Miccoli al telefono insulta Falcone - Bufera sul capitano del Palermo
Il calciatore è indagato per estorsione e accesso abusivo a un sistema informatico. Avrebbe chiesto il recupero di un credito al figlio di un boss, parlando con il quale ha definito Falcone "fango". La sorella del magistrato: "Inqualificabile". Sonia Alfano e il ministro D'Alia: "andrebbe radiato". Rabbia dei tifosi sul web: "Ora ti scordi la Sicilia". Zamparini: "Meglio che se ne vada da Palermo". La Figc chiede alla Procura federale di aprire un'inchiesta (di Salvo Palazzolo - Repubblica)
Fabrizio Miccoli con Mauro Lauricella
Amicizie pericolose e insulti verso uno dei massimi simboli della lotta alla mafia. E' bufera su Fabrizio Miccoli, il capitano del Palermo scivolato maldestramente sulle sue frequentazioni con il nipote di Matteo Messina Denaro e con il figlio del boss della Kalsa, Antonino Lauricella, detto "Scintilluni", con cui si divertiva a cantare "Quel fango di Falcone".E dopo mesi di polemiche e
indagini la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha preso una
decisione. Il bomber dovrà essere interrogato. E non come testimone, ma
come indagato. Ieri, gli investigatori del centro operativo Dia di
Palermo hanno notificato al giocatore un avviso di garanzia, che
ipotizza due reati pesanti: estorsione e accesso abusivo a un sistema
informatico.
La
prima contestazione è una clamorosa novità: il capitano rosanero
avrebbe commissionato al suo amico Mauro Lauricella, il figlio del boss della Kalsa,
il recupero di alcune somme dai soci di una discoteca di Isola delle
Femmine. E i modi di Lauricella junior sarebbero stati piuttosto
bruschi. La seconda accusa, per cui Miccoli era già stato iscritto nel registro degli indagati due mesi fa si riferisce invece a quattro
schede telefoniche. Il capitano rosanero avrebbe convinto il gestore
di un centro Tim a fornirgli alcune sim intestate a suoi clienti. Una
di queste schede fu poi prestata a Lauricella junior nel periodo in
cui il padre era latitante.
Le accuse nascono proprio dalle
indagini finalizzate alla ricerca di Antonino Lauricella, il re della
Kalsa poi arrestato dalla polizia nel settembre 2011. Per molti mesi la
Dia tenne sotto controllo Mauro Lauricella, anche intercettando le
quattro misteriose schede telefoniche di cui adesso deve rispondere
Miccoli. Fra quei dialoghi non emersero conversazioni utili per la
ricerca del capomafia della Kalsa, ma sono saltate fuori le relazioni
pericolose del giocatore del Palermo. Al telefono, Miccoli e
Lauricella insultavano persino il giudice Giovanni Falcone: "Quel
fango di Falcone", canticchiavano i due amici su un Suv mentre
sfrecciavano per le vie di Palermo. E al telefono davano appuntamento
a un altro amico in modo davvero singolare: "Vediamoci davanti
all’albero di quel fango di Falcone".
Toni che stridono con quelli
usati da Miccoli durante le partite del cuore, quando dedicava i suoi
gol proprio a Falcone e Borsellino. La Federcalcio ha incaricato la
Procura federale di aprire un'inchiesta sulla vicenda.
Reazioni. Parole che suscitano l'indignazione di Maria Falcone,
sorella del magistrato: "Non ho aggettivi per qualificare Miccoli, anzi
ritengo che non valga nemmeno la pena di spendere una parola", dice
Maria Falcone. "Che una persona dello sport e dello star system, che ha
partecipato alle Partite del Cuore, quando dedicava i suoi gol proprio a
Falcone e Borsellino, si esprima in quella maniera - aggiunge Maria
Falcone - è davvero inqualificabile. Si vede - prosegue - che preferisce
i boss alla legalita'". "Ha dimostrato - conclude - scarsissima
sensibilità. Era meglio non partecipare a quelle manifestazioni".
"Se
venissero confermate sono affermazioni aberranti e inqualificabili,
altro che calcio alla mafia. Non ci sono giustificazioni. Deridere un
servitore dello Stato che ha sacrificato la vita nella lotta alla mafia è
un fatto di una gravità inaudita che non può passare in silenzio
soprattutto se dette da chi in questi anni è stato sui palcoscenici
mediatici ed esempio per tanti giovani. Per mettere in fuorigioco le
mafie, il calcio ha altri valori da seguire come l'esperienza della
nazionale di calcio di Prandelli che si è allenata a Rizziconi in
Calabria su un campetto confiscato alle mafie". Così, in una nota, Libera. E
proprio nei campi di Libera propongono di far "passare le prossime
settimane" al giocatore Federico Orlando e Beppe Giulietti, presidente e
portavoce di Articolo 21. "Così magari si farà una
idea più chiara sulla mafia e su coloro che sono morti per aver sfidato
coloro, i mafiosi, che hanno 'infangato e infangano' la sicilia e
l'italia"
"Le parole di Miccoli su Giovanni
Falcone sono sconcertanti, così come sono inaccettabili le sue
frequentazioni mafiose", scrive su Twitter il senatore Giuseppe Lumia,
capogruppo del Pd in Commissione giustizia. "Ho atteso una precisazione
da parte di Miccoli. Il suo silenzio e' sconcertante. Vada via da
Palermo con l'ignominia di tutti i palermitani", scrive su Twitter Antonello Cracolici, deputato regionale siciliano e presidente della Commissione per l'applicazione del decreto Monti all'Ars.
