Il 28 di luglio 2011, probabilmente sarà ricordata come una storica data infatti è arrivato allo start il test di italiano per gli stranieri. Chi ottiene un punteggio basso, rischia di venire espulso e dover tornare nel proprio Paese. Il CDM ha infatto varato la norma che istituisce una sorta di “accordo di integrazione” tra i migranti e lo Stato italiano, questa sorta di accordo durerebbe 2 anni e verrebbe stipulato in modalità univoca in maniera contestuale alla domanda di di permesso di soggiorno. Il testo, si legge online, fa riferimento a tutti i migranti con età superiore ai 16 anni. Il migrante dovrà impegnarsi ad acquisire la conoscenza della lingua italiana e “una sufficiente conoscenza della cultura civica e della vita civile in Italia” in non più di due anni, in cambio lo Stato offre una sessione di formazione civica di durata tra le 5 e le 10 ore, dopo di che, si passerebbe ad una sorta di sistema di crediti: il corso parte con 16 crediti e si dovrà arrivare alla soglia di 30 crediti. Dopo i due anni, si dovrà, gratuitamente, partecipare al test di cultura e lingua. Per chi non arriverà ai 30 crediti è prevista la proroga di un anno mentre la penalità per chi avrà crediti pari o inferiori a zero è l’espatrio forzato. Non terminano qui però le penalità previste infatti se non si partecipa al mini corso formativo ed in particolar modo se si ha unacondanna penale anche non definitiva o si è sottoposti a misure di sicurezza personali anche in via non definitiva i crediti saranno decurtati e dunque si avranno dei debiti formativi. Una norma che susciterà polemiche. La Lega intanto si schiera con Maroni e lo difende, il Ministro ha infatti definito l’integrazione a punti una vera rivoluzione ed una “‘innovazione molto rilevante sul tema della gestione dei flussi”. Critiche per ora sono state palesate dall’IDV e da alcune associazioni di stranieri una tra tutte l’Associazione medici stranieri italiani.
No related content found.
{lang: 'it'}