Stazione di Torino Porta Susa. Il binario due si sta riempiendo in attesa del treno per Milano, ma sulla panchina accanto a me c’è ancora un posto libero. Viene occupato da un ragazzo alto, che si avvicina lentamente e poi si siede in punta al sedile, incrociando le gambe. Ha i capelli di un biondo scuro, indossa jeans neri e una giacca blu con una gran sciarpona grigia contro il gelo di dicembre. Posa a terra una borsa di pelle logora e un sacchetto di plastica. Tiene già tra le mani un libro, sulla copertina c’è un treno. Si siede, lo apre alla prima pagina e per il freddo ha un brivido che lo fa tremare tutto, mani comprese. Noto che al pollice porta un anello di cuoio. Si immerge subito nella lettura di Castelli di rabbia, tormentandosi il pizzetto e girando le pagine a ritmo sostenuto. Prima che arrivi il treno fa una piccola orecchia per tenere il segno, chiude il libro, si alza e scompare tra la folla.
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