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Re: le tette di inga
RIECCOMI
Fuori ha rintoccato il campanile, l'aria è sempre calda e non so da quanto la pioggia abbia iniziato a cadere. Ecco, mi sono detta, per quasi un'ora ho scritto di me quando dobbiamo ancora venire a te. Sinceramente, Florestàn!
Il giorno in cui decidesti di andare a Milano scendesti dall'auto come un re sconfitto. Portavi la camicia e una strana acqua di colonia speziata. Sul sedile del passeggero lasciavi un panama come non ne avevo mai visti, con un lungo, ridicolo nastro azzurro, e quando entrasti nel bar scostasti uno sgabello dal bancone e mi facesti cenno di sedere con te. Avevo almeno dieci casse di minerale da scaricare e mettere nei frigoriferi, insieme a Baldo avevamo servito una settantina di pasti e dovevamo cuocerne altri quindici. Eppure mi pulii nel grembiule e ascoltai. Continuavi a rigirarti nelle mani i biglietti del treno. Hai voluto una cioccolata e che ti augurassi buona fortuna. Prima di lasciarmi al lavoro hai perfino piangiucchiato. Ora vivi con due bambine etiopi e paghi la pigione ricattando un sedicenne tedesco.
Sì: vivo con un chitarrista di varietà, saltuariamente scopo coi colleghi, passo i giorni a servire panini, lavare tovaglie e cucino la pizza peggiore del mondo. Ma so di essere migliore di te.
Ciononostante....
Sempre tua
Fosca