Guarda un po’ questi spagnoli!
Prima si mettono a fare film sulla loro cultura e tradizione, poi passano all’horror e tirano fuori una serie di pellicole di ottimo livello (e alcune decismanete innovative) ed ora si dedicano al genere “rivolta nelle carceri”, per tradizione decisamente americano.
Il risultato è Cella 211, davvero ottimo film firmato da Daniel Monzon.
Juan è al primo giorno da agente penitenziario, anzi al giorno prima di prendere servizio.
Non fa in tempo a finire il giro per conoscere la situazione che si trova nel mezzo della rivolta guidata da Malamadre, coraggioso e (quasi) senza scrupoli assassino tra i più rispettati.
Juan riesce a far credere ai detenuti di essere appena stato incarcerato e si unisce alla rivolta.
Per mediare al meglio diventa il braccio destro di Malamadre ma la situazione precipita, soprattutto per il comportamento equivoco di alcuni esponenti delle autorità e le carte in tavola cambiano.
Cella 211 inizia con una sequenza da brividi. Il detenuto della cella che da il titolo al film prepara con cura uno strumento tagliente e si recide le vene.
La sequenza è completamente silenziosa, lenta, lascia il tempo di goderla e di riflettere.
Un’anteprima sostanziosa per qualità, che prelude ad un film importante.
Ed infatti il film funziona sotto molti aspetti.
La costruzione della vicenda è molto buona, con alcuni flashback sapientemente piazzati e le sequenze iniziali raccontate da due punti di vista diversi. Un modo nuovo per portarci nel cuore della vicenda, estremamente funzionale e lineare pur nella sua articolazione.
C’è poi ritmo, costantemente rilanciato.
E c’è tensione, ben gestita, diluita durante il racconto, crescente man mano che si prosegue e in bilico sulla lama del rasoio in alcuni momenti fondamentali.
E poi c’è la grande ed evidente denuncia sociale sulla situazione delle carceri spagnole.
Condizioni difficili, affollamento, suicidi in carcere (vi ricorda qualcosa?), corruzione di parte del personale.
Sappiamo tutti che ogni carcere è un mondo con le sue regole, e sappiamo anche che probabilmente non dovrebbe essere così.
Chiudo con un paio di curiosità.
Il film si apre, come al solito, con le indicazioni della produzione. Bhe… qui l’elenco è talmente lungo che tra produttori, con la collaborazione di, e la partecipazione di, se ne vanno ben un minuto e diciotto secondi di pellicola. Notevole, no?
Altra curiosità.
Per un caso (non troppo) fortuito i detenuti tengono in ostaggio tre di loro che sono militanti dell’ETA.
Se vi capita (e ve lo consiglio) di guardare Cella 211, date un occhio a come i tre sono rappresentati: sembrano un trittico di intellettuali casualmente capitati da quelle parti.