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Caso Melania Rea: una lettera aperta a Maurizio Costanzo

Creato il 19 marzo 2012 da Yellowflate @yellowflate

Caso Melania Rea: una lettera aperta a Maurizio CostanzoRiceviamo e pubblichiamo una lettera aperta a Maurizio Costanzo

Dottor Costanzo, ho sempre seguito la sua trasmissione a serata inoltrata, perché dava voce a persone sconosciute i quali raccontavano la loro storia di vita, non favole inventate o scoop eclatanti.
Mi è capitato di sentire a mattina5 ciò che diceva sulla famiglia di Melania Rea, sulla loro continua presenza in trasmissioni televisive e questo mi ha meravigliato sentirlo proprio da Lei che per anni ha ascoltato e divulgato la voce dei più deboli e sconosciuti. Che ogni conduttore cerchi di avere in studio chi porta odiens, magari speculando sul dolore altrui, questo è assodato, ma come lei ben sa, chi ha avuto uccisa in quel modo una figlia, non può fare altro, affinchè non cada nel dimenticatoio sia nella mente delle persone, a cui fanno leva i famigliari anche per tenere viva l’attenzione sul caso, ma anche spingere gli inquirenti a non buttare lì le pratiche e come finisce finisce. Purtroppo, Lei m’insegna, che la maggioranza degli italiani dimentica presto, giusto il tempo di una nuova disgrazia di cui parlare. Ma questo fatto ha toccato la coscienza delle persone tutte, questo accanimento sul corpo di Melania non è cosa da dimenticare.
Chi ha voluto il silenzio stampa, come sappiamo, pur smuovendo i migliori investigatori, cani arrivati da lontano, dispiegamento di forze inverosimili, migliaia di persone sottoposte al prelievo del DNA, ha fatto si che nulla si sia mosso, si è tutt’ora in un vicolo cieco. Le ho citato uno dei molteplici omicidi irrisolti. Non apparire in televisione in questi casi, non è sinonimo di signorilità, il silenzio stampa e la non menzione del caso in trasmissioni televisive, purtroppo oggi come oggi, sta a significare il silenzio anche delle coscienze, il poco interessarsi a fornire il benché minimo indizio che possa aiutare a scoprire l’assassino, che passeggia magari sotto casa e non lo sai. Il silenzio stampa vuol dire lasciare che tutto cada nell’oblio.
Che il Parolisi sia colpevole o innocente, si spera lo scopra la giustizia, che questi sia un amorale, l’abbiamo appurato tutti, che sia un narcisista ci è bastato vederlo presentare fresco di taglio alla moda, arrivando con mezz’ora di ritardo al funerale della moglie. Il suo comportamento dopo la sparizione della moglie ha fatto pensare molto e non certo a suo favore. Ma tutto quello che sappiamo non implica in fatto che possa essere non colpevole, o essere lui il feroce assassino. Invece, andare controcorrente e fare i buonisti è facile quando non tocca a noi personalmente provare quel dolore atroce per la perdita di una figlia.
Questo è quanto volevo dirLe, Dott.r Costanzo, e che Lei, da persona intelligente quale è, sa benissimo che un famigliare, pur sapendo che in quel momento serve alla trasmissione per fare alzare gli ascolti, poco gli frega di tutto ciò, questa speculazione sulle lacrime di una madre, la compostezza di un fratello e un padre, e la famiglia tutta di Melania, o di molti altri, purtroppo,
la lasciamo alla coscienza di chi per numeri e soldi farebbe di tutto.
La vita di una figlia non è una foglia che il vento ha strappato dai rami, rinascendo a primavera.
Ai signori Rea serve a gridare al mondo “non lasciateci soli, non scordate Melania e come è stata uccisa, non dimenticate la piccola Vittoria. Perché se alla gente basta poco per dimenticare, a noi, ogni giorno che passa, la ferita si dilata e l’indifferenza sarebbe come cospargerla di sale”.
La saluto, Dottor Costanzo, le auguro che mai un grande dolore lo tocchi di persona, come lo auguro a tutti noi, si potrebbe passare dalla parte dei più deboli, dalla parte di chi è difficile far sentire la propria voce, dalla parte di chi muore “dentro” per una figlia uccisa, una figlia stuprata, una figlia massacrata o gettata da un cavalcavia come fosse una bambola di pezza consumata dal tempo. Difficile sentire quelle voci, perché sono tante e si disperdono nell’aria, non potendo arrivare ad una trasmissione televisiva, a non avere la voce della solidarietà, che spesso consola l’animo di chi “cammina morto tra i vivi”.

Melina Gennuso

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