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CCSVI nella SM: pubblicato importante studio sulla valutazione delle valvole della vena giugulare interna

Creato il 05 maggio 2014 da Yellowflate @yellowflate

current214Recentemente è stato pubblicato su Current Neurovascular Research un importante studio sulla valutazione delle valvole delle vene giugulari interne (IJV). Pubblichiamo qui una sintesi dello studio con un commento del dottor Francesco Pappalardo responsabile dell’Osservatorio permanente dell’Associazione. 

Nell’uomo il meccanismo che regola la vena giugulare interna (IJV) l’apertura e la chiusura della valvola è ancora poco chiaro. M -mode è utilizzato in eco-cardiologia per la valutazione delle valvole cardiache.  A volte si è anche utilizzato in vene periferiche profonde e nella valutazione vena cava, ma mai nella valvola delle vene giugulari interne . Scopo del presente studio è quello di indagare le valvole IJV fisiologia in volontari sani,  attraverso B e M -mode ultrasuoni.

Nei mammiferi che pascolano, le valvole delle vene giugulari interne (VGI) sono necessarie per impedire la congestione cerebrale quando il capo è abbassato al disotto dell’altezza del cuore; ciò naturalmente non è necessario per l’uomo.  Negli esseri umani è frequente la mancanza di valvole nelle VGI, bi o monolateralmente; inoltre il meccanismo che ne regola l’apertura e la chiusura  non è ancora chiaro. Ordinariamente le valvole delle VGI vengono studiate con la tecnica ad ultrasuoni (ecografia) in “B-mode”[1]. La tecnica  in “M-mode”[2] è stata invece utilizzata  per lo  studio delle valvole cardiache, per la valutazione  delle vene periferiche profonde e per la vena cava, ma mai per le valvole delle  VGI. Scopo del lavoro di Menegatti (e altri)  è quello di indagare la fisiologia delle valvole delle VGI  in volontari sani, mediante ultrasuoni sia in  B che in M-mode.

Sono stati arruolati 83 volontari sani, per un totale di 166 VGI, tutte sottoposte a valutazione mediante ultrasuoni ad alta risoluzione sia in B che in M-mode, in condizioni posturali e respiratorie standardizzate.

Sono stati valutati presenza, motilità e numero dei lembi valvolari, così come il loro meccanismo di apertura e chiusura.

L’assenza bilaterale della valvola è stata registrata  nel 16% dei casi,  l’assenza  monolaterale  nel 46% del totale, la presenza bilaterale nel 38%. I lembi valvolari erano sempre mobili e le valvole apparivano costituite da due lembi nella maggioranza  dei casi, ma non infrequentemente da un solo lembo. In posizione supina, l’apertura della valvola risultava sincrona con i battiti del cuore. Al contrario, in posizione verticale, la valvola rimaneva sempre aperta, con i lembi addossati alla parete, indipendentemente dal ciclo cardiaco.

Il tasso significativo di  assenza mono e bilaterale delle valvole suggerisce che vi sia  una perdita progressiva della loro importanza fisiologica  nella evoluzione dei mammiferi.

La tecnica ad ultrasuoni in M-mode migliora la caratterizzazione delle valvole delle VGI e dovrebbe  essere aggiunta rutinariamente allo tecniche di studio del ritorno venoso cerebrale.

COMMENTO

Non è ancora completamente chiaro se sia proprio irrilevante non avere valvole, o averle da un solo lato, ma la rilevante proporzione di soggetti sani e carenti di valvole autorizza ad ipotizzarlo.  Purtroppo però, le strutture corporee che vanno estinguendosi per aver perso la loro funzione nella evoluzione delle specie, rappresentano anche siti del corpo in cui la natura, nello sviluppo del singolo individuo, più facilmente può commettere qualche errore, come, ad esempio, formare valvole con due lembi saldati tra loro, o lembi troppo rigidi, o troppo lunghi etc. , creando così un ostacolo al deflusso venoso.

