La ‘povna si riaffaccia a scuola dopo il forzato ponte (ché, come si sa, ai due giorni di vacanza a carnevale due sole persone, in tutto il collegio, avevano votato contro: lei stessa e l’Ingegnera Tosta) con propositi insieme bellicosi e di quaresima, l’uno che implica l’altro. Perché, passato febbraio, arriva come è noto il lungo marzo, quel mese che, se ben condotto, decide un intero anno scolastico, ed è solo tempo di trottare.
Forte di questo assunto, si dedica al nuovo pezzo di programma (sul genere science-fiction) con gli Extraterrestri: e, dopo una prima introduzione rapida, la loro attenzione è rivolta tutta a Slesar.
Rodomonte ha appena iniziato a leggere, e bussano alla porta.
“Avanti!”.
La faccia di Mr. House è concitata, così come il suo passo: “‘povna, per la gita di marzo, un’emergenza!” – la ‘povna si fa subito compunta – “hai preso tu la busta coi soldi dei Merry Men dalla cassaforte?”.
“Ovviamente no”.
“Allora si tratta di furto”.
La ‘povna cerca di calmarlo: “Dai, su, non è possibile”. Ma Mr. House le porge la chiave con un rantolo, supplicandola di andare a controllare.
La ‘povna va, apre, trova la busta, conta i soldi, e ritorna da Mr. House giuliva, col malloppo. “A me sembrano tutti a posto”.
Mr. House sospira di sollievo, ma: “Allora mancano quelli dell’altra quinta!”.
Questa volta però la ‘povna è pronta: “Stai tranquillo, Mr. House, guarda, ecco pure l’altra busta, non manca proprio nulla”.
Lui quasi sorride, e poi esala, sottile, un “Meno male”.
Saluta gli Alieni, ringrazia, esce di classe. La ‘povna riprende la lezione, fino alla campanella. Poi corre dai Merry Men, che la aspettano sull’albero: dopo quasi un mese di astinenza, oggi, finalmente, si fa il tema.
Arriva, si scambia il testimone con Esagono, distribuisce le tracce: il tempo di una lettura e della consueta disposizione mista (chi nel breakout space, fuori la porta; chi dentro l’aula), e poi concentrazione e testa bassa, si lavora.
Anche la ‘povna approfitta per dipanare alcune varie minutaglie; poi, all’improvviso, a un colpo affrettato fa seguito lo spalancarsi della porta, senza il tempo di dire quasi “Avanti!”.
Esagono si riaffaccia, spiegazzato più del solito: “‘povna, scusami se vi disturbo: hai preso tu la chiave della cassaforte?”.
(“Allora è un vizio”) – pensa la ‘povna, ma non le sembra il caso di infierire, adesso.
“No che non l’ho presa, perché, non è al suo posto?”.
“Purtroppo no, sono un po’…”
… “agitato” è una parola che l’ingegnere Esagono non può pronunciare impunemente, per come è, per la sua professione, per come lo disegnano; ma il fatto che si arrenda a prorompere un “perplesso” rivela alla ‘povna ipso facto che la situazione è delicata.
“Guarda che ce l’aveva Mr. House dieci minuti fa, chiedigliela” – la ‘povna rassicura persuasiva.
“Dici?”.
“Dico”.
Esagono borbotta qualcosa, allontanandosi. I Merry Men la guardano come ad attendere una storia, ma la ‘povna taglia corto:
“Mi sa che gli ingegneri stanno andando in overload: la situazione è grave” – glossa rapidamente – “ma voi scrivete e non preoccupatevi di nulla. Adesso mi dedico anche a loro”.
Il fatto che arrivi l’intervallo, e poi un’altra ora, e nessuna compaia più con il viso atteggiato all’emergenza rassicura la ‘povna, dopo, sul lieto fine prevedibile (ché, quando un ingegnere ha riguadagnato la sua tabella excell, non si ricorda più del mondo). Come volevasi dimostrare, a fine mattinata, infatti, li incontra tutti nell’atrio: Mr. House, Esagono e anche Daddy LongLegs.
“Mi raccomando, Daddy” – butta lì -“resisti almeno tu, che se l’ingegneristica cede andiamo tutti a rotoli”.
“Mamma, ‘povna, glielo stavamo raccontando ora, che spavento”.
La ‘povna li guarda, ridacchia; intanto si infila le righe del berretto.
“Ecco. Allora stiamo tutti tranquilli: ché” – lo sguardo circola in mezzo a loro, vago e ironico – “se mi venite meno voi, pilastri strutturali, non contate su di me per raccattarvi, sia ben chiaro!”.
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