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Caso Magherini: si chiudono le indagini: “Morte per cocaina e asfissia da posizione”

Creato il 28 settembre 2014 da Nicola933
di Mirella Astarita Caso Magherini: si chiudono le indagini: “Morte per cocaina e asfissia da posizione” - 28 settembre 2014

Riccardo MagheriniDi Mirella Astarita. Sono state chiuse le indagini sulla morte di Riccardo Magherini, il decesso è avvenuto il 3 marzo a Firenze mentre veniva arrestato dai carabinieri. Restano indagate 7 persone: 4 militari e 3 sanitari, per omicidio colposo: in un primo momento, dopo una denuncia fatta dai familiari di Magherini, i carabinieri erano accusati di omicidio preterintenzionale.

Dopo mesi di indagini, ricostruzioni e testimonianze sono state accertate le cause della morte. Cocaina e asfissia . Il quarantenne, all’arrivo delle forze armate, era sotto l’effetto di una dose massiccia di cocaina e l’asfissia è stata provocata sia dalla cocaina che dalle modalità con cui operarono i militari. E’ quanto emergerebbe dall’avviso di chiusura indagini che, dunque, recepirebbe quanto emerso dalla consulenza tecnica depositata nel corso dell’inchiesta.

Secondo l’avviso di chiusura indagini, le modalità con cui Magherini venne immobilizzato ed ammanettato furono imprudenti e difformi ad una direttiva del Comando generale dell’Arma. Secondo le ricostruzioni di quella notte, Magherini era molto agitato, e i carabinieri prima cercarono di bloccarlo, poi non riuscendo a bloccare l’esuberanza dell’uomo lo buttarono a terra, e nella loro stretta mortale Magherini trascorse i suoi ultimi attimi di vita, spendo di star per morire.

L’avviso di chiusura parla anche dei tre sanitari, a cui viene contestato di non aver valutato correttamente la situazione e di non essere intervenuti per limitare gli effetti dell’asfissia. Non solo giunsero in ritardo, ma i paramedici non riuscirono neppure a capire cosa stesse succedendo all’uomo.

Gli indagati sono sette. L’atto non contempla la posizione di altre quattro persone, chiamate in causa durante l’inchiesta: sono sanitari intervenuti con una seconda ambulanza o che quella sera erano al lavoro alla centrale del 118. Quelli che risposero alla chiamata sono indagati per le modalità con cui avvenne quella conversazione registrata e da mesi nelle mani degli inquirenti.


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