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Caso Stamina, Cattaneo: "Iene irresponsabili", Parenti: "Nostra unica colpa esserci appassionati alle storie" (La Stampa)
Creato il 20 gennaio 2014 da Nicoladki @NicolaRaianoLETTERA DI ELENA CATTANEO, GILBERTO CORBELLINI, MICHELE DE LUCACaro Direttore,la libertà di stampa è un valore non negoziabile. Proprio per questo, cioè per proteggerla, chi ne abusa causando danni a persone, in un Paese che costituzionalmente rifiuta ogni ipotesi di autorizzazione o censura, di regola andrebbe responsabilizzato dalla legge. Anche l’indicatore della libertà di stampa ci vede in fondo alla graduatoria internazionale dei paesi civili.Un esempio eclatante di irresponsabilità nella pratica della libertà d’informazione, da cui sono venuti danni irreparabili a persone e alla sanità pubblica, è l’uso che della vicenda Stamina ha fatto nei mesi scorsi il programma televisivo «Le Iene». Interpretando al peggio la filosofia situazionista, che mescola finzione e realtà, sono state asserite circostanze insussistenti per manipolare e spettacolarizzare le sofferenze di malati e parenti. Viceversa, i fatti provati che condannavano Stamina sono stati trasfigurati. Sono stati letteralmente ribaltati e proposti come una «dimostrazione» della «falsa propaganda del potere costituito» o di non meglio precisati «interessi di potenti multinazionali». In quanto tali, gli eroici giornalisti di «Le Iene» li contrastavano. E per farlo hanno condito il tutto con «impressioni» o «sensazioni» mosse dalle più viscerali e irrazionali emozioni.Si dovevano usare per far questo bambini malati? Si usavano. Tra le testimonianze pubblicate in questi giorni, che danno conto dell’incredibile calvario offerto da Stamina a famiglie disperate in cambio di numerose decine di migliaia di euro, non è insolito leggere espressioni come «Avevamo visto questo programma “Le Iene”…».Sulla vicenda Stamina il Senato ha ora dato avvio ad un’indagine conoscitiva, per comprendere anche il ruolo di alcuni mezzi di informazione nella sua origine ed evoluzione. Nel frattempo, ora che sta franando il palcoscenico su cui si è recitata la tragicommedia dell’«inganno Stamina», giocata intorno all’illusione di uno pseudo-trattamento dai poteri taumaturgici, il direttore del programma «Le Iene» (Davide Parenti), cerca di smarcarsi e ripete un ritornello già ascoltato: «Abbiamo solo raccontato». Aggiungendo che la trasmissione ha «reso testimonianza», che «basta guardare le cartelle cliniche» (quali?), «abbiamo avuto curiosità per un tipo di cure, ripeto compassionevoli, che mandavano segnali», etc. E, per eludere ogni responsabilità professionale, butta lì che loro sono «un varietà, ma un varietà anomalo».A nostro avviso, «Le Iene» hanno gravi colpe nell’avere concorso a costruire, insieme a Vannoni, l’«inganno Stamina». Con una responsabilità morale forse equivalente a quella dello «stregone di Moncalieri» e con un impatto comunicativo sicuramente superiore a quello che «uno o più stregoni» avrebbero mai potuto avere.Ma facciamo un passo indietro, un po’ di storia per capire meglio e non lasciare dubbi, a nessuno. Già in passato, Parenti e la sua trasmissione avevano «giocato» ad alimentare false speranze presentando fenomenali «cure» a base di staminali proposte in paesi non proprio al centro della scienza e della medicina come: Thailandia o Cina. Coerentemente, nella vicenda Stamina, «Le Iene» non hanno esitato a schierarsi con Vannoni, facendo da cassa armonica alle menzogne e alle falsità. È stato dopo un loro servizio che Adriano Celentano ha scritto la lettera pubblicata dal Corriere della Sera in cui si chiedeva al ministro Balduzzi di consentire ad una bambina di continuare a ricevere il «trattamento Stamina». Da quel momento è stata un’escalation.