Il Caso Rea continua a proporre novità, gli avvocati di Parolisi, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile puntano sulla pista del killer donna, infatti sembra che sotto le unghie della Rea sia stato trovato del Dna femminile, e, la loro tesi difensiva continua a ritenere o «irrilevante» il fatto che nessuna delle persone presenti a Colle San Marco abbia notato la coppia tra le 14 e le 15 del 18 aprile. Secondo quel che riportano vari quotidiani, questo sarebbe possibile in quanto tutti i presenti nella zona del delitto non conoscevano la coppia. Inoltre i legali ritengono che i colpi inferti con un punteruolo a distanza di oltre 24 ore dall’omicidio rappresentano «una prova dell’innocenza di Salvatore dato che lui, da quando ha denunciato la scomparsa di Melania, ha avuto gli occhi addosso di tutti».Mentre si legge sul Corriere che, in merito al Dna del Parolisi, trovato sulla bocca della Rea, i legali avrebbero definito «fantasie galoppanti» le teorie di chi parla di “bacio della morte” mentre l’accusa, come è noto, ritiene che il contatto sia avvenuto nel momento dell’aggressione, con Parolisi che tentava di tappare la bocca alla donna. Per il resto, sembra che il Parolisi, abbia trascorso il week end a Frattamaggiore in compagnia della figlia Vittoria, e, oggi, in attesa di quel che stabilirà il gip, si è messo a disposizione in Caserma ad Ascoli. Da quanto risulta tutti i rapporti con i familiari della Rea si sono rotti in modo definitivo, mentre, la famiglia Parolisi sembra che preferisca veder chiaro e, Rocco Parolisi, fratello dell’accusato, si legge sul Corriere avrebbe dichiarato: «Quando abbiamo saputo della sua doppia vita e della relazione con la soldatessa Ludovica siamo caduti dalle nuvole. L’arresto? Non sarebbe la peggiore delle notizie, almeno usciamo da questo limbo…».
Altre fonti (il Messaggero) riporta invece che ” Melania Rea, quel pomeriggio di aprile, non ha avuto neppure il tempo di difendersi. Ha cercato di scappare, questo sì, questo lo ipotizza anche l’autopsia, ma non di difendersi fisicamente dal suo assassino. Una certezza che il professor Tagliabracci ricava dalle condizioni in cui è stato trovato il corpo: «Le mani sono curate, con unghie integre e di discreta lunghezza…»”
Nulla di certo, nulla di determinante e probabilmente nemmeno di nuovo se non che gli investigatori continuano ad affermare che la Rea “Non ha reagito. Non si è difesa. Non ha pianto. «Si fidava totalmente della persona con la quale si trovava in quel momento nel boschetto di Ripe…” L’ipotesi che fa ascrivere il delitto a Parolisi si avvale del fatto che la donna sembrerebbe essere stata presa alle spalle con una particolare mossa che molto ricorda le tecniche militari.
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