Magazine Cinema

Castelli misteriosi, vampiri e arti marziali in dvd per Sinister

Creato il 06 luglio 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Scomparso nel 2002, il californiano classe 1907 Nathan Juran è uno di quei nomi che gli appassionati del vecchio cinema fantastico ricordano molto volentieri per aver firmato classici e cult del filone del calibro de La mantide omicida (1957), A 30 milioni di km dalla Terra (1957), Attack of the 50 foot woman (1958) e Il 7° viaggio di Sinbad (1958).

L’attivissima Sinister Film, che su queste pagine abbiamo non poche volte avuto modo di ospitare

ilmisterodelcastellonero
grazie alla sua propensione a riscoprire su supporto dvd più o meno conosciuti lavori appartenenti alla cinematografia di genere del passato, ne recupera dal dimenticatoio l’esordio dietro la macchina da presa: Il mistero del castello nero (1952), che, al di là del titolo simile a quello del successivo Il mistero del castello (1963) di Don Sharp e della presenza, all’interno del cast, di due storici veterani dei film di mostri targati Universal quali Boris Karloff e Lon Chaney Jr., non sembra appartenere strettamente all’horror.

Infatti, in uno splendido bianco e nero capace di conferire all’insieme un certo tono gotico, l’impressione è quella di trovarci dinanzi ad un dramma in costume a tinte thriller (e con coccodrilli in agguato) nell’assistere alla vicenda di un nobile inglese che, nel Settecento, raggiunge nella Foresta Nera il castello del conte Van Brunner alias Stephen McNally e, scoperto che fine hanno fatto due amici cacciatori che erano scomparsi, decide di passare alla vendetta.

E, a proposito di rarità in bianco e nero, la label riesuma anche l’introvabile La vendetta del vampiro (1961),

lavendettadelvampiro
che, diretto da Alfonso Corona Blake, include tra gli sceneggiatori l’Alfredo Salazar che già aveva dato il proprio contributo ai succhiasangue messicani su celluloide scrivendo La bara del vampiro (1958) di Fernando Méndez, sequel de La stirpe dei vampiri (1957).

Con un semplicissimo plot riguardante il superstite di una famiglia di vampiri intento ad uccidere gli ultimi discendenti di una cosca nemica, circa ottantaquattro minuti di visione che, come voleva la tradizione orrorifica made in Mexico di allora, non si limitano altro che a spostare in uno spirito molto baraccone e, di conseguenza, divertente, gli elementi tipici delle analoghe produzioni (molto più grosse) americane e dell’Espressionismo tedesco.

Anche se, nonostante i grotteschi trucchi dei volti dei mostri, le bare che si scoperchiano con conseguente, lenta uscita di minacciose mani fanno sempre il loro effetto e, oltretutto, non risultano assenti interessanti trovate come il suggestivo organo costituito da ossa umane ed il fatto che i signori della notte possano essere annientati tramite la musica.

Ma, se parliamo di vampiri non possiamo certo fare a meno di tirare in ballo il caro vecchio conte Dracula,

laleggendadei7vampiridoro
che, con le fattezze di John Forbes-Robertson, torna all’opera in un’altra prelibatezza digitale sinisteriana: La leggenda dei 7 vampiri d’oro (1974) di Roy Ward Baker (co-realizzato da un non accreditato Chang Cheh), co-produzione tra la mitica Shaw Bros di Hong Kong e la britannica Hammer nella sua fase calante.

Una tanto interessante quanto movimentata variazione sul tema che, dopo una apertura nella Transylvania del 1804, con l’ingurgita-emoglobina che assume connotati del cinese Kah per estendere la sua maledizione in Cina, si sposta poi cento anni dopo a Chung King, dove il professor Van Helsing – incarnato dal grandissimo Peter Cushing – intende eliminare i sette leggendari vampiri d’oro affiancato da una squadra di esperti di arti marziali.

Il resto, quindi, senza rinunciare ad un pizzico di splatter, lo fanno le riuscite sequenze di combattimento, mentre l’ottima fotografia sfoggia ampiamente filtri colorati conferendo il giusto clima esoterico al tutto.

Con presentazione di Luigi Cozzi quale contenuto extra, come pure la pellicola di Corona Blake.

Francesco Lomuscio


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :