cavalcata ucraina

Creato il 06 febbraio 2012 da Occhio Sulle Espressioni
Il Vij
(tratto da Storie di vampiri)
Nikolaj Vasil'evič Gogol'
Newton Compton Editori
Vivace è la natura che circonda il Seminario di Kiev, come lo è la vita sociale, seppur povera, di quell'Ucraina passata. Il fiume in piena che esce dalla struttura, formato da grammatici, retori, filosofi e teologi, diventa esso stesso parte di quello splendido paesaggio, come un corso d'acqua che poi si perde nei suoi rami e nella foce. Chaljàva, Tiberio Gorobèc e il filosofo Chomà Brut sono la foce, perché ci si focalizzerà solo su di loro, in particolare sull'ultimo, che subirà l'incantesimo di quella che sembrava una vecchietta ospitale e invece si era rivelata una strega. Una magia che aveva portato la vecchietta a cavalcare la sua vittima in uno spazio-tempo soprannaturale. Ma il prode filosofo, ribaltò la situazione, segno della capacità di quelle popolazioni di ammaestrare il folclore.
Il tutto non finisce qui, Chomà verrà chiamato al capezzale della figlia di un "sotnik", un capo di un villaggio cosacco, morta inspiegabilmente. Ella ha espressamente richiesto la sua presenza. Perché? Lui non la conosceva! O sì? È lei, la strega, che tenterà per tre notti di vendicarsi, tre momenti oscuri in cui il seminarista sarà incaricato di salmodiare nella chiesetta dov'è posta la bara, da solo, in cambio di una lauta ricompensa o di frustate in caso di rifiuto. Passa una notte, con lei che si alza dalla bara e cerca di attaccarlo, ma non può vederlo; lui è fermo nelle sue azioni, e se non è proprio un esperto nel campo è almeno uno che vive la vita di petto. Arriva il canto del gallo e la luce, ne esce provato ma illeso. Arriva la seconda notte, la bara fluttua nell'aria, ma Chomà, seppur spaventato sa il fatto suo e la vince. Riporta però un incanutimento della chioma, perché la sua verve giovanile sta venendo meno, e con essa la visione di una vita votata alla massima libertà. La terza notte è una tregenda, creature che spuntano da ogni dove, seppur anch'esse cieche sulla posizione del filosofo, compresi i Vurdalak, i vampiri slavi, e nel finale viene evocato lui, il Vij, sorta di re degli gnomi dalle lunghe palpebre.
Chomà Brut è uno che non ha mai desistito, non ha mai dato le spalle alla vita, è sempre stato fin troppo emotivo e mai ha frenato questa sua caratteristica, in favore di una maggior riflessione. Questa sarà la sua condanna, al Vij saranno spalancate le palpebre, un'arma per lui, che individuerà il filosofo, che invece nel guardare e non muoversi di conseguenza troverà il suo punto debole, e morirà di paura alla sola visione. Ma anche il Male, come Brut, si è spinto troppo in là e molte entità rimarranno preda della luce.
Вий (Viy)
1967
Unione Sovietica
Regia: Georgi Kropachyov, Konstantin Yershov
Soggetto: Nikolaj Vasil'evič Gogol'
Sceneggiatura: Georgi Kropachyov, Aleksandr Ptushko, Konstantin Yershov
Più volte è stata trattata cinematograficamente la novella in esame, e siamo in dovere di ricordare l'esempio del grande Mario Bava, con il suo gioiello gotico La maschera del demonio, che ha preso spunto ma nello stesso tempo è stato anche molto libero nell'adattamento (sceneggiatura di Ennio De Concini, Mario Serandrei, Mario Bava, Marcello Coscia). Film poi oggetto di meno riuscito remake da parte del figlio Lamberto.
Questa colorata pellicola edita della Mosfilm è invece fedelissima, anche nelle parti di testo estrapolate. Di taglio grottesco come il racconto, è lo stesso scenario a presentare un alone di "finto", dovuto presumibilmente a ristrettezze di budget, che dà idea di favola di un folclore tramandato. Al momento giusto sa però essere anche truce, con effetti di gran rilievo, ci riferiamo alla realizzazione delle creature, roba simile a produzioni occidentali di venti anno dopo. La fotografia vira dal luminoso del gioviale giorno ucraino così ben narrato nella storia del lì partorito Gogol', al plumbeo delle notti tormentate, ed è bellissima la struttura sacra, con le sue icone che sono un misto di rassicurante e intimorente.
Perfetto Leonid Kuravlyov nella parte di Chomà, nel film chiamato Khoma Brutus, spavaldo e debole, così come la bellissima Natalya Varley nella parte della strega versione giovane.
La storia è stata ripresa nello jugoslavo Sveto mesto (1990), adattata nel russo Vedma (2006) e verrà riproposta, sempre in Russia, nel 2012.

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