Castelli in aria.

Da Tofina
Grazie agli anni da studentessa fuori sede a Torino, grazie agli svariati lavori che ho fatto, grazie a Madreh che è la degna figlia di un maresciallo degli alpini, posso dire di essere diventata una giuovine donna con chili di senso pratico ben conservati nel frigo. La frase che la genitrice mi ha ripetuto più spesso nei miei primi ventisette anni di vita è "Chi non ha testa mette gambe". A furia di ingegnarmi a rimediare alle cazzate che ho fatto e che faccio quotidianamente, ho sviluppato un istinto alla Mc Giver. Per fortuna la pettinatura è rimasta la mia. Da piccola, insieme a mio fratello, ho progettato dei petardi al peperoncino da lanciare sul balcone della vicina che ci impediva di giocare a palla in cortile. Al liceo ero l'organizzatrice ufficiale delle cene di classe (oggi mi vengono gli sfoghi psicosomatici solo al pensiero). Ho stupito svariate persone con la mia abilità nel fare il ponte con il cavo tra le batterie di due macchine.La sera faccio la pipì, mi strucco e mi metto il pigiama tutto insieme (senza fare danni).Ma soprattutto mantengo la calma e trovo una soluzione razionale quando perdo il treno. Eppure su certe cose vado in corto circuito. Luca mi ha sempre rimproverato di avere la testa tra le nuvole, di immaginare, programmare e progettare spesso senza tener conto della realtà. Posso tranquillamente affermare di essere la regina indiscussa di svariati castelli in aria, nella terra vicina vicina di "Primaopoitelaprendinelculo".Per cui eccomi di nuovo qui: a trattenere il respiro in attesa del vento che spazzi via tutto. Eccomi qui a temere il peggio al primo scricchiolio. E la cosa più triste è che non ci sono sudditi da incolpare, nemici da battere, guerre da vincere. I miei castelli in aria sono solo affare mio, a migliaia nella mia testa, ogni giorno qualcuno scompare, trascinato da quel piccolissimo particolare che io proprio non avevo considerato, ogni giorno qualcuno appare, frutto dell'ennesima fantasia di bambina che non sa davvero che cosa significhi "col senno di poi". Aspetto. Poi magari vi farò sapere.

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