Attraverso un'attenta analisi divisa tra vita, imprese e politica lo scrittore traccia un quadro storico e motivazionale riguardo questa discesa in campo.
I frammenti di recensione esposti sul retro della copertina dimostrano fin da subito quale debba essere lo spirito di complessva interpretazione del libro, svincolata da qualsiasi sorta di patto narrativo possibile.
"Non è un libro contro Berlusconi. L'autore non lo odia nè lo sopravvaluta, nè lo disprezza, tanto meno si lascia ipnotizzare. Alexander Stille comprende che nessun altro personaggio incarna come il Cavaliere le grandi rivoluzioni della post-modernità, la potenza della comunicazine, l'impeto dei consumi." è l'opinione di Filippo Ceccarelli, de "La Repubblica".
Suppletiva a corredo è l'opinione di Michele Salvati, de "Il Corriere della Sera":
"Berlusconi appare come lo descrive Stille: un fenomeno di populismo mediatico-plutocratico con ripercussioni serie sui caratteri della buona democrazia."
Così. dalla lettura anche sommaria del libro, si evince una storia per molto poco politica e per troppo altro affetta da un perenne sospetto di fuga dalla giustizia.
L'autore non nega l'eventuale buona fede di Berlusconi, ma riconosce consapevolmente che tutto ciò che il Cavaliere svolge è stato, è e sempre sarà affetto da inevitabili sospetti.
Qualsiasi legge dai suoi Governi approvata ha dimostrato, da sempre, una qualche possibile interpretazione a lui sempre riferibile.
Emerge, non troppo sospettosamente, una vita politica intrapresa per fuggire da processi e tribunali scottanti.
La minacciosa figura di Berlusconi viene vista in maniera molteplice; ci si chiede se il Cavaliere sia causa od effetto del malessere italiano.
Attraverso le pagine scorrono figure pesanti, cosiddetti "inciuci" , processi di difficile lettura e ricerche di innocenza seguendo l'ultimo cavillo possibile.
Agli occhi dell'autore Berlusconi appare come una nuova realtà, esportabile dovunque.
E' figlio della cultura della comunicazione esasperata, figlio dell'informazione televisiva manipolata e del potere ambiguo che può raccontare bugie senza dover rendere conto ad alcuno.
L'anomalia Berlusconi è partorita da un qualcosa che potrebbe farne nascere altri in altri luoghi?
Ne è convinto, in primo luogo, lo stesso Furio Colombo:
"Stille ci ha avvertito: quel che sta avvenendo in Italia si può ripetere altrove."
Dinnanzi a possibilità così concrete, la figura del Premier appare sempre più suscettibile di doppie, se non triple, interpretazioni.
Vengono svolte dettagliate analisi giornalistiche, specialmente alla luce di vari fenomeni che in Italia, dopo il suo avvento, hanno trovato espansione a macchia d'olio: corruzione dilagante, leggi capestro per favorire lui e suoi compagni di merende, opposizione percepita come inesistente e complice e tanto altro.
Addomesticando stampa e mass-media, il Premier è forse reputato diverso da quel che realmente è?
A questa domanda, scontata, l'autore lascia risposte inequivocabili ma frammentarie; se composte, il mosaico Berlusconi appare come un qualcosa di tremendamente complesso e dannoso per l'Italia tutta.
Considerando i rischi di "esportazione" palesati in precedenza, è istintivo affermare che il fenomeno Berlusconi possa essere pericoloso per il mondo intero.
Il male principale, fra i tanti possibili, è quel populismo mediatico-plutocratico cui accenna Salvati in recensione sopra mostrata.
Con Berlusconi, infatti, c'è stata una svalutazione completa di valori quali etica o rispetto delle istituzioni; d'altro canto, invece, grazie a lui c'è stata una mostruosa inflazione di cose che prima erano ritenute lesive della morale pubblica.
Populismo mediatico figlio di corruzione di principi, di destra contaminata e di sinistra colpita (a morte?,nds) nel cercare una chiave simile a quella berlusconiana per capire le nuove dinamiche del Paese.
Fra le troppe spiegazioni possibili, a molti pare che Berlusconi sia frutto di un seme che era già stato piantato, in tempi molto lontani.
Affondando le radici in una terra di per sè propensa a dittature morbide, la figura del Cavaliere si inserisce a pennello in un mare di realtà distorte e manipolate.
E' interessante, a completamento, leggere qualche frammento dalla conclusione del testo.
Lo riporto nel seguito:
"[...]
Italia ingovernabile.
I problemi dell'Italia naturalmente non si riducono a Berlusconi. Molti esponenti del centrosinistra e del centrodestra mettono in guardia contro i pericoli di una demonizzazione del Premier. Ma il terzo mandato di Berlusconi, una ininterrotta sequenza di scandali e controversie, ha già chiarito- come se i primi due mandati non avessero offerto prove sufficienti- che l'Italia, sotto Berlusconi, è ingovernabile.
In primo luogo a causa degli enormi conflitti di interesse che Berlusconi incarna: [...] Sulla strada di qualsiasi governo, sono macigni che non si possono aggirare.
Ogni legge che Berlusconi propone e prova a bloccare- [...]- emana immediatamente un odore sospetto, perchè si è costretti a chiedersi subito chi ne benefici e quale potrebbe essere l'impatto su Berlusconi. QUesto sarebbe vero anche se Berlusconi fosse l'altruista illuminato che sembra convinto di essere.
E' un problema strutturale, non personale.
La democrazia moderna è semplicemente antitetica rispetto al governo monarchico del leader assoluto."
Da qualsiasi punto la si guardi, la soluzione è semplicemente una.
Più matematico di così...