«Le Iene» hanno cominciato a montare e trasmettere riprese di bambini gravemente malati, facendo percepire al pubblico che il trattamento Stamina producesse effettivi e «visibili» miglioramenti. A questa tesi, perseguita con instancabile accanimento, hanno a più riprese mortificato e umiliato, oltre che la verità e il legittimo bisogno di chiarezza delle famiglie, anche la reputazione di non poche brave persone, esperti e scienziati «macchiatisi del peccato» di denunciare subito, senza mezzi termini, l’odore di bruciato. «Le Iene» hanno teso una trappola al professor Paolo Bianco, esperto italiano tra i più qualificati al mondo su staminali mesenchimali, provocandolo e montando un servizio per metterlo in cattiva luce. Con sapienti «taglia e cuci» hanno prodotto immagini distorte del serio lavoro svolto dai professionisti della Commissione incaricata dal ministro facendo ricorso a piene mani alla loro (solita) scenografica e stucchevole pseudo-ironia riservata (solitamente) ai peggiori e loschi figuri intervistati in loro passate trasmissioni.E ancora, hanno ingannato lo staff di Telethon, mostrando Vannoni, «che per caso passava di lì», dialogare con un addetto Telethon (non un incaricato competente di aspetti medici e scientifici), allo scopo di suffragare l’idea che Vannoni fosse «interlocutore abituale e accreditato» degli scienziati del campo e «frequentatore attendibile» dello storico e internazionalmente riconosciuto ente no-profit di ricerca. Eccetera. L’elenco delle «furbate» sarebbe lungo come tutti i servizi mandati in onda. Tutto sempre allo scopo di «raccontare» quel che loro stessi andavano sceneggiando, con l’intento da un lato di spettacolarizzare le sofferenze dei malati, e dall’altro di alimentare un’idea falsata della controversia, dove Vannoni doveva apparire il benefattore contro cui si erano scatenati i poteri forti e cattivi, incarnati dagli scienziati, ovviamente sempre al soldo delle case farmaceutiche (sia chiaro, le stesse che producono i farmaci che spesso salvano la vita a noi e ai nostri figli).Di una serie di altri aspetti invece «Le Iene» si sono completamente disinteressate:1) dell’indagare e raccontare che fosse Vannoni a intrattenere accordi commerciali con un’impresa farmaceutica multinazionale (Medestea – che le cronache dicono sia stata censurata dall’antitrust decine di volte per pubblicità ingannevole – tanto per restare in tema di corretta informazione);2) del perché il proprietario di quella stessa multinazionale comparisse «improvvisamente» dietro le telecamere di «Le Iene» durante l’aggressione a Bianco (giusto quei secondi per permettergli di esprimere squallidi epiteti sottotitolati dal programma senza dire chi realmente fosse e quali fossero i suoi interessi ad esprimersi così);3) del dettagliare l’insussistenza del «metodo» come riportato nelle valutazioni dell’ufficio brevetti americano (diventate pubbliche solo perché Vannoni & Co. non riuscirono nell’intento di «nasconderle»);4) dello spiegare cosa significhi uno pseudo-metodo plagiato e falsato da artefatti sperimentali russi (come riportato da Nature);5) che il trattamento Stamina non avesse nemmeno i requisiti di legge per essere «compassionevole» (termine usato spesso e a sproposito nei loro servizi);6) che non vi fosse mai stata un’autorizzazione formale dell’Agenzia Italiana del Farmaco ad effettuare il trattamento presso gli Spedali Civili di Brescia (fatto mai smentito da Brescia), e che anzi, nel 2012, l’Agenzia avesse riscontrato illegalità su ogni fronte;7) del raccogliere e raccontare i motivi che hanno spinto gli specialisti scienziati e clinici del mondo, oltre a premi Nobel, ad evidenziare che «non c’è nessun metodo» e nessuna «cartella clinica» in cui fosse scritto che i pazienti erano migliorati;8) che in agosto Vannoni stesso avesse detto che la sperimentazione clinica del suo «metodo» era inutile e che per la variabilità della Sma – fino a quel momento malattia bandiera di Stamina e di «Le Iene» – tale malattia era da escludere dalla sperimentazione governativa in quanto sarebbe stato impossibile osservare benefici.Di tutto ciò, appunto, Parenti e il suo programma si sono disinteressati anche se si trattava di elementi che qualsiasi giornalista aveva a facile disposizione, di fatto coprendo queste evidenze fondamentali.Senza trascurare che dal