L’ascia di guerra non è stata sotterrata, ma solo messa per un po’ sotto il tappeto, pronta a essere di nuovo brandita. Il campo di battaglia è quello dell’Heineken Cup, dove i club inglesi e francesi non sono intenzionati a indietreggiare.
Le posizioni le conosciamo da tempo: Inghilterra e Francia lamentano una sorta di trattamento di favore per i club celtici, visto che 10 su 12 prendono parte d’ufficio (3 irlandesi, 3 gallesi, 2 scozzesi e 2 italiane) al massimo torneo continentale, mentre le società di Premiership e Top 14 devono conquistarsi la promozione sul campo. Tutto ciò si traduce alla fine anche in una minore competitività di queste ultime squadre, che devono giocarsi la stagione su più fronti. L’albo d’oro degli ultimi anni non fa che confermare in maniera oggettiva questa situazione.
Il Guardian ha pubblicato un dossier dove si rivela che club inglesi e francesi sono sempre più decisi a uscire dall’Heineken Cup dopo l’edizione 2013/2014 e dar vita a un proprio torneo. La loro minaccia – sempre più concreta – mira probabilmente a dare una smossa alla ERC, che – a loro dire – si sta muovendo in maniera troppo lenta.
Lo Chief executive della Premiership, Mark McCafferty, non usa giri di parole: “Sono due anni che diciamo che la situazione non è più sostenibile e che ce ne andremo se le cose non cambiano, ma le risposte dagli altri paesi o sono lente o tardano ad arrivare. Non sono in programma incontri o meeting fino alla fine di settembre. Il processo di qualificazione deve essere modificato e deve essere totalmente in base al merito. All’Heineken Cup dovrebbero partecipare le sei squadre migliori di ognuno dei tre tornei, il vincitore dell’edizione precedente e quello della Challenge Cup”.
Poi McCafferty fa un esempio tutto italiano: “Gli Aironi sono falliti e sono stati smantellati alla fine della scorsa stagione. Ora le Zebre potranno tranquillamente partecipare all’Heineken Cup. L’ERC deve capire che facciamo sul serio, che questa cosa va risolta e che così non si può più andare avanti”. Parole chiarissime e – ahimé per le squadre italiane – sensate.