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Caso Marino: il primo episodio autenticamente totalitario del regime renziano. Ecco le prove

Creato il 01 novembre 2015 da Romafaschifo
Caso Marino: il primo episodio autenticamente totalitario del regime renziano. Ecco le prove

Riguardo a Roma e al Caso Marino, le dichiarazioni di ieri del Primo Ministro Matteo Renzi ai telegiornali non solo costituiscono una autentica vergogna per qualsiasi cittadino italiano, ma rappresentano il suggello finale a quanto avvenuto in questi giorni, ovvero alle vicende che hanno segnato il salto di qualità del renzismo da movimento di potere e di consenso non propriamente democratico (Renzi non è stato eletto per fare il Premier) a autentico regime totalitario. 

Caso Marino: il primo episodio autenticamente totalitario del regime renziano. Ecco le prove

La sensazione è che, per lo meno a Roma, quanto è accaduto (un sindaco regolarmente e democraticamente eletto, cacciato via perché non simpatico al Presidente del Consiglio) possa essere solo l'inizio di una escalation autoritaria che porterà, con ogni probabilità, a rimandare il voto la prossima primavera. Votare a maggio o a giugno del 2016, infatti, appaleserebbe un Partito Democratico fermo su percentuali attorno al 15%, circa trenta punti in meno del 2013. E a quel punto dare la colpa a Ignazio Marino sarà durissima... Delle due l'una, dunque: o si rimandano le elezioni inventandosi scuse e sospendendo, ancora una volta, la democrazia; oppure si decide strategicamente di perdere e straperdere mandando qualche avversario politico a bruciarsi nella totale ingovernabilità di Roma.

Ma torniamo alle dichiarazioni di Renzi. Il sindaco dice che non c'è stata alcuna congiura e che semplicemente l'esperienza amministrativa è finita perché la città non funziona. Verissimo. La città non funziona, tra l'altro non è una grande scoperta perché non funziona da decenni, forse da cinquanta anni. Ma se la città non funziona ha iniziato a non funzionare in queste settimane e prima invece girava alla grande? No perché fino a 60 giorni fa le persone che Renzi aveva mandato a Roma a gestire la situazione dicevano che l'amministrazione andava forte e che il sindaco era intoccabile: cosa è successo nel frattempo?

Inoltre in quale norma è scritto che se una città non funziona i consiglieri di maggioranza, assieme a quelli di opposizione, si chiudono in una stanza e firmano le dimissioni di massa davanti al notaio? Questo l'aveva fatto prima d'ora solo la 'Ndrangheta nell'Aspromonte. In altri casi se una città non funziona lo decidono gli elettori alla fine del mandato del sindaco, come hanno fatto con Alemanno nel 2013 mandandolo a casa. Funziona così, altrimenti è dittatura o qualcosa di simile.

E poi c'è da dire che il Premier in qualità di Capo del Governo ha trascurato la capitale in maniera colpevole e patetica, facendo mancare gli opportuni finanziamenti per il Giubileo. In qualità di Segretario del PD ha ignorato la crisi politica assegnandone la gestione ad un commissario palesemente fuori luogo e inadeguato, dotato tra l'altro di clamorosi conflitti d'interesse in città. Renzi insomma non ha idea, perché se n'è sempre fottuto, di quale sia la situazione reale nella capitale del paese che governa.

Le frasi che seguono nelle dichiarazioni del Primo Ministro, poi, sono ancora più inquietanti. Inquietanti perché semmai -ed è per fortuna impossibile- il PD dovesse vincere le prossime elezioni, costituirebbero le indicazioni e la linea cui il futuro ipotetico sindaco PD dovrebbe attenersi: non ridurre i debiti, non rientrare in una normalità contabile, non tagliare gli appalti alle ditte mafiose, no. "Far girare due autobus, sistemare le buche, manutenere il verde pubblico". Lo ha detto davvero: è il Primo Ministro eh! Forse Renzi non sa - o magari lo sa, e allora è peggio - che il verde pubblico a Roma è al disastro per il semplice fatto che si è deciso di togliere le aggiudicazioni per la manutenzione del verde alle ditte ed alle cooperative implicate in Mafia Capitale. I bus non girano anche perché per la prima volta si è provato a fare un contratto serio sulla produttività che, dopo quarant'anni, punisce assenze poco giustificabili e malattie immaginarie. 

