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Castell'Arquato, il borgo del mio cuore!

Creato il 25 giugno 2014 da Il Viaggiatore Ignorante
Castell'Arquato, il borgo del mio cuore!
Castell'Arquato, il borgo del mio cuore!

Eccolo lì…il Borgo del mio Cuore.Dopo aver costeggiato i campi di mais ben ordinati, quando la pianura si restringe fino a formare una stretta valle, il “cucuzzolo” su cui sorge Castell’Arquato è una delle prime colline che s’incontrano.Al parcheggio ci accoglie Antonia, Guida dell’APT Arquatese…una vera forza della natura…Dopo i convenevoli di rito partiamo per la nostra “passeggiata nel tempo che fu”…-   Allora…cominciamo. Dovete sapere che qui da noi son passati quasi tutti; i romani del primitivo ‘castrum’ del III sec. a.C. ( di cui ci sono tracce solo nel nome: castrum arquatum, che significa ‘il borgo arquato’. Dal 1317 al 1447 dominazione della Famiglia Visconti, seguita da due rami degli Sforza e, nel 1717, all’estinzione degli Sforza di Santa Fiora il Borgo venne incluso Nel Ducato Farnesiano di Parma e Piacenza. Arrivò poi anche Napoleone cacciando i Borboni…ma non finisce qui…Con il Congresso di Vienna entrammo a far parte del Ducato di Parma Piacenza e Guastalla, sotto il regno/guida di Maria Luigia d’Austria. Questa è per sommi capi la nostra storia…movimentata vero? -

Si vede che la nostra guida è innamorata del Borgo, mentre parla le si illuminano gli occhi…Tra una dominazione e l’altra attraversiamo i vicoli e qualche corte, che ci offrono scorci spettacolari per la gioia del fotografo e arriviamo ad una piccola saltella che ci porta dritti dritti all’ingresso di Piazza Monumentale in cui sono rappresentati i tre poteri del medioevo: il potere religioso (la Collegiata), il potere militare (la Rocca), il potere politico (il Palazzo del Podestà).Il primo incontro è con la Collegiata e il suo Chiostro:L'origine presunta della chiesa di S.Maria è, secondo il Campi, il 758. Dopo il terremoto del 1117 essa fu ricostruita e consacrata nel 1122. La chiesa si presenta a tre navate, con copertura a capriate,un accesso frontale mediano in facciata ed uno sul lato nord circa al centro di quel fianco. La lunghezza è di m. e la larghezza è di 15m., le colonne sono sette per parte, costruite in pietra arenaria e aventi un metro di diametro.Castell'Arquato, il borgo del mio cuore!

La torre campanaria, datata XIII sec., èeretta sulla navata inferiore di sinistra, subito dopo la campata prima dell'abside e non fa parte del progetto originario. Nel 1293 sorge, di fronte al fianco nord della chiesa, il palazzo Pretorio decentrato cosìil punto di gravitàdel sistema urbanistico dalla piazzetta antistante la facciata della chiesa, al lato nord di quest'ultima.Le manomissioni piùincisive avvengono durante il '700, secondo gli scritti di E.Fava, in cui asserisce che l'interno della chiesa era completamente intonacato come anche i capitelli e le colonne; le monofore furono sostituite da comuni finestroni rettangolari; il tetto a capriate venne nascoto da una volta incorniciata di stucchi. Nel 1730 per ordine dell'arciprete C.Rugarli, viene abbattuto il muro perimetrale di sinistra per costruirvi tre cappelle.Verso la prima metàdel '900 l'edificio ecclesiastico subisce notevoli restauri, dovuti all'interessamento dell'arciprete E. Cagnoni.Nel 1899 si scoprono gli affreschi quattrocenteschi della cappella di S.Caterina. Nel 1911,1912 e 1913, vengono ricostruite la loggetta di S.Giovanni e la quarta absidiola contenente una vasca ad immersione dell'VIII sec. Nel 1917-1919 furono inoltre ripristinate all'esterno le absidi minori.Negli stessi anni fu anche modificata la facciata principale, chiudendo una finestra sul lato sinistro e sostituendo il rosone preesistente con una bifora. Nel 1923 furono rifatti alcuni archi di sostegno e nel 1927 furono restaurate le finestre del coro. Nel 1935 venne infine rimesso in luce l'originale soffitto a capriate che era coperto dalla volta settecentesca. La cappella dedicata a S.Caterina d'Alessandria venne costruita ai primordi del '400.I dipinti, di autore ignoto e sicuramente di scuola toscana, rappresentano: alle pareti l'intero ciclo della Passione di Gesù, al centro le esequie della vergine e la sua Gloria. Purtroppo all'inizio del 1700 la cappella, come tutta al chiesa, subìlo scempio dell'intonaco.Nel 1899 un professore dell'Accademia di elle Arti del Brera scoprìle pitture e con il lavoro paziente ed abile di diversi anni le restaurò. La cappella di S.Giuseppe èstata costruita nel 1630, sull'area di una piùantica cappella, per la cessata peste di manzoniana memoria. E' dedicata a S.giuseppe, Patrono del Borgo; in stile barocco a stucchi e dipinti illustranti, nella volta, la vita del Santo.I quadri laterali, rappresentanti lo Sposalizio di Maria e la nascita del Bambin Gesù, sono opere del piacentino Giacomo Guidotti. La pala dell'Altare, la Sacra famiglia, del 1720 circa, èdi un pittore romano il cui nome non ènoto. SIa l'altare che la balaustra sono di marmi pregiati. Il chiostro fu costruito sul finire del XIII sec. o all'inizio del XVI sec. E' uno spettacolo

