Inutile dire che l'annuncio ha subito mosso i panegiristi di professione, sempre pronti a lodare i potenti leader della loro parte politica, che hanno subito sottolineato il gesto di Napolitano come un segnale importante, nella lotta ai costi della pubblica amministrazione.
In realtà siamo ancora e sempre di fronte al gesto tutto di facciata e senza nessun vero contenuto morale o pedagogico.
La rinuncia di Napolitano alla fine è stato quantificato a 68 euro mensili, su una retribuizione di circa 240mila euro l'anno. Un sacrificio praticamente inesistente, uno di quei fioretti che si promettevano da bambini, ma non sono mancati i pasdaran presidenziali che hanno prontamente sottolineato che l'importante non è l'entità della rinuncia ma il gesto.
Nessuno di essi sembra comprendere che anche tutti gli altri italiani sono pronti a fare un beau geste di questo genere, magari rinunciando all'adeguamento automatico all'inflazione dei loro stipendi e salari, che tanto questi signori, probabilmente neanche il presidente, nemmeno sanno che gli italiani questo beneficio proprio non ce l'hanno, alla faccia della legge uguale per tutti.
Alla semplice retribuizione del solo presidente si dovrebbero per di più aggiungere tutti i costi dell'intero apparato presidenziale, che rappresenta uno dei più avidi di denaro tra quelli del mondo occidentale e tuttaltro che alieno da scandali e ruberie, anche se opportunamente celati.
Del resto i padri costituenti sono stati estremamenti generosi con la classe politica del loro Paese, moltiplicandone il numero e dotandoli di entrate e benefici che tutto il mondo gli invidia, come si può agevolmente controllare per quanto riguarda i deputati e i senatori, ma altrettanto potrebbe essere fatto per i consiglieri regionali e altre figure istituzionali.
Tanto generosi, i padri costituenti, che qualcuno potrebbe pensare pure che l'attaccamento alla Costituzione, così enfatizzato in ogni occasione, non sia tanto dovuto all'amore per i principi che la ispira, quanto alla difesa dei propri interessi economici.
Chissà se qualcuno avrà il coraggio di riferire al presidente Napolitano che le spese dello Stato, in genere, non hanno bisogno di sforbiciatine, ma di tagli netti, magari fatti con un'accetta?