Però c’è almeno una scrittrice, nel mio Olimpo degli Dei Scrittori. L’unico nome sicuro, quello che viene fuori di getto quando mi chiedono “ma la tua scrittrice preferita?”.
Ecco, è lei: Celia S. Friedman.
Autrice di una decina di romanzi, tra cui quelli della Trilogia del Sole Nero, opera fantasy-fantascientifica che rileggo spesso, a spizzichi e bocconi; creatrice di uno dei personaggi più affascinanti e inquietanti di cui abbia mai letto – una specie di vampiro, e io i vampiri li schifo abbastanza, in tutte le salse.
Fantasy e, soprattutto, Fantascienza, la Friedman le ha nel sangue fin dall’infanzia. Quando aveva sei anni, un suo disegno – in cui rappresentava se stessa e i genitori come alieni – allarmò l’insegnante e la scuola inviò da Nancy e Herbert Friedman un preoccupatissimo psicologo infantile, rispedito al mittente con la rassicurazione che la marmocchia aveva solo molta fantasia, giuringiurello, niente ET in famiglia.
Oltre che dotata di molta fantasia, la marmocchia era – per sua stessa ammissione – anche un grandissimo tafano: il detto les baisers sont comme des bonbons qu’on mange parce qu’ils sont bons lei lo applicava ai romanzi, che divorava a velocità warp, dopodiché si attaccava ai genitori finché non gliene compravano un altro. “Fate worse than death!”: parola di C.S. Friedman.
A dodici anni legge Asimov, a quattordici comincia a delineare l’universo che, nel 1983, darà vita al suo primo romanzo: In conquest born, fantascienza. Nel frattempo – tra letture di classici, studi per diventare costumista, impegni con la League of Renaissance Swordsmen, lavoro come costumista, insegnante – scrive racconti (per rilassarsi), raccogliendo una mole immensa di lavoro che, in parte, confluirà nell’universo di ICB.
È l’incontro con Rick Umbaugh a segnare la svolta: è lui a consigliarle di far girare i suoi scritti per editori, ma lei non lo fa fino, appunto, al 1983.Intorno alla metà degli anni ’90, la Friedman smette di insegnare costumistica per poter scrivere a tempo pieno e avere un minimo di vita sociale… che si concretizza nell’insegnamento in un corso di scrittura.
Attualmente è una gattara. Ma continua a scrivere – anche se si vocifera che spesso, alla tastiera, ci sia Tasha, il suo Maine Coon.
Tasha and Juno: the current writing team
Celia Friedman è una scrittrice da 500 e passa pagine a romanzo. Al di là del tema trattato – dalla dualità bene/male, uomo/donna, scienza/religione, alla contrapposizione tra civiltà, tra modi diversi di intendere e vivere la fede, al bisogno umano di controllare e sottomettere – una delle sue caratteristiche narrative è il continuum di informazioni che fornisce al lettore, per delineare i mondi in cui si muovono i personaggi in modo che la scoperta sia graduale.
Io ho letto solo la Trilogia del Sole Nero e, in effetti, da un romanzo all’altro e nei singoli volumi, i rimandi al passato del pianeta Erna e al suo presente, che viene vissuto in modo diverso nei due principali supercontinenti in cui svolgono le avventure di Damien Vryce e Gerald Tarran, sono continui. Si va da ricordi, allusioni e accenni alla sua perduta civiltà tecnologica, alla colonizzazione e all’astronave che condusse i terrestri sul pianeta, alla scoperta del Fae e del suo funzionamento, al perché la tecnologia è stata prima abbandonata e poi dimenticata, fino alla nascita della Chiesa grazie all’intelligenza e alla cultura dell’uomo che poi ne divenne il peggior nemico – al quale si devono, tuttavia, invenzioni che, nei 900 anni trascorsi dalla scomunica del Profeta, hanno reso più facile la vita degli abitanti del pianeta.
Più facile, ma non sicura.
Earthquake in the Eastern continent, by Josh Kohlmeier
La saga è ambientata, in un lontano futuro, sul pianeta Erna, raggiunto da coloni provenienti dalla Terra circa 1200 anni prima dei principali avvenimenti della storia. Erna non è un pianeta come gli altri: è animato da una sorta di fluido di energia, il Fae, in grado di reagire in modo incontrollato ai pensieri degli esseri viventi e dare così vita ai loro desideri e alle loro paure. A causa di questa caratteristica, il livello tecnologico su Erna ricorda quello medievale: ci si muove a cavallo o in barche a vela raramente dotate anche di una turbina a vapore, e si preferiscono armi come spade e balestre alle più pericolose pistole che possono incepparsi o esplodere senza preavviso, a causa della paura che possa succedere. Con il tempo, però, alcuni hanno imparato a sfruttare il Fae, a lavorarlo attraverso frasi e gesti che ricordano antiche formule magiche. Un numero molto limitato di individui, chiamati adepti, ha imparato a vedere lo scorrere delle correnti del Fae e a modificarle con la loro volontà. Sono nate anche diverse organizzazioni religiose, alcune incentrate sul culto di piccole divinità generate dal Fae, altre il cui obiettivo è limitare l’influenza incontrollata della mente umana sul Fae. La più importante di queste ultime è la Chiesa dell’Unificazione, in gran parte basata sugli scritti e sugli insegnamenti del Profeta, vissuto circa 900 anni prima. [FONTE: Wikipedia]
Questo, molto in generale, è il background dei tre romanzi della saga – per il cui riassunto rimando ancora a Wikipedia. Sempre su Wiki, qui, le schede dei personaggi.
