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Una libertà dittatoriale,guerriera,perché il mondo si cambia in modo così repentino e radicale solo con un intervento deciso. Si deve sostenere questa preziosa idea di libertà in modo assoluto,senza ripensamenti,che se no sei borghese e cattivon de cattivonis.
Una bellissima,meravigliosa,dolorosa idea. Per questo , pur non credendo affatto nella vita delle e nelle Comuni, mi interessa come esperimento antropologico.
Questo film italo-francese ci racconta la storia di una di queste Comuni: La Cecilia. Fondata da italiani di idee anarchiche,socialista, uniti sotto l'utopia e l'ossimoro del comunismo libertario, in Brasile. La sua esistenza dura dal 1890 al 1894, crollando miseramente per divergenze interne e anche per ostacoli esterni non secondari.
La pellicola in realtà, evita accuratamente di approfondire le dinamiche tra la comunità italiana e quella polacca, profondamente cattolica e che fece di tutto per sabotare quei mangia spaghetti così freak,come anche l'intervento del clero brasiliano. Ci fanno capire che la Repubblica Brasiliana non ha simpatia per i nostri connazionali,ma saggiamente sceneggiatori e regista puntano su quella che è la vera debolezza del pensiero libertario e del suo estremismo teorico: non si può applicare interamente.
Fondata da Giovanni Rossi ,un pisano anarchico studioso agronomo, che nel film vediamo come uomo convinto delle sue idee,eppure capace anche di mettersi in gioco, di dubitare,sopratutto quando pensa alla sua relazione con Ofelia, interrogandosi sulla sofferenza e il comportamento del compagno di costei,e mettendo in dubbio che veramente possa resistere il libero amore, ( no, non esiste è una colossale cazzata piccolo borghese ,come tantissime brillanti idee degli ultra rivoluzionari bigotti e ottusi, sia messa al verbale),e sopratutto incapace di reggere lo scontro tra fazioni che , ineluttabilmente, si crea e si palesa quando gli uomini convivono.
L'Io assolutamente libero di fare quello che gli pare, si scontra con la sacrosanta giustezza della responsabilità sociale e quindi individuale, ( cioè l'unica cosa in cui credo,altro che le vostre fragili libertà), e sul ruolo di ciascuno di noi nell'ambiente socio-politico.Sicché i giorni beati della fondazione, fatto di canti,risate, energie positive, felicità si infrange contro l'appartenenza alla famiglia, l'idea e il metodo di lavoro,( i contadini saranno durissimi con quei compagni che non sanno faticare,giudicando il tutto non da un punto di vista teorico-politico,culturale,cosa fondamentale per il successo politico,e puntando solo sulla capacità lavorativa specifica. Un po' come la morente classe operaia odierna e l'inno alla fatica come unica risorsa di esserci,di vivere), la prassi politica.
Si può vivere senza padroni,ma senza organizzazione? Si può esser contro il capitale,ma contro il mercato o il lavoro come sostentamento? Si può richiedere la parità tra sessi e un dialogo, dibattito,sincero,aperto,ma l'indipendentismo isolazionista del femminismo , il libero amore?
Per questo reputo fondamentale questo film ,che pare un'opera di Loach-Laverty,ma sottoposta ad autocritica , per cui utile a livello di documento storico e dibattito politico.
Caro Spettatore Indisciplinato,
ma che posti a fare codesti film dimenticati, introvabili, ( non è vero c'è il mulo),e che francamente non frega un cazzo a nessuno?
Perché amo l'umanità e so che abituandola alla disciplina dell'esser indisciplinati, non meccanicamente industrializzati, fuori dalla massificazione dell'ego, ecco...So che sapranno appassionarsi e riscoprire il cinema dimenticato,invisibile,introvabile. Questo è l'amore purissimo per il cinema.
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