sito del programma, che riporta il logo di Stamina, si dava accesso facilmente a informazioni utili a chi intendesse «rivolgersi a qualche giudice» (non a qualche medico!) per ottenere la prescrizione del trattamento Stamina.Ora, il contratto di convivenza sociale prevede che i danni fatti si paghino. In un paese civile, Parenti e chi per lui, sarebbero anch’essi chiamati a rispondere davanti a un giudice e, probabilmente, nessuna testata che si riconosca nei più elementari principi della deontologia giornalistica darebbe più una riga da scrivere, un secondo di trasmissione, a chi si è comportato come abbiamo visto fare. Perché alla base della deontologia vi è il dovere di ricercare l’oggettività nella ricostruzione dei fatti. Se poi si sale a livello europeo, le raccomandazioni etiche dicono che i giornalisti devono chiaramente e manifestamente «tenere distinti i fatti dalle opinioni». Nel caso Stamina i fatti venivano costruiti, nutriti dalla materia di opinioni insensate o manipolatorie. Questo evidenzia, a nostro parere, una chiara responsabilità diretta di chi ha agito così.Fino a quando in Italia si potrà continuare a giocare sul fatto che in un «varietà anomalo» si possa fare anche pseudo-informazione senza avvisare lo spettatore che si tratta di puro spettacolo? Questa è diventata l’immagine dell’Italia all’estero: quella di un Paese dove negli ultimi decenni – a livello della comunicazione non solo mediatica, ma anche politica – è sempre più difficile distinguere tra le spettacolarizzazioni mistificatorie e la realtà.Noi pensiamo che l’Italia vera non sia questa. Vorremmo che anche le competenze e il senso di responsabilità che nel nostro Paese non mancano, venissero sempre mostrate e valorizzate. Ovviamente affidandole a quei mezzi di comunicazione capaci di cogliere, consapevolmente e ogni giorno, il significato civile e la responsabilità sociale del loro ruolo.
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LETTERA DI DAVIDE PARENTICaro Direttore,sul caso Stamina, da ieri, da una piccola parte del mondo scientifico italiano, da tre scienziati, è finalmente arrivata un’inconfutabile certezza: è tutta colpa de Le Iene. Da intimidire, processare e condannare, mandare al rogo, e a cui togliere, con buona pace delle regole dello Stato di Diritto, qualsiasi libertà di stampa.Domanda. Esiste una legge dello Stato che consente di somministrare terapie non sperimentate scientificamente (c.d. volgarmente cure compassionevoli) a chi soffre di spietate malattie e a cui non è offerta dalla medicina alcuna cura sperimentata come si deve? Esiste, ma a leggere i tre scienziati, ed essendosi persi qualche puntata precedente, si potrebbe concludere che è tutta colpa de Le Iene. Esiste un eccellente ospedale pubblico dove le istituzioni pubbliche competenti (la dirigenza dell’ospedale di Brescia, la Regione Lombardia, l’Agenzia del Farmaco, il ministero della Salute) hanno deciso e, sapendolo, non hanno impedito, che entrasse il tanto discusso metodo Stamina, del già pluriindagato Davide Vannoni? Non c’è dubbio è proprio andata così, ma, sorvoliamo, comunque è tutta colpa de Le Iene. Dopo il blocco dei trattamenti avvenuto a maggio 2012 a seguito dell’ispezione dei Nas e dell’Aifa, i giudici del lavoro di diverse città d’Italia hanno deciso di superare tale blocco ordinando all’ospedale di Brescia di somministrare le infusioni con il metodo Stamina. È vero? Sì, è proprio così. Ma non ci distraiamo, è tutta colpa de Le Iene.Di fronte alle violente accuse della scienziata Elena Cattaneo, qualcuno potrebbe provare ad osservare timidamente che fino a quel momento (e in realtà ancora molto dopo, fino a metà di febbraio 2013, meno di un anno fa) Le Iene non si erano ancora mai occupate di questa pasticciata storia della sanità pubblica, iniziata in un ospedale pubblico a Brescia nel 2011. Ma non importa, non è il caso di essere troppo scientifici: ribadiamo e andiamo avanti, è tutta colpa de Le Iene. In totale circa 600 giudici, tra prima fase (decisa da un giudice) e fase di reclamo (decisa da tre giudici), ordinano di procedere con le infusioni Stamina all’ospedale. È mai possibile? Sì è proprio così. La magistratura giudicante è un organo indipendente dello Stato, ma non importa: sicuramente è colpa de Le Iene. Il Consiglio dei ministri e il ministro della Salute Renato Balduzzi, a marzo 2013 fissano in un decreto il principio etico della continuità terapeutica, per cui chi ha iniziato un trattamento sanitario in un ospedale pubblico, non avendo avuto alcun effetto collaterale, può continuare. È accaduto anche questo? Sì, pazienza: ma non scherziamo, è tutta colpa de Le Iene. Il Parlamento sovrano, essendo 36 le famiglie trattate e altre circa 170 in lista d’attesa, vota una legge che prevede di sperimentare il tanto denigrato metodo Stamina. È successo? Senza dubbio. Ma naturalmente è tutta colpa de Le Iene.La commissione scientifica nominata dal Ministero boccia il metodo e dice: è pericoloso per la salute dell’uomo. Ma la stessa commissione scientifica poco dopo è bocciata dal Tar del Lazio perché ritenuta non imparziale. È accaduto pure questo? Assolutamente vero, ma anche in questo caso se chiedi a Cattaneo, De Luca e Cordellini magari ti rispondono sempre con l’indice puntato: è colpa de Le Iene.Al di là di questa ormai incrollabile certezza possiamo dire che chiunque si avvicini con curiosità e compassione alla vicenda delle 36 famiglie trattate in uno dei migliori ospedali pubblici italiani con il metodo Stamina, rimane bruciato. È successo all’insigne scienziato italiano dell’Università di Miami, Camillo Ricordi, e succede a noi, programma di intrattenimento, che ogni tanto prova a ficcare il naso su argomenti cui più titolati di noi è giusto si occupino. Però sinceramente siamo sorpresi nel leggere tante accuse, alcune veramente fantasiose, che poco si addicono ad una senatrice a vita, da cui ci si aspetterebbe maggiore senso istituzionale e toni meno violenti. Soprattutto ci sorprende tanto livore da parte di uno scienziato, Elena Cattaneo, con cui ci siamo confrontati ore e ore al telefono, proponendole sin dalla prima puntata un’intervista in cui potesse spiegare le ragioni per cui secondo lei l’esperienza di Brescia era tutta da buttare.Purtroppo la senatrice ha più volte rifiutato ripetuti inviti a parlare al nostro pubblico e spiegare le ragioni per cui era sbagliato farsi carico del dolore e delle richieste di aiuto di famiglie già provate da inguaribili malattie, e a cui la medicina oggi non offre alcuna possibilità terapeutica sperimentata. Pur avendo già da qualche mese un ruolo politico, non sappiamo quale ricetta abbia la senatrice Cattaneo, per risolvere un pasticcio che a leggere la sua missiva sembra essere stato creato da Le Iene, piuttosto che da un mix di «bugs» legislativi, istituzioni un po’ distratte o complici e dall’esigenza di dare una risposta alle famiglie colpite da una malattia rara. I tre scienziati omettono di dire che Le Iene sono intervenute quando il pasticcio era bello e fatto e addirittura vogliono che Le Iene siano processate e risarciscano i danni creati ai malati e alla sanità. Ma quali danni? Di quali danni alla sanità pubblica parla di grazia la senatrice a vita? I trattamenti sono erogati in un ospedale pubblico e lo sono solo dopo un ricorso vinto davanti ai giudici del lavoro!Ora chi scrive non è perfetto e qualsiasi storia raccontata in tv sicuramente potrebbe essere sempre raccontata meglio. Se colpe abbiamo, una è quella di esserci affezionati, appassionati, alle storie di famiglie straordinarie, che si sono sentite abbandonate alle loro spietate e incurabili malattie. Per un bizzarro rincorrersi di fatalità e responsabilità, lo Stato ha creato un pasticcio incredibile: da un lato prima autorizza le famiglie ad essere trattate, dall’altro invece blocca i trattamenti e dall’altro ancora con i giudici poi ordina che invece proseguano. Sempre lo Stato da un lato fa una legge per sperimentare il metodo, dall’altra dice con una commissione scientifica che il metodo non va sperimentato, dall’altra ancora dice che chi ha detto che il metodo non