Cara Cate, se ti avessi conosciuta a quindici anni, credimi, ti avrei voluto un gran bene. Avrei preso la tua storia e l'avrei appiccicata a me. Certe frasi, certe parti dei tuoi pensieri sparsi, sono sicura di averli scritti anch'io nei miei diari di qualche anno fa. Certamente avrò usato parole diverse, ma il senso era senz'altro quello.
Non ero obesa come te, avevo solo un po' di ciccia in più (ce l'ho ancora), ma come te mi sentivo sempre osservata da tutti e camminavo a testa bassa tra la gente, sentendomi sempre la peggiore: la più brutta, la più imbranata, la più timida, la più sola. Come te Cate pensavo che un giorno avrei preso una bacchetta magica e avrei cambiato tutto quello che in me non andava. Così, di punto in bianco. In fondo non mi importava se il presente faceva schifo, perché il futuro, un ipotetico futuro vissuto chissà dove, chissà con chi, sarebbe stato meraviglioso. Io l'avrei reso meraviglioso, avrei mostrato al mondo che cos'ero, che cosa c'era dentro quel po' di ciccia in più, dietro quegli occhi bassi, dietro quei silenzi.
Cate, mi sarebbe piaciuto conoscerti prima, sfogliarti al ritorno dalla scuola, accartocciata sul sedile di un pullman sempre troppo vuoto. Forse, se tu mi avessi stretto la mano a quindici anni, avrei capito prima tante cose che invece hanno richiesto molto del mio tempo, dei miei anni. Molte lacrime. Molte arrabbiature. Molte solitudini.
Cara Cate, forse solo ora sto iniziando a prendere in mano quella bacchetta magica che credevo di poter estrarre così, di punto in bianco, dal niente. Almeno questo è quello che mi auguro. Forse se ti avessi conosciuta a quindici anni avrei studiato un po' meno e avrei costruito meno muri. Invece che cosa ho fatto? Vuoi saperlo? Ho studiato giornate intere, collezionato dieci e lodi a matematica, preso il massimo dei crediti e il massimo alla maturità. Non credevo di essere solo una secchiona, sai Cate? Ma evidentemente lo ero, perché quasi tutti quelli che mi chiamavano il pomeriggio per i compiti o mi aspettavano la mattina per copiare le versioni di latino, ecco poi non mi hanno cercata più. Non che io l'abbia fatto. Ero una secchiona asociale come te, come te troppo attenta a dare la colpa agli altri, a sottolineare le loro mancanze nei miei confronti prima di pensare alle mie.
Cate, se ti avessi conosciuta a quindici anni avrei evitato di pensare che tanto lo studio e la mia intelligenza (che in fondo ero ben convinta di possedere a tonnellate) avrebbero tranquillamente sostituito la mia non-prestanza fisica, la mia non-loquacità, la mia non-socievolezza, la mia timidezza.
Magari se ci fossimo incontrate in classe insieme ci saremmo raccontate le ansie dei diciotto anni, di quella festa angosciante, di quei biglietti senza senso che annunciano una vita da grandi, all'improvviso, quando invece tutto rimane uguale, come è ovvio che sia. Forse avrei letto con te e tua nonna Pirandello e forse avrei voluto bene anche alla tua prof di italiano. Chissà se anche tu avresti voluto bene al mio prof di matematica, conoscendoti oggi, sono sicura di sì, Cate. Anch'io ho avuto un insegnante come la tua. A te ha tirato un salvagente di parole, il mio invece era un salvagente fatto di certezze razionali, di soluzioni sempre rintracciabili grazie a qualche teorema, di perché pieni di risposte, a differenza di quello che succede nella vita, Cate.
Quello che penso è che non importa per che cosa abbiamo sentito il nostro cuore battere, l'importante è che nel nostro tumulto interiore, nel bel mezzo delle nostre crisi e dei nostri momenti difficili, abbiamo trovato una mano tesa verso di noi e qualcosa per cui appassionarci. Qualcosa che ci ha salvato, perché, come dice il titolo di quel libro che sicuramente avrai letto anche tu, nessuno si salva da solo. Nemmeno noi. La felicità è insieme agli altri. Adesso lo sappiamo entrambe.
Sai che c'è? C'è che vorrei che ti conoscessero tutti, ma soprattutto le ragazze come noi.
Magari qualcuna quella mano tesa potrebbe riceverla proprio da te.
♥ Le frasi che ho sottolineato