Caso Rea: il bacio della morte, il DNA e l’impossibilità di difesa di Melania nella nuova relazione dei PM di Teramo

“I pantaloni abbassati di Melania” avrebbero messo la vittima nella condizione di non poter sfuggire al suo carnefice, la vittima secondo la Procura di Teramo sarebbe stata presa di soppiatto: “la vittima era in condizioni di tranquillità, non si sentiva minacciata, né cercava di sfuggire a qualcuno che aveva identificato come un possibile aggressore”.E, se l’omicida è Parolisi, aver colpito Melania mentre era con i pantaloni abbassati, il reato potrebbe intendersi come premeditato. I magistrati di Teramo nella loro ricostruzione confermato le teorie ascolane e ne rincarano la dose.  In merito al oramai famoso “bacio della morte” è noto che il DNA è quello di Parolisi e, secondo la Procura attesterebbe il nesso tra la presenza del caporalmaggiore e la morte di Melania. A metter luce sui motivi della presenza del DNA nella bocca di Melania ci penserà, su richiesta degli avvocati della difesa, il miglior genetista forense italiano:  Emiliano Giardina dell’Università Tor Vergata di Roma. Leggiamo online che non è di rigore scientifico, secondo Giardina, l’affermazione dell’accusa che il bacio sia stato dato mezzora prima della morte infatti dice il luminare: ”  In genetica non si sa ancora quanto tempo debba trascorrere perché spariscono le tracce”. E’ proprio Giardina che nella sua relazione fa riemergere il DNA estraneo trovato tra le unghie di Melania, leggiamo sul Corriere: “E’ lì che in genere si trova la firma dell’assassino perché si presuppone che la vittima lotti contro il suo aggressore o che comunque abbia un contatto con lui”. Ma per la Procura Melania, non ha lottato e, secondo il pm quella traccia arriverebbe da una ipotetica stretta di mano avvenuta in orario non definito.

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