Duro anche il commento di Sonia Alfano,
presidente della Commissione antimafia europea e dell'Associazione
nazionale familiari vittime di mafia: "Palermo non è la città di
Lauricella, Riina e i Graviano: è la città di Falcone, Borsellino,
Giaccone, Agostino, Iannì, Domè e moltissime altre vittime innocenti che
la mafia l'hanno combattuta a viso aperto! Le dediche di Miccoli ai
giudici uccisi dalla mafia oggi suonano come delle vere e proprie prese
in giro. Andrebbe radiato dal mondo del calcio". Dello stesso avviso Gianpiero D'Alia,
ministro della Funzione pubblica: "Non può continuare a giocare perché
ha tradito la fiducia di migliaia di tifosi che in lui, capitano del
Palermo, hanno visto un esempio in cui identificarsi". "Chi utilizza
certe espressioni dovrebbe chiedersi, come io chiedo, se sia mai stato
degno di rappresentare la città di Palermo" dice il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
"Auspichiamo
che sia lo stesso calciatore a fare immediata chiarezza su quanto
accaduto", ha detto Danilo Leva, presidente del forum Giustizia del Partito Democratico,
"un giocatore di calcio è un idolo per tanti giovani, e questo
comporta precise responsabilità. Ci si aspetterebbe che fosse un
esempio positivo e un modello di comportamento da seguire, evitando di
cadere in affermazioni che feriscono il Paese, la Sicilia e Palermo,
quella città cui Miccoli deve gran parte della sua fama e del suo
successo".
E scatta anche il "cartellino rosso" dei tifosi rosanero delusi dal 'Romario del Salento' che nei social network
lo condannano senza appello. "Ora ti scordi la Sicilia", reagisce un
tifoso sulla pagina Facebook di Miccoli, comunque in partenza, anche per
l'insofferenza crescente di patron Zamparini legata proprio agli
sviluppi dell'inchiesta. "Una feccia? Sei una merda", gli urla una
giovane.
E su Facebook nasce il gruppo "Vogliamo la radiazione
di Miccoli per la frase su Falcone", con un centinaio di adesioni. Non
solo. Sempre sui social network si chiede che il Palermo "prenda le
distanze" dall'ex giocatore rosanero sulla frase choc sul giudice ucciso
nella strage di Capaci.
IL LAPSUS DI ZAMPARINI - Fino al pomeriggio il Palermo Calcio non si è
espresso sulla vicenda, tenendo la foto del capitano sulla homepage del sito, poi le parole del patron Maurizio Zamparini:
"Mi dispiace tantissimo, speriamo che sia un lapsus della procura.
Conoscendo Miccoli non penso che lui possa fare un'estorsione a nessuno.
Le sue parole? No comment, bisogna vedere esattamente cosa ha detto. Mi
rende sconcertato che i giornalisti sappiano delle intercettazioni che
devono essere un segreto, poi lo sarei se lui le dovesse aver dette per
davvero".
"Avevo un sentore, non che fosse indagato, ma che la
procura stesse facendo delle verifiche perche' lui aveva delle amicizie
- ha detto Zamparini ad Antenna Sicilia secondo quanto riporta
Stadionews. Questo pero' accade a tutti i giocatori, mica sanno che
balordi frequentano. Per questo penso che faccia bene ad andarsene da
Palermo".
Insommma, secondo Zamparini - un lapsus sotto sembianze umane - emergono tre principi della cultura pallonara:
- Zamparini, come Ghedini, non è sconcertato dai fatti che sembrano documentati da intercettazioni ambientali e da altri elementi probatori, ma dal fatto che la stampa ne parli. E anzichè prendere a calci in culo questo idiota e cacciarlo in 5 minuti, straparla di possibile lapsus della Procura;
- Quale calciatore non frequenta affettuosamente mafiosi? Così fan tutti. Tutti merde, nessuno è merda. Poi si mette in moto il cervello, e si scopre che fra un migliaio di giocatori professionisti, quelli "chiacchierati" per "entente cordiale" con mafiosi di vario calibro sono una decina, non TUTTI;
- Infine, la patente da imbecilli a tutti i calciatori: "...Questo pero' accade a tutti i giocatori, mica sanno che
balordi frequentano...".
Insomma, sembra che questi imbecilli carichi di miliardi e leggeri di etica e cultura, si mettano a frequentare chiunque glielo chieda, senza neanche darsi la pena di informarsi - magari su "gogol" - sul pedegree di questi amici del cuore, che pure portano spesso cognomi famosi, e non certo per le opere di bene compiute. Quindi ci permettiamo di suggerire che dal mondo dello sport siano radiati a vita non solo gli imbecilli alla Miccoli, ma anche i "diversamente intelligenti" alla Zamparini.