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Cattiva politica, buona letteratura: il caso di Fred Vargas

Creato il 15 marzo 2013 da Povna @povna

Per questo venerdì del libro la ‘povna decide di parlare di un’autrice di gialli che le ha tenuto buona compagnia durante tanti viaggi: la francese Fred Vargas, che, con il suo doppio filone di storie poliziesche, e insieme colte, è diventata in Italia, ma non solo, un piccolo caso editoriale.
Fred Vargas, di mestiere, fa l’archeozoologa al CNRS. Arriva dunque alla scrittura per passatempo: una sorta di conversione alla produzione in proprio delle opere che amava leggere – del resto, si sa, il poliziesco è, da sempre, l’intrattenimento leggero di tanti intellettuali.
E’ così che nascono i due filoni principali della sua verve giallistica: quello del commissario Adamsberg, lo “spalatore di nuvole” e quello dei ‘tre evangelisti’: romanzi accomunati da una costruzione seriale, che affianca all’enigma da risolvere l’evoluzione dei personaggi (secondo la tradizione del poliziesco classico), che talvolta prende quasi il sopravvento rispetto al caso da risolvere – con ciò alimentando quella che in gergo si definisce la ‘fidelizzazione’ del lettore.
Se i ‘tre evangelisti’ rivelano, quanto meno nel mestiere (“ricercatori precari” – in Italia si direbbe – in campo storico), una certa rielaborazione (auto)biografica (mostrando così il piglio investigativo che – Marc Bloch lo ricorda con chiarezza – qualifica il lavoro dello storico) il commissario Adamsberg è ricostruito attraverso una caratterizzazione che attinge a una tradizione letteraria nazionale variegata e inconfondibile. In particolare, lui stesso e i personaggi che popolano la sua strampalata squadra anticrimine sembrano nati da una singolare mescolanza tra il Maigret di Simenon e i personaggi del villaggio di Goscinni e Uderzo (sì, proprio questi).
In entrambi i casi (e anche se la produzione letteraria, in maniera inversamente proporzionale alla fama, va inevitabilmente a flettersi), vale la pena di leggerli. Perché consentono di passare un pomeriggio/una giornata al mare/ un viaggio con intelligente leggerezza. Ed è per questo che la ‘povna – anche per ovviare a un ordine di pubblicazione Einaudi che è stato, viceversa, delirante – ne riporta qui la corretta successione cronologica. Ché, se di serie si tratta, è sempre meglio non partire dalla fine.
I romanzi di Adamsberg si snodano dunque, in questo ordine: L’uomo dai cerchi azzurri, L’uomo a rovescio, Parti in fretta e non tornare, Sotto i venti di Nettuno, Nei boschi eterni, Un luogo incerto, La cavalcata dei morti.
Ed ecco invece quelli dei tre evangelisti: Chi è morto alzi la mano, Un po’ più in là sulla destra, Io sono il Tenebroso.
Per chi invece di chiedesse quale sia la cattiva politica, la ‘povna si riferisce alla scelta della scrittrice di scendere in prima linea nella campagna di difesa dell’ex-terrorista Cesare Battisti. Una scelta per la ‘povna discutibile, e che dimostra, a essere buoni, una conoscenza assai superficiale e ingenua degli Anni di piombo. Ma, d’altra parte, se si dovesse giudicare la letteratura dalla cattiva capacità di far politica, non si dovrebbero leggere né Celine, tanto per dire, né Heidegger. (La ‘povna dal canto suo, però, i romanzi della Vargas ha smesso da tempo di comprarli, e li legge solo in prestito. Ché la prima regola di un impegno militante – lo zio Marx lo aveva detto tempo fa, e di solito non sbaglia – è quella di considerare la storia sub specie economica. Vale a dire, in parole povere: “Sei brava, certo. Ma io un euro di più dalle mie tasche non voglio fartelo arrivare, dall’Italia”.


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