Dalla causa all’effetto… verrebbe da dire: l’ultima settimana è stata abbastanza interessante, sotto il profilo dei dati. Che ci raccontano ulteriormente la situazione dei giovani in Italia. E come questa situazione abbia incoraggiato -e stia incoraggiando- una vera e propria fuga dal Paese.
I dati più preoccupanti li ha certamente forniti Almalaurea, che ha segnalato un incremento della disoccupazione tra i laureati: dal 16 al 19% fra i triennali, dal 18 al 20% tra gli specialistici. In crescita la precarietà, con una stabilità lavorativa che riguarda ormai solo il 42,5% dei laureati occupati di primo livello, e il 34% di quelli specialistici. Le buste paga si confermano assolutamente inadatte, se confrontate con gli altri Paesi europei: 1105 euro netti per i laureati di primo livello, 1080 per gli specialistici (a un anno dalla laurea). Pure il titolo di laurea perde peso: si rivela utile a trovare lavoro per 51 triennali su cento e per 44 specialistici su 100.
Il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha ribadito: oltre due milioni di giovani in Italia non studiano, non lavorano e non partecipano a un’attività formativa. Di questi, 1,2 milioni sono donne. Al sud è occupato meno di un giovane su quattro, e solo tre donne su dieci. Per Visco, occorre che “si innalzi l’intensità del capitale umano, e riprenda a crescere la produttività“. “L’Italia è un Paese anziano: occorre ricercare le ragioni, e rimuoverle, per le quali è così bassa l’occupazione tra giovani e donne“, ha concluso – con una dovuta presa d’atto.
Per la Svimez, nel 2010 lavorava regolarmente solo una giovane su quattro al Sud, con un tasso di occupazione fermo al 23,3%. Ultima in classifica la Campania (fascia 15-34 anni: 17,9% di occupate). Il vero paradosso riguarda le giovani laureate: studiano più dei coetanei uomini, al Sud, ma spesso il modello culturale impone loro di sacrificare il potenziale produttivo, per restare a casa e sopperire all’inesistente rete di welfare statale. Secondo l’Istat, le giovani donne entrano più tardi nel mercato del lavoto, e alla prima gravidanza sono costrette a lasciarlo.
E’ questo uno Stato europeo e moderno, per giovani e donne? No, non ci stancheremo mai di ripeterlo. Non basta un Governo tecnico, serve una radicale opera di trasformazione culturale e sociale (soprattutto nella valorizzazione delle donne).
Ora diamo un’occhiata alla ricerca che Marina Freri, la giornalista italiana al lavoro per la radiotelevisione pubblica australiana Sbs (nonché protagonista dell’ultima puntata di “Giovani Talenti”, ha realizzato sui flussi di italiani in arrivo in Australia:
nel corso dell’ultima crisi, la percentuale di italiani in arrivo in Australia con un permesso di residenza temporaneo è cresciuta dell’86%! Dai 5025 del 2006 ai 9353 del 2011. Ancora più interessante il balzo nel programma “Working Holiday”, che riguarda gli under 30: una crescita del 119%, da 1449 unità a 3178 unità. Cliccate qui per trovare il link all’articolo originale (in inglese)
Se questa non è la risposta a un Paese semi-affondato… beh, allora non so sinceramente cosa sia. Siamo ancora in piena emergenza, nonostante il Governo tecnico abbia stabilizzato una situazione che stava ormai precipitando. Ricordiamocelo, quando pensiamo -da bravi italiani- di aver risolto in tre mesi tutti i nostri problemi. La strada è ancora lunga, il cambiamento da attuare – straordinario.
I giovani intanto scappano, verso Paesi in grado di offrire loro opportunità reali. E non umiliazioni quotidiane.