Insomma, il vero motivo della cacciata di Marino non riesce ad emergere. Anche perché condizioni simili (bus che non girano, buche e malcontento popolare) ci sono anche in altre città - pensate alla Bologna di Merola - dove però il PD non si sogna neppure di attuare golpe o azioni eversive. Come mai?

Certo la pax mafiosa che c'era prima, anche e soprattutto grazie al Pd "pericoloso e cattivo" come lo ha raccontato Fabrizio Barca, faceva funzionare le cose un pochettino meglio, questo è indubbio. Tutti mangiavano e tutti stavano sazi e tranquilli. Felici, come piace a Renzi. D'altro canto se guardi a livello nazionale vedi che ci si predispone a fare enormi regali agli evasori fiscali alzando la soglia dell'utilizzo del contante e ridicole facilitazioni alla proprietà immobiliare tagliando le tasse sulla casa anche a chi non ne ha alcun bisogno e potrebbe pagarle magari anche più alte. L'importante non è governare bene e salvare il paese dal baratro, l'importante è raggiungere e mantenere il consenso il più tempo possibile. 

Ebbene in Italia (e a Roma soprattutto) è vero l'esatto contrario: stai governando bene solo se stai facendo cose profondamente impopolari. Perché solo così salvi una comunità che è stata drogata di malgoverno e malavita fin quasi al punto dell'overdose fatale. Un tossicomane in queste condizioni - com'è l'Italia, com'è Roma - non puoi far altro che isolarlo in un centro specializzato e legarlo ad una sedia affinché non assuma più sostanze dannose per il proprio organismo. Ti odierà, ma gli salverai le penne. Difficile spiegare questo ragionamento a Renzi e renziani: per loro a quanto pare, già ampiamente logorati da pochi mesi di potere che evidentemente non sanno gestire come classe dirigente matura, l'essenziale è il consenso e non intaccarne l'entità potenziale e la narrazione (je piace tanto, narrazione). Poco importa se a prezzo di corruzione, evasione, connivenze, collusioni, inefficienze, sprechi. Ecco perché ci aspettano mesi di commissariamento rispetto ai quali fare molta attenzione: la sensazione è che su tante cose si cercherà di tornare indietro. Un po' come fece Matteo Renzi quando diventò sindaco di Firenze: era la città dove si facevano - giustamente - più multe d'Italia, si smise. Mica vorrai fare la multa a chi parcheggia da furfante, poi non ti vota più! Per tacere del bilancio del capoluogo toscano sul quale la Corte dei Conti si è sbizzarrita. Uno così può capire la rivoluzione che ha rappresentato a Roma approvare un bilancio in tempo dopo 25 anni di emergenze?

La classe dirigente pronta a subentrare e ammantata di profumo di nuovo, d'altro canto, tendenzialmente la conosciamo. C'è il consigliere comunale turborenziano che ha fatto tutto e il contrario di tutto per ostacolare la riforma dei cartelloni favorendo di fatto mafie e malaffare; c'è l'assessorucolo che briga per favorire le terrificanti lobbies dell'ambulantato che vogliono riprendersi per 10 anni il mercatino di Natale di Piazza Navona. E così via snocciolando il "nuovo Pd" riformato dalla cura Orfini. D'altro canto, se cliccate sopra sull'intervista di Renzi al Tg1, vi accorgere che il nostro Capo del Governo considera "stile" ciò che in tutto il mondo considererebbero "volgarità", "cafonaggine", "codardia". E per cui tutto è possibile.
Forse su questa piattaforma gli unici interlocutori possibili stanno ormai all'interno del Movimento 5 Stelle. Rischiamo di doverci mettere a tifare per loro dopo averli tanto duramente criticati? Se saranno in grado di fare a loro volta pulizia (al loro interno non hanno disonesti, ma hanno gente stupida e profondamente impreparata, che è molto peggio) e di non cascare nelle trappole come stanno facendo su Atac allora probabilmente sì.

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