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case da sogno, ricordi da incubo

Creato il 16 settembre 2015 da Plus1gmt

Se grido di notte non spaventatevi, sicuramente ho sognato la mia vecchia casa di campagna. La mia vecchia casa di campagna apparentemente è una cascina costruita dal mio trisnonno sulle pendici di un monte a un km dal centro del paese, a ridosso di boschi piuttosto brulli e sopra il cimitero, ma questo aspetto non accentua di un grado l’inesistente registro horror di questa innocua vicenda. La casa è isolata, la cascina successiva salendo la montagna è a circa un km più in alto ma da quarantanni è disabitata e oggi è solo un rudere. Nella la mia vecchia casa di campagna ho trascorso almeno una dozzina di estati di fila fino ai quindici anni, e quando dico estati intendo dal primo giorno di vacanza dopo la fine dell’anno scolastico a giugno fino all’ultimo giorno prima della ripresa a settembre, anzi quando frequentavo la scuola elementare si tirava fino al primo ottobre. Senza contare poi numerosi fine-settimana durante l’anno e poi tutti i brevi soggiorni negli anni successivi fino alla fine che quella casa ha fatto (grazie a quella sagoma di mio cognato che l’ha ipotecata per i suoi affari, fate quindi ciao all’agenzia delle entrate). Nella mia vecchia casa di campagna ho passato tantissimo tempo con mia nonna e le mie sorelle da piccolo, quindi tutto sommato giorni felici e spensierati come sono le vacanze estive fino alla scuola superiore. Quello che non capisco è quindi il motivo per cui la maggior parte degli incubi che mi fanno urlare di notte sono ambientati lassù. Non li saprei raccontare, rammento solo qualche ambiente che mi angoscia fino al momento dello spavento, eppure a fasi alterne, nei periodi di maggior stress, il brutto sogno nella mia vecchia casa di campagna torna a trovarmi. Di ricorrente non c’è nulla, non ci sono spettri o mostri, disgrazie o calamità naturali, agenti soprannaturali o morti viventi. Solo stanze e muri di pietra, luoghi e ambienti distorti dal sonno, cose che so che stanno per succedere ma di cui non riesco mai a vedere la scena clou: l’urlo mi fa balzare sul letto o mia moglie, avvertendo l’escalation onirico-emotiva in corso fatta di grugniti, versi e sospiri, riesce a prendermi in tempo e a svegliarmi. Probabilmente è l’assenza di persone familiari nel sogno che mi angoscia, gli spazi abbandonati che diventano i veri protagonisti con le cose che invecchiano con il tempo anche se, senza vita, in realtà nella loro immutabilità dovrebbero costituire un punto di riferimento stabile per i nostri ricordi e che, distorte dalla paura, trasmettono l’opposto della sicurezza.



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