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Cavoli a legnaia, cècia, cènci | Parole e verbi in disuso

Creato il 08 agosto 2014 da Lifarnur @silvialazzerini
Cavoli a legnaia, cècia, cènci | Parole e verbi in disuso
CAVOLI A LEGNAIA: insieme con i "vasi a Samo" e le "nottole ad Atene" è inutile portare i cavoli a Legnaia, dove, appunto, ci sono gli orti che riforniscono di verdura Firenze.
CèCIA: così si chiama a Firenze uno scaldino di terracotta, a fondo piatto, largo e senza piede, che nelle case non riscaldate si mette ancora fra le lenzuola d'inverno, naturalmente attaccato al  gancio del PRETE (che è l oscaldaletto di legno a forma allungata) o della MONACHINA (forma a cupola).
La CECìNA invece, non ha nulla a che vedere con la CèCIA, essendo una torta fatta con ceci, ma solo ne lPIsano, in Lucchesia e in Versilia. A Livorno si chiama semplicemente TORTA. A Firenze non esiste.
CéNCI: a Firenze sono nastri di pasta sfoglia tagliata a smerli con l'apposita rotella, poi annodati o intrecciati, fritti in olio bollente e finalmente spolverati con zucchero. Sono dolci casalinghi, ora lifanno anche industrialmente, ma non c'è paragone, che cambiano nome da una località all'altra della stessa Toscana, dove sono molto popolari: a Portoferraio, per esempio, li chiamano FRANGETTE, altrove GALANI, FRAPPE, SFRAPPOLE, FIOCCHI, FIOCCHETTI, NASTRINI.

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