Sono state rese note dalle istituzioni le destinazioni lavorative dei quattro poliziotti condannati in Cassazione per il reato di omicidio colposo di Federico Aldovrandi, il diciottenne ucciso la notte del 6 luglio 2009 a Bologna.
I luoghi del reinserimento lavorativo dei quattro sono stati resi noti in una nota del Ministero dell’Interno. Decisiva l’interrogazione parlamentare le deputato Cinque Stelle Paolo Bernini, che ha ottenuto una risposta dal ministero contenente i dettagli sui luoghi dove gli agenti sono stati trasferiti e ora svolgono “funzioni amministrative”.
Il fatto.
La notte del 6 luglio 2009, il diciottenne Federico Aldovrandi rientra a casa a piedi, dopo aver passato la serata al locale Link di Bologna. Aveva bevuto qualche bicchiere di troppo e preso della sostanza stupefacente, in piccola quantità.
Durante il tragitto incontra la squadra composta da Enzo Pontani e Luca Pollastri, che chiamano rinforzi dopo essere stati “aggrediti a colpi di karate senza un motivo apparente”. La loro sensazione è di trovarsi di fronte a un “invasato violento in stato di agitazione”. Sul luogo accorrono altri due poliziotti, Paolo Forlani e Monica Segatto.
Al termine della colluttazione, Aldovrandi muore.
La perizia del legale del Pubblico Ministero darà la colpa del decesso all’eroina e alle sostanze nel corpo di Federico. I legali della famiglia, invece, nella loro perizia, troveranno un’altra motivazione: a uccidere Federico sono state le percosse e un’anossia posturale, dovuta allo schiacciamento dei polmoni dalle ginocchia dei poliziotti.
Oggi la vicenda continua a essere di grande rilievo. A due giorni dalla manifestazione a Ferrara per chiedere la destituzione completa della divisa ai poliziotti, arriva una buona notizia per la madre del ragazzo, Patrizia Moretti: vengono resi noti i luoghi dove sono stati trasferiti i quattro poliziotti.
“Quello che mi interessa” ha detto la madre di Federico “E’ che quei quattro non facciano il loro lavoro di prima. Non devono più nuocere”.
“Schegge impazzite”, così erano stati definiti i poliziotti dal procuratore Generale della Cassazione. Schegge che hanno “bastonato di brutto per mezz’ora un giovane disarmato e che non stava commettendo reato”.
Patrizia Moretti non si ferma qui. “Vogliamo che lo Stato tolga loro anche la divisa”, ha detto.
Una battaglia che la signora Moretti non porta avanti da sola. Non solo gli amici, conoscenti e famigliari di Federico. Con lei anche il Movimento 5 Stelle.
“Ci possiamo ritenere parzialmente soddisfatti” ha detto Bernini “in quanto gli agenti svolgono tutti compiti di carattere amministrativo, ma la loro condotta dovrebbe essere considerata “disonore alla divisa” secondo quanto previsto dal D.P.R. 25 Ottobre 1981 n.737”.
Anche Bernini, insomma, vuole vedere spogliati della divisa i quattro poliziotti.
Le istituzioni hanno risposto a Bernini dicendo che “la sanzione comminata ai quattro agenti risulta congrua. Sei mesi di destituzione dall’incarico e trasferimento a ruoli amministrativi”
“Saremo comunque in piazza il 15 febbraio, a Ferrara” ha detto Bernini “Ci sono gli estremi che portano alla destituzione dei quattro agenti, se solo si facessero delle commissioni interne alla polizia”.
Gli agenti non hanno mai mostrato pentimento per la morte di Federico. Anzi, uno di loro nel 2012 ha anche attaccato e insultato la madre tramite Facebook.
“Che faccia da c… aveva sul tg, una falsa e ipocrita” aveva scritto Paolo Forlani “spero che i soldi che ha avuto ingiustamente possa non goderseli come vorrebbe, adesso non sto più zitto dico quello che penso e scarico la rabbia di sette anni di ingiustizie”.
Monica Segatto, unica donna del gruppo, ha scontato la pena ai domiciliari grazie al decreto “svuota-carceri” della Severino, mentre gli altri tre sono rimasti nel carcere di Ferrara, in isolamento. Hanno tutti e quattro approfittato dell’indulto, che ha ridotto la loro pena di tre anni.