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Usciti dalla Collegiata ci dirigiamo verso Il Palazzo del Podestà: si fa risalire la sua costruzione al 1292 sul lato settentrionale della Piazza Monumentale del Palazzo del Podestà, che subìpoi continue modifiche. Al nucleo centrale duecentesco si aggiunsero, verso la metàdel 400, due corpi avanzati: la loggia dei "notari" e un'ala prospiciente la piazza. La scala esterna era giàesistente alla fine del '200 ma ad essa furono aggiunti il parapetto e la corporatura.A tre piani, tutto in cotto, architettato a vaste profondi archi acuti, sormontato da una corona di merli a coda di rondine, finestre a sesto acuto illeggiadrite da fini merlettature e fregi anch'essi in cotto, lo sovrasta una torre a pianta pentagonale le cui pareti settentrionali accolgono due grandi orologi. Quello prospiciente la piazza era giàpresente nel 1630, dipinto dal Guidotti. All'interno èrimasta pressochéintatta la grande sala consigliare con il soffitto a cassettoni e la decorazione. Il Palazzo ebbe carattere polifunzionale: servìper il disbrigo delle attivitàamministrative e di giustizia; fu sede di edifici comunali ed attualmente èsede dell'Enoteca comunale nella loggia dei Notari. Attualmente il Palazzo del Podestàèsede anche della sala consiliare del Comune di CastellArquato, nella quale èesposto il dipinto di Malchiodi Gli ultimi momenti di Torquato Tasso(1905-06).
-Vittorio.come te la cavi in salita? -Antoniahai giàtestato il Monterosso per laperitivo? -   SpiritosoAdesso si salesi va alla Rocca e per per arrivare in cima, al terrazzino, niente ascensore..ma 165 gradinio ti tiro su io con una corda
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Ed eccolala Rocca sorge sulle fondamenta del castrum quadratum romano (III secolo a.C.), piùvolte ricostruito e riadattato dai tempi delle invasioni galliche. Il complesso fu ultimato nel 1349, e Luchino Visconti morìproprio quellanno.La torre piùalta costituiva un importante punto di osservazione tra la Pianura Padana con Milano e le pendici degli Appennini che portano fino al mare. Nel XIV secolo nulla e nessuno poteva sfuggire allocchio di chi scrutava verso la valle sottostante dallalto della Rocca! Oggi restano la struttura perimetrale esterna e le quattro torri difensive (integra solo quella orientale). Vale la salita al dongione, allinterno del quale èallestito il Museo di vita medievale, passando per la ricostruzione del ponte sul profondo fossato, lo splendido panorama che da esso si puògodere. Fu costruita nel 1342 sulle fondamenta di un fortilizio preesistente, per iniziativa del comune di Piacenza. Ne dàtestimonianza un atto stipulato il 14 luglio tra il podestàdi Piacenza e i maestri del muro Rainerio Secco. Cinque anni dopo, Luchino Visconti pose mano ancora alla costruzione della Rocca . A tale scopo comperòalcuni beni contigui alla Chiesa di S.Maria ed alcuni edifici privati Fece radere tutto al suolo e innalzòl'alta torre che ancora oggi domina il paese e la val d'Arda. L'edificio tutto in cotto comprende due parti collegate tra loro; una cinta inferiore rettangolare, piùampia, disposta su due gradoni e una minore disposta piùin alto.I muri perimetrali presentano agli angoli quattro torri quadrate, merlate, di cui solo quella orientale èrimasta integrata. L'ingresso principale con ponte, una volta levatoio, che oltrepassa il profondo passato, èsituato alla base dei grande mastio, mentre un altro ingresso, anch'esso con ponte levatoio, prospetta la solata. Il mastio contiene locali sovrapposti, messi in comunicazione tra loro da una scala in parte in legno e in parte in muratura che porta alla sommità
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Mi faccio i 165 gradini sbuco sul terrazzino e..uaoun panorama mozzafiato che va dalle Antiche Mura e abbraccia tutta la Val dArdauna faticata, ma ne valeva la pena.
E ora una sosta ci vuoleun aperitivo da Podestàcon Monterosso e prodotti del territorio..E si ripartedestinazione il Museo Illica passando per i vicoli dei bottegai.Per me,che come dice la nostra guida son musicoècome andare a Gardaland..Collocato proprio a fianco della casa natale di Luigi Illica, Il Museo si articola in quattro sezioni. La vita: in cui vengono ripercorse le tappe fondamentali della sua vicenda privata, pubblica e artistica. Le opere: sono esposti i testi scritti per il teatro, alcuni con note di Illica, e i libretti d'opera da lui creati, per la maggior parte in edizioni dell'epoca, accompagnati da relativi spartiti.
Le testimonianze: lettere, fotografie, costumi, di scena, il pianoforte e la macchina da scrivere usati da Illica, scritti di varia natura, oltre a una serie di documenti, che restituiscono, assieme all'immagine del periodo in cui egli évissuto, le sue amicizie e rivalità, i progetti di vita e le scelte politiche, le aspirazioni artistiche e i risultati conseguiti.
.La giornata volge al terminee riprendiamo la strada di casa; il torneremo prestonon èla solita promessa di cortesia, ma un impegno. Il Borgo..il mio Borgo del Cuore riserva ancora tante sorprese e angoli da scoprire quindi..non finisce qui.
Ringraziamenti: un grazie  di tutto cuore ad Antonia e allo staff dellAPT CastellArquato per la cortesia, la disponibilitàe per lavermi permesso di utilizzare il loro materiale per questarticolo ( semplicemente fantastici). Ci rivediamo presto
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Articolo di Vittorio Vallero.

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