Mentre un certo numero di italiani va ai seggi delle primarie per scegliere tra un Monti bis e un Monti bis, come uno sfogo al deserto della politica, mentre La Stampa non trova di meglio che pubblicare un elogio di Monti da parte di Schröder, il distruttore della socialdemocrazia e l’uomo più odiato di Germania, cì sono altri seggi aperti in questo disgraziato continente. E sono seggi pesanti, quelli della Catalogna, dove è anche possibile che vincano i separatisti di Artur Mas, destinati comunque a uno straordinario successo. A nostra insaputa, visto i media italiani si sono ben guardati dal parlarne, tutta l’Europa merkeliana e finanziaria è accorsa a dar manforte a Madrid nella consapevolezza che un processo di separazione aprirebbe un capitolo inedito nella storia dell’Unione e soprattutto costituirebbe un gigantesco stop alla politica di massacro della periferia.
Lo si deduce anche da un fatto: quando il governo Rajoy si è mosso (anche con strumenti impropri, visto che sono apparse dal nulla inchieste su Mas) dicendo che la Spagna avrebbe fatto di tutto per impedire un adesione di una Catalogna indipendente all’Unione Europea e Bruxelles ha tenuto in qualche modo bordone a questa tesi, i sondaggi hanno visto un aumento dei consensi ai separatisti, nonostante questi ultimi non facciano mancare la bandiera con le stelle ai loro comizi. Questo fa ritenere che non si pensi soltanto a un’indipendenza dalla Spagna, che del resto è un tema ormai secolare, ma anche dai diktat che ad essa sono imposti. Insomma la Catalogna rischia di sentirsi doppiamente straniera e reagisce in massa, come si è visto nell’immensa manifestazione dell’11 settembre scorso.
Naturalmente il separatismo catalano non ha nulla a che vedere con i ridicoli leghismi nostrani perché la storia della Spagna è radicalmente differente dalla nostra: l’antica Ghotland o Gothalaunya (vi si trasferirono i Visigoti dopo l’avventura in Italia con Alarico) e la sua preminenza dentro il Regno di Aragona fu sommersa dal fatto che il Regno di Castilla divenne potentissimo grazie allo sfruttamento delle Americhe e si mangiò il resto della penisola iberica. Ma a parte questo inciso dovuto al mio vizio assurdo per la storia, è abbastanza chiaro che ormai la pressione per le cessioni di sovranità rischia di innescare un processo di fuga e di disgregazione per sottrarsi a un processo di perdita di autonomia nei fatti.
La crescita impetuosa delle formazioni indipendentiste si è avuta con il rifiuto di Madrid di concedere il “pacto fiscal” di cui godono i Paesi Baschi e questo per poter ottemperare alle obbligazioni firmate in europa ed evitare un commissariamento formale del Paese e ai bocconi avvelenati della Trika. Dunque la fuga non è solo da Madrid, ma anche da Bruxelles. Certo il Ciu il maggior partito separatista e quelli minori dovrebbero conquistare la maggioranza assoluta dei seggi, per dare subito avvio al processo di separazione della Spagna. E’ improbabile che ci riescano, anche se certamente arriveranno molto vicini a questo obiettivo, ma è chiaro che con quasi il 70% di consenso popolare saranno comunque un bel problema e probabilmente riusciranno a mettere dei paletti all’arroganza del centro europeo e alla voracità della finanza.
Ed è così che le istituzioni destinate a unire il continente lo stanno dividendo.