Maria Gabriella Luccioli
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Orbene, per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri.Si deve escludere, tuttavia, che l’aspirazione a tale riconoscimento – che necessariamente postula una disciplina di carattere generale, finalizzata a regolare diritti e doveri dei componenti della coppia – possa essere realizzata soltanto attraverso una equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio. È sufficiente l’esame, anche non esaustivo, delle legislazioni dei Paesi che finora hanno riconosciuto le unioni suddette per verificare la diversità delle scelte operate.[fonte Consulta online]
Un'osservazione interessante la fa anche Avvenire che, in una breve nota online, afferma
La prima sezione civile della Cassazione, che ha promulgato la sentenza 4184 col no alla trascrizione delle nozze celebrate all'estero ma ha stabilito che anche per le coppie gay devono valere gli stessi diritti assicurati dalla legge a qualsiasi coppia etero sposata, era presieduta da Maria Gabriella Luccioli, classe 1940, in magistratura dal 1965 e prima donna a entrare in Cassazione a soli 38 anni.
A lei si deve anche la discussa sentenza che stabilì spettare al tutore la decisione in ordine al mantenimento o all'interruzione dell'idratazione e dell'alimentazione per Eluana Englaro. Con l'esito finale a tutti noto. [fonte Avvenire]Il che è come affibbiare una specie di stigma al magistrato della Suprema Corte, già in passato orientato a certe decisioni (vedi caso Englaro). Nulla di nuovo che all'ambiente vescovile non piacciano nè le unioni omosessuali (e figuriamoci il matrimonio) nè, probabilmente, gli stessi omosessuali.Del resto, alla giudice Luccioli si potrebbe avvicinare la Consulta, che guarda caso ha detto e fatto le stesse cose: rigettato l'istanza ma riconosciuto che esiste il diritto a vivere e ad avere una vita familiare.
Continuo a stupirmi enormemente dell'atteggiamento di tutti quelli che ostinatamente negano che gli omosessuali abbiano diritto ad avere una vita familiare. Probabilmente vorrebbero che rimanessero per sempre nascosti agli occhi dell'opinione pubblica, che continuassero a esistere ma solo dietro le quinte, dove non si vede, e che magari non se ne parlasse più. Forse esagero, ma è incomprensibile questa pervicace resistenza a considerarli esseri umani come gli altri. La sentenza non è storica come molti hanno scritto e detto. E' importante, sicuramente, ribadisce una precedente sentenza della Consulta ma, con tutta probabilità, rimarrà lettera morta anche con un governo e una maggioranza parlamentare diversi da questo, come già era successo in passato.Non sarebbe sbagliata una legge di iniziativa popolare da sottoporre a referendum.E' così avvilente constatare che tante persone sono disposte a passare sopra quello che genericamente possiamo definire come un diritto naturale non scritto, quello cioè di vivere una vita affettiva e di relazione come tutti, solo perchè una legge scritta dagli uomini non ne prevede l'esistenza.Se passasse la nuova linea che Monti ha voluto dare alla prassi legislativa -non più tutto ciò che non è espressamente permesso è vietato bensì tutto ciò che non è espressamente vietato è permesso- le cose sarebbero risolte: infatti la legge non vieta, semplicemente non prevede.