Sul caso dei marò italiani in India (di cui abbiamo parlato in numerosi post su MilleOrienti) separiamo i fatti dalle opinioni. Prima di tutto vediamo i fatti più recenti.
«Inaccettabile»: così il premier indiano Manmohan Singh ha definito la decisione del Governo italiano di non far rientrare in India i due marò italiani accusati di aver ucciso (scambiandoli per pirati) due pescatori indiani. I partiti indiani di opposizione - sia di destra sia di sinistra – stanno attaccando aspramente il Governo indiano accusandolo di «essersi fatto prendere in giro dall’Italia», e i media indiana parlano di «dignità nazionale offesa» dalla decisione italiana. A Delhi una folla ha bruciato i pupazzi dei due marò italiani e del premier indiano. L’ambasciatore italiano in India è stato convocato dal Governo indiano per spiegare la posizione italiana e gli è stato ribadito che la «Corte suprema indiana ha permesso il 22 febbraio ai due marò di lasciare l’India sulla base di una dichiarazione giurata presentata dalla Repubblica d’Italia»e che, in base a questa ordinanza della Corte, «essi devono tornare dopo quattro settimane per far fronte in India a procedure legali». Perciò «l’India si aspetta dalla Repubblica italiana, come Paese impegnato nel rispetto della legge, che onori la dichiarazione giurata sovrana fornita da essa alla Corte Suprema».
E ora, la mia opinione. Esiste una controversia sul luogo dove sono stati uccisi i due pescatori indiani: se in acque internazionali, dovrebbero essere giudicati in italia; se in acque indiane, dovrebbero essere giudicati in India. Questo è l’elemento di incertezza a cui si appella ora l’Italia per giustificare la propria decisione. Ma questo elemento di incertezza era ben noto anche prima: lo è da un anno, e ciò non ha impedito all’Italia di prendere degli impegni con l’India.
Nessuno – e io meno di tutti – può avanzare giudizi di innocenza o colpevolezza dei due marò prima che venga emessa una sentenza. Tuttavia un fatto deve essere ribadito: esisteva un impegno formale dell’Italia a far rientrare in India i due marò perché fossero sottoposti a processo. L’Italia, venendo meno a quell’impegno formale, sta minando sia la propria immagine in India sia la propria credibilità a livello internazionale.
Il rischio è quello di fare una miserrima figura, analoga a quella che fecero gli americani nel caso del Cermis, quando pretesero (e ottennero) di giudicare negli Usa il pilota americano che aveva tagliato i cavi della funivia italiana uccidendo così numerosi nostri connazionali. Il comportamento americano fu di palese arroganza: quello attualmente scelto dal nostro Paese pare una “furbata all’italiana” che certo non fa onore alla nostra credibilità. Si dirà: in gioco c’è la vita di due italiani. Sì, ma il Ministero degli Esteri italiano sulla vicenda ha tenuta una linea sia discutibile sia contraddittoria.
Discutibile perché i due marò, al loro rientro in Italia, sono stati accolti dalle Autorità come fossero due eroi: chi l’ha detto che sono eroi? Senza voler criminalizzare due persone in attesa di giudizio, non sappiamo nemmeno se siano innocenti…
Contraddittoria, inoltre, perché prima l’Italia ha ossequiato le leggi e le decisioni dell’India (senza riuscire a fare pressioni politiche adeguate, anche di fronte a esami balistici condotti in modo discutibile) e poi si è rimangiata clamorosamente gli impegni presi. L’India non è una “Repubblica delle banane”, è una democrazia, un gigante politico ed economico. Il suo Governo e la sua opinione pubblica non possono venire presi in giro. E il diritto internazionale non è carta straccia: il fatto che ora l’Italia si appelli a un “arbitrato internazionale” per giudicare i due marò verrà percepito dagli indiani come una “foglia di fico” a coprire la vergogna di un voltafaccia.
Conclusioni: la svolta politica decisa improvvisamente dal nostro Governo in questa vicenda peserà gravemente sulle relazioni Italia-India, e chi crede che gli indiani dimenticheranno presto….semplicemente non conosce gli indiani. Nessuno si stupisca poi se in futuro questa vicenda danneggerà anche le relazioni economiche Italia-India. Il caso marò è una vicenda gestita male e rischia di terminare anche peggio.
Attendo le vostre opinioni in merito, cari lettori.
Marco Restelli