Non sono una fan delle prove Invalsi, e se proprio devo proclamarmi fan di qualcosa lo sono del metodo, dell'impegno, del rigore, delle regole, ma anche della tolleranza, del rispetto dei tempi dell'alunno, della pacatezza (reciproca). Con questo, ribadisco, per quanto non ritenga importanti le prove Invalsi, per me che ho fatto dello star bene a scuola una bandiera in questi miei sei anni di esperienza alla scuola Primaria facendo tesoro della precedente esperienza, che non c'è attività che sia un trauma per i bambini se presentata nel giusto modo, non c'è valutazione che possa diventare danno se gli si attribuisce né più né meno del suo valore, che è relativo alla prestazione e mai alla persona.
Una cosa posso dire, e so di non poter essere smentita da nessuno, ribadisco nessuno, che i nostri alunni, i vostri figli, sono sempre meno autonomi, sempre più insicuri, perché in balia delle vostre scelte iperprotettive, che anziché spiegare e incoraggiare ad affrontare anche le difficoltà, attutiscono, rimuovono e interferiscono con la formazione di una persona equilibrata in grado di affrontare anche i frangenti difficili.
Le prove Invalsi, se pure poco adatte, come abbiamo ribadito più e più volte, a descrivere in risultati la complessa esperienza che gli alunni affrontano a scuola, sono un compito, qualcosa che vale comunque la pena provare a fare, se non altro perché i test li ritroveranno anche per l'ingresso all'Università, ma non sono nulla che possa interferire con la regolare crescita di un ragazzo.
L'unica cosa che interferisce con la crescita sono le paure dei genitori, e di tutti gli adulti che in tal modo intervengono sui bambini, il loro continuare a essere così inadeguati nel preparare i figli alle difficoltà, impegnati come sono, appunto, a eliminare le difficoltà dal loro cammino.© Crescere Creativamente consulta i Credits o contatta l'autrice.