Pubblicato da massimomaugeri su aprile 17, 2012
CCA SUGNU, di Alfio Patti
Prova d’Autore, 2012 – pag. 80 – euro 10
(Massimo Maugeri)
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Dalla prefazione del libro, firmata da Salvatore Di Marco
Attraversato per intero – e non soltanto cronologicamente – questo primo decennio del nostro nuovo secolo, e inoltrandoci pure nel primo lustro successivo tuttora in corso, mi pare che si possa tranquillamente osservare che, carte alla mano, Alfio Patti di San Gregorio di Catania, nel campo ubertoso della scrittura poetica in Sicilia della nostra stagione, non sia affatto né l’ultimo arrivato e neppure più quel volenteroso e promettente “apprendista” che conobbi a metà e passa dei novecenteschi anni Ottanta in Catania.
Egli è oggi un poeta maturo in primo luogo sotto il profilo umano, quindi su quello culturale, e infine, capace di sostenere fino a livelli liricamente più alti le proprie istanze di artista, il proprio dettato linguistico-espressivo nelle sue più congeniali ideazioni stilistiche. E tutto ciò costituisce, naturalmente, l’approdo d’un percorso lungo, complesso, durante il quale i punti ideali di riferimento sono stati il suo amore per la cultura siciliana, i suoi linguaggi e il suo patrimonio etno-antropologico, ma pure la sua attenzione agli sviluppi della poesia dialettale siciliana e della letteratura del Novecento italiano ed europeo.
L’idea attorno alla quale vado ragionando in queste mie sommarie pagine è che i versi di “Cca sugnu” (Eccomi), quest’ultima silloge di liriche in dialetto di Alfio Patti, in ogni suo sapiente profilo espressivo, in ogni richiamo della mente e del cuore, nel suo specifico modus poetandi e nella res del suo canto interiore, testimoniano parimenti di quel tragitto quasi trentennale al quale mi sono finora riferito. Nell’atto di poesia è il mistero della parola che si rinnova, ed essa si rivela come sempre nuova soltanto ai suoi più fedeli e sensibili cultori.
(…)
Io credo che in quel “cantiere” Alfio Patti abbia maturato esperienza, elaborato progetti, chiarito a se stesso scelte e opzioni, attento anche al prestigioso “cantiere” di Mario Grasso, alla lezione di “Lunario Nuovo” e alle proposte della casa editrice “Prova d’Autore” che avevano mosso i loro primi passi ad Acireale nel 1978 (basti pensare alla generazione dei Samperi, al compianto Salvo Basso). Non è un caso che da circa due lustri Mario Grasso, attentissimo alle voci nuove e di valore, avesse incluso nella collana “Centovele” delle edizioni di Prova d’Autore le raccolte poetiche fondamentali di Alfio Patti, da “Nudi e crudi” del 2006 a “Jennuvinennu” del 2009, e infine, a questa “Cca sugnu” del corrente 2012, tenendo ben presente che già in quella stessa sede editoriale era apparso il suo romanzo “La parola ferma in gola” del 2003.
(…)
Io credo, pertanto, che stavolta il poeta, con la raccolta di “Cca sugnu”, sia andato oltre le proprie propensioni a rivalersi principalmente nel sigillo della poetica della memoria, e sia entrato, invece, in una più matura dimensione della propria vicenda interiore. Prendono, infatti, proporzioni primarie i temi sottilmente legati alle più riposte inquietudini ancestrali, al senso non più occasionale della precarietà del vivere umano, al mistero ultimo del nostro destino terreno, alla dolente ambiguità esistenziale che invade l’anima e i pensieri quando il pendolo della nostra storia individuale oscilla tra la volontà di affermare il primato della propria volontà di agire sul mondo, e la prevalenza di forze superiori, invincibili, della natura, del soprannaturale, del mistero.