Catanzaro una grossa confisca di beni ad opera della locale DIA che ha eseguito un mandato di sequestro immobili e beni per oltre cinque milioni di euro riconducibili ad Antonio Mancuso, 73 anni, di Limbadi, attualmente detenuto, ritenuto ai vertici della omonima cosca di Limbadi (Vibo Valentia), ed agli eredi Domenico Campisi, ritenuto vicino alla cosca Mancuso ed ucciso il 17 giugno 2011 nelle campagne di Nicotera (Vibo Valentia).
I mandati di confisca che sono stati disposti dalla Corte di Appello di Catanzaro, confermano l’esito delle indagini patrimoniali, in quanto riguardano la quasi totalità di beni già sequestrati grazie all’attività della Dia nel contrasto all’accumulazione illecita di ricchezze, obiettivo ribadito dal nuovo direttore della Dia Arturo De Felice, al vertice della struttura dal primo novembre scorso.
In merito alla posizione di Mancuso, i giudici della Corte d’appello, nel provvedimento, si apprende dall’Ansa, hanno scritto che “non è stata in alcun modo dimostrata la compatibilità per flussi tra fonti di reddito ed impieghi”. La Corte ha disposto la restituzione di due unità immobiliari su 70 perché pervenute nel patrimonio di Mancuso per usucapione giudizialmente accertata. Per quanto riguarda i beni riconducibili a Campisi, la Corte d’appello rileva che “l’analisi dei redditi familiari complessivi, riportati dal 1993 al 2010, mostra una chiara sperequazione tra percepito e speso. E’ di intuitiva evidenza che il complessivo valore dei beni indicati è sproporzionato rispetto alle condizioni di reddito di Campisi e del coniuge”.