Un sogno
Ve lo descrivo in lingua originale ed italiano "attraverso uno stato d'animo" di una poesia di Pietro Gatti:-*-Quide suenne! metute a lla perdutequanne u sole: na ròzzele de luscegranna granne frevveve ind'a nnu cielede fueche.Po nu manucchje sott'ô calaprisce:stennute a 'n derre me ppuggiave a capesobbe, pe jate suenne a uecchje apiertea lluenghe.Mu tott'a pezze aggire: na respiche.I ppetre i spine i ll'òssere me dòlenegghjecanne i qquessa mane ca me trèmelecredenne ca sté strenge nu tresorena spiche.Speriame cré. Ma pure nu graniedde.Spergiute sott'â chjofe. Jind'ò core.A sccange: quatte zzèppere d'ariene.Nu fiore.Nu fioru sule. M'accundende. O pure,megghje assé: ci me jénghje le do pasecu 'ngunu piungiedde de papaggne.Pe ddorme.Na negghje senza trièmele de suenne.A 'm basce.(da “L'immaginazione”, Lecce, nn.64/66, 1989)
-*-Quei sogni! mietuti perdutamente / quando il sole: una girandola di luce / immensa ferveva in un cielo / di fuoco. // Poi un covone sotto il perastro: /disteso per terra mi poggiavo il capo / sopra, per altri sogni ad occhi aperti / a lungo. // Ora tutto l'appezzamento mi giro: una spigolatura. / E sassi espini e le ossa mi dolgono // piegandomi e questa mano che mi trema / credendo che stia stringendo un tesoro / una spiga. / Speriamo domani. Ma pureun granello. / Perduto sotto la zolla. Dentro il cuore. / In cambio: quattro steli d'origano. / Un fiore. // Un fiore solo. M'accontento. / Oppure, / meglioassai: se miempio le due tasche / con qualche pugnello di papavero. / Per dormire. // Una nebbia senza tremiti di sogni. // In pace.
(Traduzione dell'Autore)
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ritratto del poetaVita:
Ha lavorato presso il suo Comune in qualità di vice segretario generale.Ha pubblicato Nu vecchie diarie d'amore [Un vecchio diario d'amore], Ceglie M., La Messapica, 1973; A terra meje [La terra mia], Fasano, Schena, 1976; Memorie d'ajiere i dde josce [Memorie di ieri e di oggi], Cavallino di Lecce,Capone, 1982; Nguna vita [Qualche vita], Fasano, Schena, 1984.Critica: M. D'Elia, La poesia dialettale di Pietro Gatti, Galatina,Congedo, 1973; F. Lala in “Studi Salentini”, XLIX-L,1976; G. Custodero, “Controcronache di Puglia”, 15 marzo 1977; R. Nigro, “Quaderni del Gruppo Interventi Culturali”,luglio 1977; D. Valli, “L'Albero”, 57, 1977; M. Marti in Studi in onore di R. Spongano, Bologna 1980; Id. in La letteratura dialettale in Italia, a cura di P. Mazzamuto, Palermo 1984..."Non si conosce autore pugliese più radicalmente legato al richiamo orfico della natura. Gatti ha intrapreso da sempre un suo personalissimo e sofferto viaggio nelle viscere del suo spirito, che si identifica interamente con la sua terra: quella di Ceglie intitolata al popolo molto antico dei Messapi, e che pur parte del Salento è, con le sue coloriture sannitiche, un'isola linguistica.Con questo dialetto Gatti ha costruito il suo mondo espressivo, cioè dare voce,attraverso la discesa agli inferi,all'inconscio,all'indicibile, al sorprendente, alle forme ancora non formate. Lungi dall'essere nostalgia o culto del passato,la poesia di gatti ha voluto significare, tramite il paesaggio naturale,la difesa dell'interiorità e della psichicità contro l'alienazione della realtà. Il ritorno alle origini, insomma, è stato la salvezza della propria autenticità e il riconoscimento e il salvataggio diuna civiltà,sia nei suoi aspetti materiali che in quelli magico-spirituali."..
Per chi vuole approfondire: 123
grazie per la visione nic_di