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#CassettoDeiRicordi: il nostro incontro con Cuba

Creato il 09 giugno 2015 da Marika L

Premessa

Ho deciso di creare questa sezione per raccontare , tramite i ricordi e il diario, i momenti più significativi dei miei viaggi.
I più belli, i più brutti, i più inaspettati, i più forti.
Insomma: quelli che avranno sempre un posto speciale nel mio #CassettoDeiRicordi.

Aeroporto di L'Avana, 30 settembre 2012.

"Ma dove sarà?".
E' notte e l'aeroporto appare quasi spoglio, vuoto.
Dopo aver ritirato i bagagli, cerchiamo con lo sguardo l'autista mandatoci da Roberto, il proprietario della casa particular che abbiamo prenotato, ma di fronte a noi vediamo solo una marea di uomini che reggono i cartelli con su scritti i nomi dei passeggeri che stanno aspettando.
E il nostro non c'è.

Dopo poco compare un signorotto incredibilmente sorridente e, guarda caso, anche lui regge un cartello: "Merica".
Sorrido e non lo correggo, mi limito a pensare che evidentemente il mio non sia un nome usato a Cuba.
Non appena apre le porte dell'uscita una ventata di aria bollente ci invade il viso, il corpo, tutto.

Ecco, vi presento uno dei momenti che non dimenticherò mai.

Nel mio immaginario Cuba era semplicemente quella di Dirty Dancing, con le ampie gonne a ruota e i ballerini loschi nei vicoli o sui tetti.
Diciamo che qualche cosa l'avevo azzeccata, qualche altra cosa no.

Saliamo in macchina e il nostro tassista inizia a tempestarci di domande sull'Italia e sul clima e quando decido di rivelargli che in realtà il mio nome è Marika e non Merica lui strabuzza gli occhi, mi guarda e scoppia in una risata violenta. Io rimango sbalordita, incapace di dare un perché a tale reazione. E allora lui prende il cellulare e compone il numero di un suo collega, raccontandogli che in macchina con lui c'era una persona che si chiamava Marika e che era una donna. Capisci? Una donna!
Osservavo lo sguardo divertito di Diego e dopo la sua spiegazione sono scoppiata a ridere anche io, perché nello slang spagnolo una parola con un suono molto simile a quello del mio nome, Maricon, ha un significato ben preciso., per dirlo elegantemente.

Mentre scuoto la testa e ancora rido all'eco delle parole di questo strambo personaggio, sposto lo sguardo aldilà del finestrino.
Ci troviamo nella periferia de La Habana, dove lo sporco si mischia con la polvere e la polvere con il sudore. Si susseguono case barcollanti, case di paglia, case senza tetto, case che non sono case.
Non è un bell'impatto e a primo acchitto fa anche un po' paura.

Ci sono tante persone in giro, fa molto caldo e la maggior parte degli uomini è a torso nudo. Nonostante l'ora tarda, noto diversi individui, donne soprattutto, con le mani impegnate in qualcosa simile ad un barbecue e li osservo passarsi i piatti a vicenda, condividendo il cibo tra nuclei familiari.

Intorno a loro, solo disordine. E tanta musica, ma quella a Cuba non manca proprio mai.
Mi sembra quasi di poter respirare, nonostante il vetro alzato, l'aria umida e pesante che avvolge e accarezza queste persone, mi sembra quasi di poter soffrire la polvere e lo smog sulla pelle, ma non faccio in tempo a pensarlo che eccoci arrivati nella zona più turistica, la Habana Vieja, casa.

Roberto ci aspetta sulla porta, è più giovane di come me lo aspettavo e dopo aver abbracciato il suo amico, l'autista, ci regala il più grande dei sorrisi e ci mostra la casa e la nostra stanza, che definirei.. Basic.
Prima di congedarci però non ci dice buonanotte, no, ci rivela con il cuore in mano quelle che avrei scoperto poi non essere solo frasi di circostanza: mi casa es tu casa.

E lo mettono in pratica davvero, eh, il mi casa es tu casa.

Il nostro incontro con Cuba è stato questo.
Un uomo grassoccio e con i baffi che mi prende in giro per il mio nome.
Gente che balla di notte al caldo nelle strade di periferia.
Proprietari di casa che ti abbracciano e sorridono.
E non sapevamo ancora che Roberto sarebbe rimasto sveglio ogni sera, aspettando che rientrassimo per poi tranquillizzarsi e ascoltare i racconti delle nostre giornate nella sua amata città.
Come potevo non innamorarmi di un posto simile?


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