Capire qual’ è il confine tra aspetti normali e aspetti patologici circa la forma delle valvole, il loro modo di funzionare e le conseguenti modificazioni dei flussi, è fondamentale per capire chi deve essere sottoposto ad interventi terapeutici e chi no. Il primo passo per farlo è studiare bene la “normalità”, cosa che in questo studio vien fatto meglio che in passato grazie all’ utilizzo di una tecnica non nuova (ecografia in “M-mode”) sin’ ora in uso in cardiologia ma per la prima volta applicata allo studio delle valvole VGI.

Il lavoro che stiamo commentando ci sonsente di osservare che:

  1. la mancanza di valvole, mono o bilateralmente , è alquanto più frequente di quanto sin’ ora si ritenesse;
  2. una valvola normale ha sempre lembi mobili, che si muovono sincronicamente col battito cardiaco quando il corpo è in posizione supina e  restano addossati alla parete (valvola “aperta”) quando il corpo è in posizione verticale;
  3. nei soggetti sani non si registrano mai anomalie quali quelle che si riscontrano nella CCSVI (lembi fusi o rigidi o a forma di setto etc..): ciò fa tornare alla mente lo 0% di CCSVI riscontrato da Zamboni e coll. nei soggetti sani  in uno dei suoi primi studi sull’ argomento (reperto che aveva lasciato perplessi alcuni studiosi);
  4. un risultato analogo ( 0% di CCSVI nei sani) è stato registrato anche in un altro recente studio (Tromba L. e altri, 2013[3]) in cui è stata usata la tecnica in “M-mode” in aggiunta al protocollo tecnico previsto nelle raccomandazioni della “International Society of Neurovascolar diseases” (nello stesso studio la CCSVI veniva diagnosticata nel 60% dei pazienti con sclerosi multipla).
  5. Potremmo concludere con un aforisma: se la valvola non c’è, pazienza (basta evitare di pascolare!), ma se la valvola c’è, deve funzionare bene, altrimenti sono guai.

Per il futuro, possiamo attenderci che l’introduzione rutinaria di  “M-Mode”, in aggiunta alle ormai usuali pratiche ecografiche per lo studio delle vene del collo,  possa contribuire ad una diagnosi di “CCSVI” più precisa e con una maggiore concordanza tra i vari operatori. Future esperienze sui malati potranno inoltre descrivere meglio le condizioni patologiche ed aiutare a identificare quei6 pazienti con sclerosi multipla che possono rispondere alla angioplastica venosa con uno  stabile miglioramento di alcuni sintomi della malattia.

Dottor Francesco Pappalardo

Direttore dell’Osservatorio Permanente dell’Associazione CCSVI nella SM Onlus

Fonte: Human Internal Jugular Valve M-mode Ultrasound Characterization.

Menegatti E, Tessari M, Gianesini S, Vannini ME, Sisini F, Zamboni P.

Curr Neurovasc Res. 2014 Apr 7.

abstract reperibile presso:

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24712644



[1]B-mode (Brightness Mode): i segnali delle  onde riflesse degli ultrasuoni vengono convertiti e rappresentati sul monitor sotto forma di punti con luminosità che varia in base alla intensità del segnale (scala di grigi); ne risulta una immagine visiva bidimensionale di una sezione dell’ organo indagato. E’  la modalità usuale, che i  pazienti sono abituati a vedere sotto forma di  “fotografie” allegate ai referti ecografici.

[2]M-Mode (Motion Mode): i segnali ultrasonici vengono  emessi e trattati in modo idoneo a studiare le strutture in movimento (ad esempio i lembi delle valvole).

[3]Tromba L, Blasi S, Vestri A, Kiltzanidi D, Tartaglia F, Redler A. Prevalence

of chronic cerebrospinal venous insufficiency in multiple sclerosis: a blinded

sonographic evaluation. Phlebology. 2013 Nov 15. [Epub ahead of print] PubMed

PMID: 24243930.

Fonte: Associazione CCSVI nella SM Onlus (http://www.ccsvi-sm.org/node/1990)

05.05.2014



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