"Disastrosa per i Comuni, che in caso di fallimento sarebbero costretti ad accollarsi debiti residui per 27 milioni circa ( rif. legge 865/71). Una follia che rischia di far saltare tutti, perché non ci sono i margini nemmeno per gestire uno solo di quei milioni…”
Questa affermazione suonava come avvertimento ai giudici e ai cittadini alla vigilia dell'incontro che i "sette sindaci" avevano chiesto, ed ottenuto, al Presidente del Tribunale di Parma, paventando una ricaduta sul territorio tale da mettere in ginocchio le finanze degli enti comunali interessati nel caso non fosse omologato il Concordato preventivo della Coop. Di Vittorio. Come ormai consuetudine non venivano forniti i dovuti dettagli del conteggio che, nel caso specifico, avrebbero rivelato la strumentalità della richiesta in quanto palesemente non veri. Ora, dopo lo scioglimento della riserva sull'impossibile concordato, i 27 milioni diventano, per ora, 16,2 e l'articolo di "Quotidiano on line" spiega il il perché. Ma anche questa cifra non va presa come il danno effettivo, essa si porterebbe in dote un patrimonio immobiliare che, malgrado tutto, tuttora esiste. Il Consiglio Comunale monotematico, sollecitato un paio di giorni fa con questa nota da sei consiglieri
Gentile Presidente,
considerati gli ultimi sviluppi sulla questione Cooperativa Di Vittorio e Polis SPA con i gravi risvolti sociali ed economici per l intera comunità fidentina , siamo a chiedere la convocazione urgente del Consiglio comunale .
Cordiali saluti
Francesca Gambarini, Giuseppe Comerci, Silvia Barbieri, Gabriele Rigoni, Luca Pollastri e Angela Amoruso,
ormai non può più essere rinviato e dovrà chiarire questo punto.
In tale occasione potrebbe anche presa la decisione che il Comune di Fidenza agirà a salvaguardia dei proprio interesse e a quello dei cittadini costituendosi Parte Civile nei confronti della cooperativa e dei funzionari, dirigenti della cooperativa o propri che con azioni ad essi imputate hanno arrecato danno materiale e morale alla città.
Una bufala da 27.000.000 di euro con sette mandriani che si
ritrovano con 16.200.000 mozzarelle, o sono loro le mozzarelle?
Di Vittorio costerà a Comuni 16,5 mln. 10,5 meno del previsto.
Il fallimento della Di Vittorio potrebbe costare alla collettività meno di quanto finora temuto. Ma il conto resta decisamente pesante. Sette Comuni del parmense saranno chiamati ad accollarsi ipoteche per 16,5 milioni di euro. Sempre meglio dei 27 milioni di cui si è parlato fino a ieri
I Comuni dove la fallita coop Di Vittorio ha costruite le case per i suoi soci potrebbero ritirare parte delle garanzie sottoscritte in difesa del diritto alla casa. Non è l’intenzione dei sindaci, ma una possibilità giuridica ammessa dal Tribunale di Parma, esplicitata all’interno del decreto con il quale il giudice Pietro Rogato e il presidente del Tribunale Roberto Piscopo il 29 dicembre scorso hanno revocato il concordato Di Vittorio. Quando viene costruita proprietà indivisa – l’attività della Di Vittorio –, per legge i Comuni vengono coinvolti come garanti: la proprietà indivisa non può essere messa all’asta per coprire eventuali debiti. Sono i Comuni eventualmente a dover coprire quei debiti. Ma nel caso della Di Vittorio, le cose sono diverse. Poiché per prima la cooperativa non ha rispettato le convenzioni con i Comuni, i Comuni potranno decidere di sottrarsi ai loro doveri di garanti per alcune specifiche situazioni.
Così è scritto a chiare lettere nell’atto del Tribunale di Parma: “In questa sede non può non osservarsi come la disamina delle convenzioni stipulate da Coop Di Vittorio con gli Enti Pubblici e riguardanti la concessione a Coop Di Vittorio in diritto di superficie dei terreni sui quali la stessa ha poi edificato, parrebbe far sussistere già ad oggi i presupposti per i medesimi Enti Pubblici dell’esercizio della facoltà per invocare la decadenza dalle Convenzioni anche in ragione del fatto che la Coop, per quanto dalla stessa riferito, ha concesso ipoteche sugli immobili edificati sui terreni dei Comuni a garanzia di mutui non destinati esclusivamente alla costruzione”.
Il giudice si riferisce a diverse proprietà che nel 2010 e nel 2011 sono state ipotecate dalla Di Vittorio per avere prestiti per circa 10,5 milioni di euro da Monte Paschi di Siena e da Carige. Formalmente, questi soldi erano destinati a costruire altre case a Parma in strada S.Margherita e a Fidenza nel quartiere Europa, ma in realtà sono stati usati in gran parte per rifinanziare debiti con la stessa Carige e ad aiutare attività delle controllate Polis e Attoprimo. Poiché i soldi sono stati usati in modo non regolare, le ipoteche potrebbero non essere più valide.
Ma allora chi pagherà per quelle ipoteche? Probabilmente le stesse banche, che quando hanno concesso i prestiti, sapevano di accettare garanzie irregolari.
Le proprietà legate a questi due prestiti sono a Fidenza (via Nenni, 51), a Fornovo (via Solferino, 56), a Fontanellato (via Di Vittorio, civici 1-3-5-7-14-16-18), a Noceto (via al Cantone, civici pari da 2 a 10) e a Salsomaggiore (via Alessandrini, 8).
Nei giorni scorsi, i sindaci di Fidenza, Parma, Fontanellato Noceto, Salsomaggiore, Fontevivo e Fornovo hanno diffuso una nota comune in cui promettono che non si tireranno indietro dai loro doveri di garanti della proprietà indivisa: “Un punto di garanzia assoluta deve essere già oggi affermato e riguarda i soci assegnatari di un alloggio di proprietà indivisa, il cui diritto alla casa non sarà messo in discussione, essendo un diritto sancito dalle convenzioni e blindato dalla legge 865 del 1971 (articoli 35 e seguenti)”. La promessa politica resta, ma la “blindatura” legale per i casi indicati non c’è affatto. È saltata nei maneggiamenti illeciti della Di Vittorio.
Quando verranno chiamati ad accollarsi le ipoteche sulle proprietà indivise della Di Vittorio, i sette Comuni elencati si troveranno con debiti fuori bilancio per 27 milioni di euro. Cancellando le convenzioni che interessano le ipoteche Monte Paschi e Carige, il conto si ridurrebbe a 16,5 milioni.