andava sperimentato l’ha fatto in modo illegittimo, «non essendo stata garantita l’obiettività e l’imparzialità del giudizio».Pensare che si risolva questo pasticcio - e il dramma di circa 200 famiglie che hanno acquisito il diritto del trattamento - facendo partire il linciaggio del capro espiatorio de Le Iene è veramente il colmo! La lettera dei tre scienziati in diverse parti fa una ricostruzione falsa del nostro lavoro e facilmente contestabile. Una per tutte: gli scienziati lasciano intendere che chi ha pagato decine migliaia di euro a Vannoni negli anni 2008-2009 lo abbia fatto dopo aver visto i servizi dedicati dal nostro programma al caso Stamina, peccato che abbiamo iniziato ad occuparci della vicenda meno di un anno fa, nel febbraio 2013, mentre i casi contestati dalla magistratura sono di diversi anni prima. E gli scienziati dicono il falso quando affermano che abbiamo ordito «una trappola» ai danni dello scienziato Paolo Bianco, provocandolo, quando in realtà, basta vedere il video per scoprire che lo scienziato si è lasciato andare ad uno sfogo sopra le righe ripreso pressoché integralmente, dopo che Giulio Golia era andato semplicemente a stringere la mano a lui e a tutti partecipanti ad un incontro organizzato dal Corriere della Sera. Basta rivedere i servizi su www.iene.it. Tante falsità però lasciano allibiti.Detto ciò non vogliamo sfuggire alla responsabilità che abbiamo verso il nostro pubblico, e quindi diciamo che se uno solo dei nostri spettatori si è convinto che il metodo Stamina funzioni scientificamente - o che secondo noi funzioni - gli chiediamo scusa, perché non è questa la nostra convinzione. E non è quello che volevamo raccontare, né lasciare intendere. Ribadiamo la nostra idea di questa storia: le famiglie che abbiamo seguito nei mesi ci raccontano che i loro figli stanno meglio e lo confermano alcuni medici che li hanno visitati prima, durante e dopo le infusioni. Anche se questa cosa da un punto rigorosamente scientifico non vuol dir nulla, è una cosa che merita un approfondimento e una risposta chiara e credibile. Diamo merito al ministro Lorenzin di aver nominato una nuova commissione il cui presidente prof. Mauro Ferrari, grande scienziato e orgoglio italiano all’estero, come prima cosa ha detto quello che noi ripetiamo da un anno, e che né la commissione bocciata dal Tar, né gli scienziati che oggi ci attaccano, hanno mai chiesto o fatto: «andiamo ad incontrare le famiglie e i medici che hanno visitato i pazienti trattati a Brescia». Ci sembra un ottimo punto di partenza, di uno Stato che non da più l’impressione di volere insabbiare tutto, ma che vuole veramente fare chiarezza partendo da chi dovrebbe essere al centro di tutto: il paziente, il malato, chi soffre.Ci teniamo a dire «senza se e senza ma», che se Davide Vannoni ha sbagliato deve pagare, come tutti i funzionari pubblici che si accerterà abbiano compiuto illeciti amministrativi o penali. Ma un giusto processo non può risolvere un pasticcio che lo Stato ha creato e lo Stato deve saper sciogliere.Una soluzione condivisa, che le famiglie dei malati accetteranno se lo Stato, scevro da pregiudizi e da interessi di parte, vorrà cercare di capire come stanno quegli stessi pazienti che lo Stato ha lasciato trattare da Stamina in questi due anni. Non averlo fatto prima, con delle valutazioni ad hoc, con analisi strumentali, con video, prima e dopo le infusioni, nonostante fosse la cosa più sensata da fare (avendo dei trattamenti ordinati dai giudici e quindi comunque in essere) è una colpa grave. Almeno questa, non de Le Iene. Perché si è persa un’occasione forse irripetibile per fare veramente chiarezza. Oggi una risposta seria è dovuta a quelle famiglie. Chiudere la questione, senza verificare le condizioni dei pazienti e vietando di analizzare le cellule di Stamina al prof. Camillo Ricordi a Miami, è una scelta che non capiamo. Dopo una lunga assenza dagli schermi, vi terremo informati su questa vicenda da mercoledì 22 gennaio alle 21.10 su Italia 1.
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