiste

questo tuo amore incontrastato

ma puntualmente tu mi mandi via

e puntualmente io rimango tua

senza capire che mollare

è un modo per farsi salvare

e invece voglio continuare

continuare tutto

È poco

è poco… …
(Federica Camba e Daniele Coro per Annalisa Scarrone)




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