“Il protocollo d’intesa per la regolamentazione dell’accesso dei giornalisti nel palazzo del Consiglio regionale, predisposto dall’Ufficio Stampa del Consiglio e sottoscritto dall’Ordine dei Giornalisti della Calabria, dal Sindacato dei Giornalisti della Calabria e dal Presidente Nazionale della FNSI, Giovanni Rossi, aveva ed ha, nello spirito con cui Ordine e Sindacato lo hanno appunto firmato, un unico obiettivo: quello di agevolare il compito dei giornalisti che seguono i lavori del Consiglio e delle Commissioni e di fissare i criteri base per il rilascio degli accrediti. Agevolare il lavoro evitando che, nell’assenza di regole, quanti sono impegnati seriamente a seguire le sedute del Consiglio si trovino a dover sgomitare e magari a contendersi lo spazio “vitale” in tribuna stampa con chi magari, pur essendo giornalista, si occupa normalmente di altro e si trova lì per passare il tempo o per curiosità; stabilire dei criteri che fossero in linea con le leggi che regolano il lavoro giornalistico sganciando quindi la concessione degli accrediti dalla discrezionalità assoluta finora in capo al Consiglio regionale e per la verità sempre gestita con grande equilibrio e massima disponibilità da parte dell’Ufficio Stampa. Un’occasione per ribadire la centralità democratica del lavoro giornalistico, per riaffermare la dignità di questa professione, per sottolineare la necessità che venga svolta nella migliore condizione, per dire no, con forza, al lavoro nero ed allo sfruttamento sistematico e scientifico ai danni di tanti giornalisti precari. Questo, dunque, l’obiettivo di Ordine e Sindacato regionali nel sottoscrivere la convenzione. Obiettivo che, diversamente da come qualcuno ha superficialmente inteso, non riguarda solo i giornalisti contrattualizzati dalle rispettive testate che abbiano l’incarico fisso di seguire i lavori del Consiglio, ma anche i giornalisti “freelance”. L’unica condizione, posta al comma 5 dell’articolo 1 della convenzione, è che i freelance abbiano “una posizione attiva alla gestione previdenziale separata dell’Inpgi e che, in ogni caso, dimostrino di dover realizzare servizi di politica regionale”. Si tratta di una condizione che deriva dalla legge visto che chiunque svolga lavoro giornalistico, da professionista o da pubblicista, è tenuto ad avere una posizione previdenziale (Inpgi) e che qualunque azienda utilizzi detto lavoro è tenuta, per non incorrere in provvedimenti di natura amministrativa o anche penale, ai relativi adempimenti nei confronti dello Stato e dell’Inpgi. Il comma richiamato, dunque, non penalizza nessuno, salvo quanti non svolgono lavoro giornalistico per ottenere una retribuzione o un compenso e dunque non hanno una posizione previdenziale di alcun tipo. E’ sin troppo evidente che Ordine e Sindacato, che tanto si sono battuti per ottenere dal Parlamento l’approvazione della legge sull’equo compenso, non potevano (e non possono) in alcun modo avallare il lavoro nero e lo sfruttamento intensivo dei giornalisti. Se davvero si vuole combattere il precariato occorrono fatti e non solo parole. Quanto, poi, alle modalità pratiche di accesso al palazzo del Consiglio ed agli spazi cui l’accesso è consentito, è evidente che la Convenzione firmata richiama integralmente scelte che appartengono esclusivamente, anche per ovvie ragioni di sicurezza, al Consiglio regionale ed alla sua autonomia organizzativa e regolamentare su cui Ordine e Sindacato non avevano e non hanno titolo per intervenire, salvo che per elevare una qualche forma di protesta nel caso che i colleghi dovessero segnalare condizioni di lavoro poco dignitose dal punto di vista logistico. Occorre precisare infine, anche perché obiettivamente l’art. 4 della Convenzione può lasciare spazio ad interpretazioni antitetiche rispetto alla effettiva ratio dello stesso, che il “contatto da prendere con l’Ufficio Stampa del Consiglio al fine di intervistare i consiglieri regionali” è previsto come un’opportunità in più a disposizione dei giornalisti accreditati, oltre che per esaltare il ruolo e la funzione dei giornalisti dello stesso Ufficio stampa di collaborazione con gli altri colleghi. E’, infatti, impensabile che l’art. 4 potesse voler inibire ai giornalisti la possibilità di contattare personalmente questo o quel consigliere per intervistarlo o prevedere che i consiglieri, per farsi intervistare, debbano chiedere prima l’ok all’Ufficio stampa. La Convenzione, dunque, voleva essere, ed è, solo uno strumento per ribadire la centralità del lavoro giornalistico e per salvaguardare, da ogni punto di vista, i colleghi, contrattualizzati o freelance che siano. Siamo peraltro sicuri che l’Ufficio Stampa del Consiglio regionale, sempre guidato e composto da colleghi autorevoli e sensibili alle necessità dei giornalisti, continuerà a sviluppare il proprio lavoro di raccordo tra operatori dell’informazione ed Assemblea legislativa con l’equilibrio, la disponibilità e la signorilità con cui lo ha sempre fatto. Ordine e Sindacato continueranno dal canto loro a battersi per affermare la professionalità, i diritti e la dignità dei giornalisti, senza distinzione alcuna. Sempre nel rispetto delle norme di legge e contrattuali che regolano e tutelano il lavoro dei giornalisti, dipendenti o meno che siano”.
E’ quanto si legge in una nota congiunta a firma di Giovanni Rossi, Giuseppe Soluri e Carlo Parisi, rispettivamente Presidente Fnsi, Ordine Giornalisti Calabria e Sindacato Giornalisti Calabria.