L’aggressione subita da Stefano Cucchi avvenne dopo la conclusione dell’udienza di convalida di arresto per droga e durante il trasferimento dal Palazzo di Giustizia al carcere. A sostenerlo – durante il processo d’appello per la morte del 31enne a una settimana dal suo arresto per droga nel 2009 – è il procuratore generale Mario Remus ha chiesto oggi alla Corte di condannare a due anni di reclusione ciascuno, per le accuse di lesioni volontarie, gli agenti carcerari Corrado Santantonio, Antonio Domenici e Nicola Minichini. Tutti erano stati assolti in primo grado.
Stefano Cucchi (theblazonedpress.it)
La ricostruzione del caso Cucchi secondo l’accusa e la richiesta del Procuratore generale. Secondo l’accusa sostenuta in primo grado, Cucchi era stato picchiato nelle celle del Palazzo di Giustizia poco prima dell’udienza di convalida. E il processo si era concluso con la condanna di cinque medici e di un’infermiera e con l’assoluzione dei tre agenti carcerari e anche di tre infermieri. Ripercorrendo tutta la vicenda processuale, invece, il Procuratore generale in sostanza ha chiesto di condannare le persone che in primo grado erano state assolte. In particolare oltre che sollecitare la condanna a due anni degli agenti carcerari ha chiesto alla Corte di condannare il primario Aldo Fierro a tre anni nonché a due anni ciascuno per quattro medici Stefania Corbi, Silvia Di Carlo, Flaminia Bruno e Luigi Preite De Marchis. Inoltre il Pg ha sollecitato la conferma della condanna a 8 mesi che era stata inflitta a Rosita Caponetto anch’essa medico per l’accusa di falso.
Secondo il Pg ”c’è la prova che Stefano Cucchi non avesse segni di aggressione violenta prima di arrivare in udienza”. L’aggressione è avvenuta dopo l’udienza di convalida e prima della traduzione in carcere come è dimostrato dal fatto che “in udienza abbia battibeccato, si sia alzato e abbia scalciato contro un banco. Certo non avrebbe potuto farlo se fosse stato fratturato”. Secondo il Pg “la localizzazione delle lesioni sul corpo di Cucchi non porta a credere che siano state causate da una caduta accidentale, bensì da una aggressione vera e propria. L’uomo era di una magrezza eccezionale; il suo esile corpo ha scattato la fotografia di un’aggressione volontaria e intenzionale”. Secondo le conclusioni del magistrato Cucchi “è stato aggredito dagli agenti della polizia penitenziaria che lo avevano in custodia”.
Il Procuratore generale è convito che i medici e gli infermieri abbiano fornito a Stefano Cucchi cure inadeguate. Occupandosi poi della posizione dei medici condannati già in primo grado e degli infermieri che in primo grado furono assolti, il Procuratore generale ha sostenuto che tutti fornirono all’uomo cure inadeguate. La circostanza è confermata dai numerosi consulenti ascoltati durante il processo di primo grado. Secondo il procuratore i giudici di primo grado hanno condannato i medici correttamente per omicidio colposo. Diversa invece la sorte degli infermieri di cui ora chiede la condanna non inflitta in primo grado. “La trascuratezza dei medici – ha detto Remus – appare ingiustificabile. Cucchi entra in stato di detenzione in condizioni cliniche già precarie, emaciato, con poca massa muscolare era un paziente fisicamente difficile che richiedeva cure particolari e non ordinarie”. Secondo il Pg “le condotte contestate agli infermieri dei quali si chiede ora la condanna sono accomunabili a quelle dei medici, anche se per entrambi non ci fu una deliberata volontà di non curare Cucchi”.
Il rischio di condanna per omicidio colposo per gli infermieri. Dal canto suo Giuseppe Flauto, uno degli infermieri che ora rischiano la condanna e che in primo grado era stato assolto dall’accusa di omicidio colposo, ha chiesto di fare una dichiarazione alla Corte: “Sono passati cinque anni da quel giorno, cinque anni in cui mi è cambiata la vita, gli affetti, il lavoro e la salute. Il pubblico ministero – ha detto l’imputato – ha voluto prendere nel mucchio degli infermieri accusandoci di non aver fatto determinate cose in determinati giorni. Io sia il 18 che il 19 ottobre nemmeno ero in servizio e sono proprio questi due giorni ad esserci contestati. Ci è stato detto di non aver fatto l’elettrocardiogramma a Stefano. Ma come avrei potuto farlo se non c’ero? Come si fa a imputarmelo? Dire che è stata una mia negligenza è assurdo. Il pm ha voluto generalizzare accusando tutti gli infermieri, la verità è che abbiamo voluto aiutare Stefano altro che negligenza e imperizia”.
Secondo uno dei difensori degli agenti, avvocato Diego Perugini “il Procuratore generale non ha fatto altro che aggiungere al dubbio altri dubbi”. “L’assunto accusatorio sostenuto finora – ha detto ancora Perugini – è completamente caduto, la sentenza di primo grado è confermata nelle sue basi e i testimoni sono definiti inattendibili. Ma il Pg non ci ha detto da chi sarebbe stato picchiato Stefano, dimenticando di dire chi tra i carabinieri che lo hanno portato nelle celle e gli agenti lo avrebbe picchiato. Dimentica anche di dire sulla base di quale testimonianza può sostenere ciò che ha detto nella sua relazione”. (ADNKRONOS)