Il rapporto tra Damien e Gerald è, per me, una delle cose più interessanti della trilogia. Dall’inimicizia, questo rapporto evolve – a volte sul filo dell’ambiguità – in qualcosa che non è esattamente amicizia: alla fine, l’impressione che ne ho ricavato è che Damien e Gerald abbiano bisogno l’uno dell’altro, al punto che – nonostante i vari addii – finiscono sempre per cercarsi, fino all’ultimo. L’occasione per una separazione definitiva non manca, invece uno dei due cerca l’altro e l’altro non si fa scappare l’occasione. Del resto, dopo le avventure affrontate insieme e il percorso di conoscenza reciproco, Damien – senza Tarrant – sembrava poco convinto di potersi rifare una vita. Più che pensare al futuro, rimpiangeva il recente passato.
Damien non l’ho mai amato molto, nemmeno quando la sua fede sbatte finalmente il grugno contro la realtà e lui è costretto a scendere a compromessi che prima non avrebbe mai accettato, come allearsi con Tarrant, salvargli la vita e permettergli di fare altrettanto. Però è innegabile che la caratterizazione del prete guerriero sia tutt’altro che banale: non è un cliché, insomma, anche se al suo primo apparire può sembrare il solito religioso lindo e pinto. Le sue lotte interiori – che talvolta lo fanno un po’ lagnosetto – sono compensate da un carattere esuberante che mi ha fatta ghignare più e più volte.
Particolare della cover di Black Sun Rising, Coldfire Trilogy vol.1, realizzata da Michael Whelan
Ma il personaggio per il quale Celia S. Friedman merita un altarino, oltre che il posto nel mio Olimpo degli Dei Scrittori, è Gerald Tarrant. Non il solito antagonista privo di scrupoli, Kattivo perché sì, ma un antieroe con una personalità complessa e affascinante, nonostante il vizio di uccidere le sue prede spaventandole, per nutrirsi delle loro paure e dei loro incubi. Nonostante quel suo rituale che comporta lo sterminio dei suoi discendenti ogni tot anni, risparmiandone uno solo. Nonostante abbia fatto altrettanto con la famiglia, che adorava, pur di salvare la propria vita.
Gerald è una specie di paradosso: ha bisogno del buio e del terrore (non solo emotivamente, ma anche fisicamente: la luce del sole può distruggerlo, la mancanza di incubi di cui nutrirsi può portarlo a una debolezza estrema), eppure con le sue azioni finisce per salvare l’intero pianeta. In un certo senso, pur perseguendo i propri fini e quelli dell’entità a cui si è votato, ottiene il “bene” meglio di Damien.
È una dicotomia (non) vivente – vivo e morto, salvatore e distruttore, mostro e umano (si scoprirà che ancora ama la moglie) – e non manca di conflitti interiori, solo che lui li affronta e li risolve come qualcosa a metà tra la sfida e l’affronto personale. È sempre teso alla vittoria sulle sue debolezze e sui suoi avversari: la sua esistenza, in un certo senso, procede per sacrifici – la famiglia, se stesso, le sue prede, i suoi discendenti, se stesso. Eppure è un personaggio più equilibrato di Damien e, nello stesso tempo, animato da passioni e pulsioni più profonde e violente – tanto da restarne vittima, un paio di volte.
Lui e Damien sono perfettamente complementari. Non c’è niente di fisico, tra loro, quando ho parlato di ambiguità non mi riferivo a niente di sessuale o sentimentale, quanto al fatto che il bisogno che hanno l’uno dell’altro li spinge sempre a cercarsi; è persino più forte del sentimento che legherà, per qualche tempo, il sacerdote guerriero a una adepta.
Invidio alla Friedman l’aver saputo creare e gestire con coerenza, senza sbrodolamenti, un rapporto del genere e un personaggio come Tarrant.
Su Amazon potete trovare gli eBook della Friedman in inglese, inclusi i romanzi della Coldfire Trilogy: C.S. Friedman.
Se volete recuperarli in italiano, vi conviene provare nei negozi di remainders o nei mercatini online oppure su siti come aNobii.
Per finire, una curiosità: le cover originali, disegnate da Michael Whelan, rappresentano tutte Gerald Tarrant.
Bibliografia e approfondimenti:
Alien Shores – The Worlds of C.S. Friedman
Trilogia del Sole Nero (Wikipedia)
Merentha – The Official C.S Friedman Fan Site
Michael Whelan official site