Ora mettiti seduto/a e stammi bene a sentire. E' a te che parlo. Sì proprio tu. Inutile che pensi che non mi stia rivolgendo a te e stai già' pensando di chiudere il link con un click molesto.
Voglio dirti una volta per tutte ciò che penso. Ce l'ho con te e questa volta non girerai la faccia dall'altra parte come tuo solito. Parlo a te che sei un privilegiato come me. Ce l'ho con te che hai un lavoro. Con te che riesci ancora a pagare le rate del mutuo, e di tanto in tanto ti fai passare pure qualche sfizio. A te che non t'indigni e non ti ribelli quando un tuo collega viene licenziato, il panettiere di fiducia chiude battenti, il fruttivendolo si suicida. A te che pensi che la crisi non ti coinvolgerà mai perché tanto tu sei cazzuto/a. A te che non senti il fetore di morte che invade la nostra terra. Lo so che ne hai abbastanza e vuoi chiudere tutto ma ora vengo al dunque quindi ti chiedo gli ultimi secondi di attenzione.
Vai un attimo a quando eri bambino e cerca di ricordare una tua ribellione. Bene, dopo qualche minuto sono sicuro che qualche episodio ti è certamente venuto in mente. Respira quell'aria di libertà e fierezza che aleggiava in quei momenti. Lasciati inebriare e contagiare. Il mio appello è di tornare a diventare bambini. Ritorniamo a ribellarci ed opporci. Finiamola una volta per tutte con la malsana tentazione di abdicare alla nostra pochezza e pigrizia.Queste parole le ho scritte in un momento di esaltazione. Quindi è di nuovo a te che mi rivolgo. Se sei arrivato fin qua ti chiedo scusa. Quei minuti di cui ti parlavo mi hanno indotto a scrivere quelle cose e ti ho fatto perdere tempo inutilmente. Le pensavo quando le ho scritte, però poi la vita colpisce allo stomaco e ai fianchi e nemmeno il miglior pugile sarebbe capace di schivare i suoi colpi. Ti chiedo scusa perché fai bene a startene seduto sulle poltroncine riservate ai vincitori. Fai bene a credere che sia tutto inutile. Fai bene ad alzare la polvere sul tuo cammino e restare indifferente a ciò che ci sta succedendo. Dovrei diventare come te, ma non ci riesco. Dovrei credere che ci sia una giustizia divina, diversa da quella ingiusta degli uomini, ma faccio ancora più fatica a crederci. Quindi ti chiedo scusa per il tempo sottratto alla tua indifferenza. Era a te che parlavo, ma forse mi rivolgevo a me stesso.