Ammetto, e questo è palesemente un outing coi fiocchi, che non avevo mai letto nulla di Chuck Palahniuk, ma dopo questo primo impatto, molto forte, mi sa che con questo autore avrò un rapporto molto conflittuale. Già, perché da un lato la sua capacità narrativa, il suo stile, la sua verve, è innegabile, limpida come l'acqua di un lago di montagna. Ma dall'altro lato c'è la sua irriverenza, la sua voglia di provocare e sconvolgere che in più di un passaggio mi ha disturbato, e non sempre in maniera positiva.
Ma andiamo per ordine. Cavie è un romanzo camuffato da antologia di racconti. O anche il contrario, se volete.
I personaggi, qui, vengono messi a nudo, privati di quella copertura naturale che si crea nel vivere a contatto con gli altri, nel dover sottostare a leggi morali che rinchiudono lo spirito e non gli permettono di evolversi alla maniera che vuole. Beh, leggendo questo libro vi renderete conto di quanto pericolosa può essere la libertà dell'animo, la spregiudicatezza che si nasconde dietro i desideri più nascosti.
Siamo tutti mostri?
Una bella domanda, che però non ha una risposta onesta, schietta, non esiste l'elisir che permette a noi di vivere come vogliamo nell'illusione di sapere cosa sia giusto fare. Abbiamo delle scelte, delle possibilità da cui pescare e se peschiamo male...
Ecco, questo è Cavie, e molto altro, quindi se vi dico di non prenderlo alla leggere fidatevi! Il contesto attorno ai racconti, alla fin fine, risulta blando, una misera scusa per scagliarci addosso un racconto dopo l'altro, una cattiveria che segue quella precedente senza alcun modo di riprendersi, di sollevare lo sguardo e dire "beh, stavolta non è così male". No, è sempre male, sempre, e quando ce ne accorgiamo è ormai troppo tardi. Siamo vittime della sua penna, della violenza delle sue parole, e non possiamo farne a meno, anche se questo ci fa male, ci disturba e ci fa sentire deboli.
Che poi è lo stesso stato d'animo dei protagonisti: mai chiamati con il loro vero nome, mai messi di fronte a quello che erano prima (quello ce lo raccontano loro con immense parabole e giri di parole). Portano avanti un progetto personale, segreto, senza accorgersi che in realtà è il progetto di tutti, lo scopo a cui ambisce l'essere umano e che si prefigge di raggiungere anche a costo di sofferenze inutile e pragmatiche. Siamo davanti all'assurdo e finiamo per chiederci se quell'assurdo non siamo noi stessi...
Mi piace vedere scene che denunciano un sistema, un'ideologia, che minano le basi di una società mettendone a nudo i difetti e le bugie più radicate, ma qui siamo ben oltre.
Qui aleggia lo spirito di qualcosa molto arrabbiato (o molto furbo...) e difficilmente se ne esce puliti.
Come dice l'immagine qui sopra, la differenza fra il suicidio e il martirio sta solo nella copertura mediatica. Frase importante, che racchiude il senso di tutto il libro: cosa siamo disposti a fare per quel famoso quarto d'ora di gloria? E se fosse mezz'ora, o una vita intera, o la memoria incancellabile di noi stessi?
A che prezzo si guadagna tutto questo?
Rimane il fatto che Cavie merita di essere letto, anche se con le dovute precauzioni, anche per chi crede di aver letto tutto. Io ho deciso che d'ora in poi, i suoi libri, li prenderò con le pinze. Scottato una volta imparo, come gli animali, che poi è quello che cerca di farci capire con questo libro: siamo tutti animali, ci comportiamo da tali e da tali moriremo. Punto. Oscar Mondadori - ISBN 9788804561514 - 10,00 €