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Quanti
parlamentari sono passati dal centrodestra al centrosinistra? Tutti
corrotti come De Gregorio? E poi il governo Prodi è caduto per la
campagna acquisti che Berlusconi avrebbe promosso al Senato? Non è
caduto perché gli venne meno l’appoggio
di Mastella?
Più o meno a questo si riducono gli argomenti dei
berlusconiani all’indomani della
condanna di Berlusconi, come se l’articolo
del Codice Penale che ci dice cos’è corruzione non avesse al centro
quella «retribuzione non dovuta»
che in questo caso l’accusa è
riuscita a dimostrare esserci stata: in questione non era il cambio
di casacca, né il fine che si intendeva raggiungere col promuoverlo,
tanto meno poi se il mezzo si sia rivelato efficace, ma il fatto che
sia intercorso un «contratto illecito» tra soggetti che in esso si
son fatti corrotto e corruttore.
Niente di nuovo, sia chiaro. Ogni
volta che Berlusconi è raggiunto dalle conseguenze delle sue
disinvolture – chiamiamole così, va’ – i rozzi cazzabubboli
che per contratto gli reggono l’ormai logoro strascico da reuccio di operetta sono capaci
delle più inverosimili piroette logiche. Quello che in questa occasione, invece, risulta notevole è lo spuntare, qua e là, di
cazzabubboli un po’ più sofisticati, che per quel malsano
esercizio di mettersi in posa da personcine libere dal pregiudizio antiberlusconiano – preferisco non fare nomi – sfidano il buonsenso, prima che il diritto, sostenendo che
addirittura non sia ipotizzabile il reato di corruzione per chi, da parlamentare, sia costituzionalmente sciolto da vincolo di mandato. In
sostanza, un eletto potrebbe fare ciò che vuole del proprio voto.
E grazie al cazzo, diciamo loro, ma non può venderlo. Perché è suo
solo finché è gratis, o almeno riesce a dimostrarlo tale. Per
meglio dire: finché non è dimostrabile il contrario, come è
accaduto nel caso in questione.
De Gregorio ha dichiarato, dando
prova di quanto dichiarava, che per togliere il suo voto al
centrosinistra, e darlo al centrodestra, ha percepito un bel pacco di
milioni di euro, e da Berlusconi. Sbraitassero pure, i suoi servi,
ormai siamo abituati a sentirne il coro che lamenta di persecuzioni
giudiziarie e di sentenze politiche. Ma i garantisti un tanto
all’etto, per piacere, avessero il buon gusto di star zitti.