Nonostante i processi, le inchieste, le piste il caso Moro è ancora un mistero italiano. Un pò come dal nulla riappare la pista dei servizi segreti.
Di un ipotetico intreccio tra Brigate Rosse e Servizi se ne parla da anni, la versione però è sempre stata negata dalle Brigate Rosse stesse, sempre. Il mistero però degli spari rivolti vero l’ingegner Alessandro Marini, uno dei testimoni più citati dalla sentenza del primo processo Moro ed anche unico “civile” presente quella mattina del 16 marzo 978 in via Fani non è mai stato chiarito. Secondo quanto era stato rilevato da indagini la Honda Blu non era delle BR, a dirlo sono sempre stati (lo si rileva da più fonti) Mario Moretti e Valerio Morucci «Non è certamente roba nostra».
Intanto Marini non è morto esclusivamente perchè è caduto di lato, contro Marini era stata scaricata una mitraglietta di piccolo calibro ad altezza d’uomo e i colpi partivano dalla moto di grossa cilindrata.
Secondo quanto Marini aveva dichiarato nell’interrogatorio avvenuto qualche ora dopo il conflitto a fuoco aveva sostenuto che l’uomo della moto aveva circa 22 anni, magro e con guance scavate. Dietro un uomo in passamontagna che usava il mitra. Marini subito dopo era stato minacciato e le minacce proseguirono nei mesi sino a che Marini si trasferisce in Svizzera.
Dopo, negli anni, scoperti i covi BR vengono anche rinvenute le armi, solo 3 mitra che effettivamente avevano sparato in via Fani ma mai venne rinvenuto il mitra o la mitraglietta usata per colpire Marini . Per il tentato omicidio di Marini i brigatisti presenti in via Fani vengono comunque condannati per tentato omicidio . Del mitra piccolo di cui i bossoli venivano ritrovati non c’è mai stata traccia. Forse quell’arma misteriosa è l’ottava presente in via Fani. Negli annali infatti risultano colpi esplosi da: 4 mitra, 2 pistole, oltre alla pistola dell’agente Zizzi, che scortava Moro, e quella in mano all’uomo della Honda: il piccolo mitra. In via Fani quel tragico 16 marzo erano presenti con certezza l’ingegner Marini, il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro con Domenico Ricci, Raffaele Jozzino,Giulio Rivera. Francesco Zizzi, Oreste Leonardi. Poi i brigatisti: Rita Algranati all’angolo della strada con un mazzo di fiori in mano,Mario Moretti. Raffaele Fiore, Prospero Gallinari, Valerio Morucci e Franco Bonisoli, vestiti da avieri.Barbara Balzerani, Roberto Seghetti, Alessio Casimirri e Alvaro Lojacono.
Il mistero sulla Honda va avanti, le ipotesi negli anni sono state tante, dall’autonomia romana, al crimine organizzato e negli anni si era già parlato di servizi segreti. Senza dimenticare poi Gladio. In via Fani quella mattina c’era anche Camillo Guglielmi, indicato alternativamente come addestratore di Gladio o dei servizi segreti.Di Gladio e via Fani non è la prima volta che se ne parla
Guglielmi era lì. Guglielmi sarebbe stato citato in quella lettera anonima. Alle 9 del 16 marzo 1978 il colonnello Camillo Guglielmi, dirigente di una sezione del Sismi, si trovava in via Fani. La sua presenza era stata rivelata nel 1991 da Pierluigi Ravasio, ex agente del servizio segreto militare, e Guglielmi, interrogato dalla Commissione stragi, l’aveva ammessa, sostenendo di trovarsi lì perché invitato a pranzo da un collega che abitava in via Stresa. A sua volta, il collega aveva riferito che Guglielmi si era presentato a casa sua poco dopo le 9, ma che non era affatto atteso, e non esisteva alcun invito a pranzo: del resto, non ci si presenta alle 9 per pranzare. Il colonnello si era intrattenuto con il collega qualche minuto, ed era tornato in strada, dicendo che “doveva essere accaduto qualcosa”. (Polizia e Democrazia)
Guglielmi era noto anche come Papà, durante l’attività nel Sismi, Guglielmi era uno degli addestratori presenti spesso in Sardegna a Capo Marrargiu. La presenza ipotetica di Gladio in via Fani potrebbe essere rivelata anche da alcune munizioni rinvenute in via Fani “ In un’interrogazione parlamentare dell’11 gennaio 1991, l’on. Luigi Cipriani ricordava che in via Fani erano stati ritrovati, dopo la strage della scorta e il rapimento di Aldo Moro, 39 bossoli ricoperti da una vernice protettiva, privi di data di fabbricazione, una caratteristica che – secondo un perito del Tribunale – indicava delle munizioni riservate a Forze statali non convenzionali. ” (tra queste ovviamente ci sarebbe Gladio) . Senza mai dimenticare che un pentito, Saverio Morabito, avrebbe segnalato in loco Antonio Nirta detto «due nasche», killer della ‘ ndrangheta calabrese.
La presenza di qualche uomo presuminilmente legato alle ‘ndrine calabresi era stata rilevata in delle foto scattate da Gherardo Nucci, che abitava al civico 109 di via Fani. Le foto però pare siano scomparse poco dopo la consegna alla magistratura.
La lettera che di questi giorni sembra voler essere importante e nuova dice veramente qualcosa che non si sa? . Di quelle foto, mai ritrovate, parlano al telefono il deputato dc calabrese Benito Cazora e il segretario particolare di Moro, Sereno Freato. «Dalla Calabria mi hanno telefonato per avvertire che in una foto presa sul posto si individua un personaggio… noto a loro, dice Cazora e chiede di poter avere il rullino. (Corriere della Sera)
Qualcosa di nuovo adesso? Cosa?