Non è mai semplice leggere libri che narrano storie realmente accadute, quando queste parlano di dolore, di difficili prove da superare, di tragedie. Non è semplice perchè il lettore sa che quel personaggio - Caterina in questo caso - non è frutto dell'invenzione dell'autore ma è una persona reale. Sa anche che quanto le accade - il coma per un arresto cardiaco a 24 anni - è una vicenda vera e non un episodio immaginato dall'autore. Sa anche che l'autore in gran parte dei casi ha un legame diretto - come in questo caso, il padre Antonio - con il protagonista.
Ecco, alla luce di tutto ciò sfido qualsiasi lettore a restare indifferente davanti ad un racconto come quello che Antonio Socci ha affidato al libro Caterina. Diario di un padre nella tempesta. Un libro che ho ereditato da mia nonna, l'avevo acquistato per lei, che ad ottant'anni suonati aveva riscoperto il piacere della lettura in particolare di storie vere, storie di speranza.
Eh si, perchè oltre al profondo dolore che trasmette la storia di Caterina, questo libro trasmette una profonda speranza che si sia credenti oppure no.
Socci parla del suo percorso accanto ad una figlia in bilico tra la vita e la morte e lo fa narrando anche il suo contesto personale, il suo profondo credo, la sua sconfinata fede in Dio.
I fatti: a qualche giorno dalla sua laurea Caterina Socci è vittima di un arresto cardiaco che le fermerà il cuore per un'ora e mezzo. Un cuore che, però, nonostante ciò torna a battere lasciando la ragazza in coma.
La notizia travolge la sua famiglia come un fulmine a ciel sereno. Travolge i suoi amici, i suo compagni si stanza, tutti coloro che la conoscevano ma, pian piano, attorno alla sua vicenda si mobiliterà il mondo intero visto che, su sollecitazione del padre che racconta quanto sta accadendo alla figlia sul suo blog, le richieste di preghiera di questo padre saranno raccolte da tantissime persone, anche sconosciute. Molti che non avevano mai sentito parlare di Caterina, che non la conoscevano e non l'avevano mai vista si trovano a condividere la sofferenza sua e della sua famiglia ed a rispondere all'invito a pregare perchè, come l'autore è da sempre convinto - con la preghiera si può ottenere ristoro. Solo chi chiede un miracolo pregando può aspirare ad ottenerlo. E per Caterina un miracolo c'è già nel momento in cui il suo cuore, contro ogni aspettativa, ricomincia a battere. Poi il coma e il difficile percorso verso il recupero di coscienza, di sensibilità, di reazioni.
Antonio Socci racconta questo periodo farcendo la narrazione con tante testimonianze di fede, con parecchi richiami ai Salmi, a discorsi di persone come Don Giussani e molti altri ancora ma anche racconti di altre famiglie - molte a lui sconosciute - o singole persone che lo hanno contattato, nel tempo, per manifestare la propria vicinanza a Caterina.
Posto che si tratti di una toccante testimonianza, ho trovato il libro un tantino ripetitivo in più punti, parecchio insistente su concetti già esplicitati. Nel contesto di quanto viene narrato è sicuramente poca cosa, ma ai fini della lettura qualche punto poteva essere evitato perchè, onestamente, mi sono sembrate delle ripetizioni. Sicuramente rafforzative, non dico di no, ma in un paio di passaggi un po' troppo.
Un libro che fa senza dubbio riflettere e che fa arrivare il pensiero alle tante Caterina che ci sono nel mondo. Un mondo in cui la sofferenza, purtroppo, non è merce rara.
Con questa lettura partecipo alla Challenge 2016 - Le Lgs sfidano i lettori.Per la prima tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 6: un libro ambientato in Italia.