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Caso Kercher: così banale, il male, da farne spettacolo

Creato il 03 febbraio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

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800px-Corrado_maria_daclon_-_amanda_knoxdi Renato Pierri. Ho visto  il bel film di Margarethe von Trotta, Hannah Arendt, uscito l’anno scorso, ma  distribuito in Italia recentemente solo per un paio di giorni. E ho pensato ai  nostri tanti piccoli (in confronto a quelli grandissimi dei quali parlava  Arendt) mali, così banali, da diventare spettacolo. La sentenza per l’omicidio  di Meredith Kercher ha dato il via alle ennesime trasmissioni di approfondimento.  Trasmissioni che non andrebbero in onda se per l’appunto il male non fosse  diventato banale.

E così, sorridendo, magari tra una battuta e l’altra, si può  parlare di coltellate inferte ad una ragazza, di strangolamento, e via di  seguito. Così, può accadere che un giornalista, tra un sorriso e l’altro, possa  tenere in mano presunti strumenti con i quali fu fracassata (provo fastidio  nello scrivere queste parole, ma è necessario) la testina di un bambino, e  parlarne tranquillamente, senza battere ciglio. Può accadere che un giornalista  in televisione si chieda con disinvoltura se una ragazzina dopo essere stata  uccisa è stata violentata subito o dopo qualche ora, e parlare della tragedia  ogni giorno per mesi. Può accadere che moltissime persone ascoltino questi  giornalisti senza provare nessun disgusto, nessuna emozione. La banalità  induceva l’uomo “normale” Eichmann  a  compierlo il male, induce noi persone normali a restare indifferenti davanti al  male.

Featured image, Amanda Knox lascia il carcere di Perugia su un’auto insieme a Corrado Maria Daclon, segretario generale della Fondazione Italia USA, source Wikipedia.

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